Iniziamo le tappe del GR 20 Sud con una convinzione che è più un auspicio: “speriamo che sia davvero più semplice della parte Nord”!
Tappe del GR 20 Sud: da Vizzavona a Conca
Apparentemente più “rilassante”, a guardarlo in carta il GR 20 Sud sembra diventare più un affare di chilometri da macinare, che non di dislivelli. È così, ma solo fino ad un certo punto. I dislivelli giornalieri non mancano, né le creste lungo le quali bisogna “sporcarsi le mani”.
Diciamo che il GR 20 Sud è più boscoso, ci sono lunghi tratti quasi in quota, le altezze raggiunte sono leggermente inferiori e i panorami, in parte, meno spettacolari. Viene fatto in genere in 7 tappe. Noi abbiamo impiegato 6 giorni, ma anche 5 sarebbero stati sufficienti per completare il GR 20 Sud.
Dovendo scegliere una sola metà (hai poco tempo o poca voglia?), ti direi di scegliere il GR 20 Nord: è più challenging, ma anche più soddisfacente.
E io invece (forse) ti consiglierei il Sud. Panorami dalla morbidezza inaspettata, una macchia mediterranea odorosissima con vista mare, curiose rocce tafonate e bellissimi rifugi. Il percorso è sicuramente meno spettacolare, ma anche meno pericoloso: il che permette di goderti appieno i panorami.
Nona tappa: da Vizzavona al rifugio de Capannelle/U Fugone
Il GR 20 Sud si apre camminando per boschi piuttosto rigogliosi, quasi in quota. La prima tappa della tranche meridionale del percorso è una di quelle fatte per macinare chilometri in distanza. Ci sono un paio di salite, certo, ma meno impegnative di quelle a cui eravamo ormai abituati. Bello il panorama una volta arrivati alla Bocca Palmentu (1640 mslm), ma soprattutto è la pineta la protagonista: terra bruciata, odore di funghi, felci e le prime foglie che ingialliscono.
Verso la fine della tappa fai l’unica salita ripida di tutta la giornata (sono circa 150 metri) e ti trovi improvvisamente a sbucare su un tornante asfaltato: è una delle strade che partono da Capannelle, il rifugio al quale siamo diretti, e un cartello promette “biere en pression”.
Il rifugio Capannelle/U Fugone (1586 mslm)
Si tratta in realtà di due rifugi. Il primo è come fosse abbandonato. Il secondo è un rifugio con ristorante e pizzeria. Le piazzole per le tende sono piuttosto risicate e polverose nella parte alta, ma si possono mettere anche nei prati che scendono dal rifugio dove invece il posto è abbondante.
Decima tappa: dal rifugio de Capannelle/U Fugone al rifugio Prati
Ancora una eterna tappa di bosco. Non ci sono grandi pendenze, ma si cammina molto. Sbuchiamo all’improvviso sui prati di Gialgone (1591 mslm).
Ci infiliamo in una ripida discesa che ci porta sul fondo di una valle. Ovviamente si risale per lunghissimi versanti, per poi ancora discendere. Mentre camminiamo su un sentiero largo immerso tra gli alberi, siamo attratti da un rumore di foglie: alla nostra destra, sul greto di un ruscello, un branco di maialini sta rovistando tra le foglie, scavando con i nasi alla ricerca di ghiande, tuberi e radici. Davvero irresistibili.
Ironicamente, in corrispondenza di Col de Verde (1289 mslm – con possibilità di bivaccare all’esterno), meno di cinquecento metri dopo, veniamo investiti da un profumo insistente di grigliata.
Ci tocca a questo punto una salita imponente (soprattutto per via del caldo torrido della giornata), di quelle che attraversano gli ambienti più diversi: e dopo seicento metri di dislivello ci si apre davanti un panorama di erba chiara, dal quale spuntano massi grigi levigati, picchi che sembrano imbarcazioni stagliate sul cielo azzurro e bianco di nuvole. Alcune centinaia di metri ed è ora di scendere al rifugio de Prati.
Il rifugio de Prati (1820 mslm)
Bello, bello, bello: uno dei nostri rifugi preferiti. Troviamo una splendida piazzola, piatta e morbida, un po’ discosto dal rifugio. Salite un paio di rocce, la visuale si spinge fino alla costa orientale dell’isola: domattina ci aspetta un’alba spettacolare. Il gestore del rifugio è particolarmente caloroso, e ci vende un formaggio completamente coperto di muffa (è normale così, scopriremo: ed è fantastico… nonostante la figuraccia fatta per riportarglielo indietro) e un salame che produce lui – anche i suoi maiali sono liberi nei boschi – dal sapore imbattibile.
Nella notte esco per sistemare i tiranti della tenda perché tira un po’ di vento: sopra la testa ho una stellata perfetta.
PS. Esiste di questa tappa una variante più alpina: è quella che passa per il Monte Renoso.
Undicesima tappa: dal rifugio Prati al rifugio de Usciolu
La tappa è piuttosto piacevole per le prime ore: siamo in ambiente alpino, giriamo attorno alle formazioni rocciose, percorriamo creste, ci tuffiamo lungo versanti erbosi. In saliscendi che fiancheggia la costa est della Corsica regalando un ampio panorama del mare. Raggiungiamo la Bocca di Laparo (1525 mslm), e iniziamo a soffrire.
Da qui infatti bisogna risalire fino alla vetta del Monte Furmicola (1981 mslm). Il dislivello non è eccessivo, ma fa caldissimo e, quando non è direttamente esposto al sole, il sentiero si trasforma in una umida sauna.
Arrivati alla Forcella Furmicola quasi ci siamo, ma attenzione (è uno dei pochi punti in cui ci si perde) perché il sentiero non scende, ma continua in cresta. Da qui abbiamo solo una delle solite discese spaccagambe.
Il rifugio de Usciolu (1727 mslm)
Épicerie fornitissima, docce random (alcune calde, altre gelide), tantissime piazzole… però su roccia e cavalli lasciati in libertà che scorrazzano tra le tende (seminando poesia e pupù nella stessa proporzione).
Dodicesima tappa: dal rifugio d’Usciolu al rifugio d’Asinau
Tappone. I nuovi tracciati prevedono da qui due tappe di breve durata (4 ore e mezza ciascuna). Per noi son poche, per cui studiamo la carta e scopriamo una variante che ci permette di evitare Matalza, il rifugio intermedio, e arrivare direttamente al d’Asinau.
Partiamo pronti a prendere la pioggia (prevista già per le sette). Tre ore prima, aperta la tenda per controllare il tempo, una inquietante processione di torce frontali si inerpicava sul versante di fronte (hai presente la scena dei sette nani che vanno in miniera? ecco!).
Pioggia ne prendiamo pochissima, e fortunatamente, perché ci troviamo su una lunghissima dorsale: (tra le cose da sapere prima di partire per il GR 20 c’è proprio questa). I cambi di quota non sono eccessivi, ma c’è il solito mix di arrampicatina, lastroni lisci, gradoni da scendere.
Fa freddo e tira vento, ma tutto si sistema quando raggiungiamo la Bocca di l’Agnone (1570 mslm) da dove hai due possibilità:
- prendere il sentiero verso Rifugio Matalza e poi il d’Asinau
- puntare direttamente al d’Asinau passando per il Monte Incudine
La seconda opzione (segnata con doppio segno giallo-rosso) ci permette di risparmiare un’ora e accorpare le due tappe. Siamo in bosco per un po’, dopodiché si apre un panorama diverso: una conca della quale non vediamo i bordi, coperta da prati, alberi, ruscelli placidi.
Maciniamo chilometri, finché non ci troviamo alla base del monte Incudine (siamo a 1623 mslm). Il problema della variante è questo: che il monte Incudine devi salirlo fino alla cima (2134 mslm).
Lo saliamo: una cresta infinita, di quelle che non capisci se sta per finire, se la cima è quella sulla sinistra (speriamo di no), se la croce di vetta lì dietro o mancano ancora ore. Comunque arriviamo alla cima pelata del monte.
L’altro problema (come, un altro?) è che per scendere al rifugio d’Asinau dalla Bocca Stazzunara la discesa è di quelle da “prestare attenzione”. Il traguardo si vede dall’altro, ma raggiungerlo richiede concentrazione (è uno dei tratti più difficili del GR 20 sud).
Il rifugio d’Asinau (1530 mslm)
Rifugio (ed epicerie) spartani, ma se ti aggiudichi la piazzola giusta, stai benissimo. La doccia è calda, il panorama è pienamente montano, il gardien gentile e caloroso.
Unico difetto, ha diluviato tutta la notte. Ma non credo sia sempre così!
Tredicesima tappa: dal rifugio d’Asinau al rifugio de Paliri
Ripresi dalla piovosa notte, ci prepariamo a prendere ulteriore acqua durante il cammino di oggi.
Succede davvero, ma non è così tragico come temevamo. In più la tappa si svolge per la prima metà in bosco, e gli alberi giganti ci fanno da ombrello regalando odori e incontri inaspettati. Il sentiero non si inerpica troppo, anzi: è piacevole, e mentre camminiamo l’umidità attrae una popolazione di salamandre e ranocchie minuscole.
Dopo un paio d’ore sarebbe possibile prendere una deviazione sulla sinistra, e fare la variante alpina della tappa, che ti porta all’interno delle Aguilles de Bavella: formazioni rocciose appuntite, emozionanti già a guardarle da basso. Ma il gestore di Asinau ce lo aveva sconsigliato espressamente: troppo pericoloso con la pioggia…
Seguendo i continui saliscendi il sentiero ci porta fino a Bavella, “il secondo punto turistico della Corsica”. Una Madonna veglia sulla concentrazione di ristoranti per turisti e siamo un po’ spaesati dal chiasso dopo tanti giorni di solitudine. Scendiamo alcuni metri lungo la strada del passo, e torniamo in un rassicurante, umido bosco.
A questo punto mancano ancora due ore di cammino che comprendono la salita vertiginosa a Foce Finosa (1206 mslm) e da qui una discesa scombinata al rifugio de Paliri.
Il rifugio de Paliri (1055 mslm)
La quota è bassa, ma il paesaggio mozzafiato: il campeggio sta tra cime aguzze, pareti rossastre lisciate dagli eventi geologici e dalle intemperie. La vegetazione? Pini larici che ricordano il mare.
Unico neo del Paliri: il rifugio è “qui”, la sorgente d’acqua (modestissima) è da tutt’altra parte, le docce (fredde e spartane) si trovano da un’altra parte ancora.
Per la smania di finire il percorso in molti proseguono fino a Conca senza fermarsi in questo rifugio. Il grido è “non ne possiamo più”. Per noi è il contrario: non vogliamo perderci l’occasione di dormire ancora una notte nella nostra tenda lungo il GR 20. Il paesaggio è incredibile, il rifugio è lontano abbastanza da lasciarci immersi nel silenzio, e una grossa roccia sporgente è il luogo ideale per parlare… E le emozioni non si contano.
Quattrodicesima tappa: dal rifugio de Paliri a Conca
Ieri era la serata della malinconia prima della fine, oggi è un giorno di festa. Iniziamo a camminare certi che ci aspetti una giornata noiosa, di semplice discesa: non è così. Il GR 20 Sud ha ancora le sue carte da giocare.
Le prime ore infatti ci offrono un ennesimo cambio di panorama: sbucati fuori da un bellissimo bosco, si apre davanti a noi la visuale di picchi stravaganti, coni di roccia isolati, pareti lisce vertiginose.
Il sentiero scende per poi risalire (ovviamente) e catapultarci in un mondo di pietre tafonate (traforate cioè dall’azione del vento) in equilibrio su superfici lisce. La vegetazione si fa rada, mediterranea, calda: timo, rosmarino, immortella, menta, e il “questa cos’è?” di Silvia mentre mi infila l’ennesimo rametto sotto al naso.
Una discesa, una pozza cristallina nella quale infilare i piedi, e si riparte: un sentiero a mezza costa mediterraneo, caldissimo ci fa superare i canyon scavati dai torrenti. L’ultima parte del sentiero invece è praticamente una pista da bob dentro al bosco per quanto è stretta e incisa e ci fa sbucare tra le prime case di Conca.
Ci siamo…
Conca (252 mslm)
Segui la strada asfaltata che attraversa le prime frazioni di Conca, tenendo davanti a te il campanile della chiesa, e all’improvviso c’è il bar diventato celebre per la targa che si complimenta con te, escursionista, che ti sei sorbito i “circa 180 chilometri” di GR 20. Bravò!
Non la faccio lunga: non farti attrarre dalle pubblicità che lungo gli ultimi chilometri ti hanno promesso panino+bevanda+navetta per Porto Vecchio. Entra direttamente in questo “bar sport” polveroso e fermo nel tempo, ordina un pastis o una birra Pietra e un panino con il pollo, e lascia che l’anziano gestore chiami per te la navetta.
Ci vediamo al mare, e… complimenti!
Le tappe del GR 20 Sud in breve
Tappa | Percorso | D+ | D- | Durata |
---|---|---|---|---|
9 | Vizzavona – Rif. Capannelle/U’Fugone | 900 m | 250 m | 5 h 30 |
10 | Rif. Capannelle/U’Fugone – Rif. Prati | 900 m | 600 m | 6 h 30 |
11 | Rif. Prati – Rif. de Usciolu | 700 m | 750 m | 6 h |
12 | Rif. de Usciolu – Rif. d’Asinau | 800 m | 900 m | 8 h |
13 | Rif. d’Asinau – Rif. I Paliri | 450 m | 900 m | 7 h |
14 | Rif. I Paliri – Conca | 150 m | 950 m | 5 h |
Tutto sul GR 20
Si è guadagnato il nomignolo di “trekking più duro d’Europa”. E dopo averlo fatto in 14 giorni, ti possiamo dire che… se lo merita tutto!
In questi articoli troverai spiegato come si fa il GR 20, le cose che devi sapere prima di partire, e una veloce ricognizione tappa per tappa dell’intero percorso.
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