Dove lo trovi un rifugio sulle Dolomiti con vista pazzesca, aperto quasi tutti i weekend dell’anno (estate e inverno)? È il Rifugio Chiggiato, un balcone dolomitico appoggiato sulle selvagge Marmarole!

Da Calalzo di Cadore al bar-ristorante La Pineta
In auto, dalla piazza centrale di Calalzo di Cadore prosegui a sinistra in direzione Val d’Oten/Praciadelan per circa 2 km, fino a raggiungere la Chiesa della Beata Vergine del Caravaggio (una piccola cappella votiva dell’Ottocento). Dopo il ponte ti troverai ad un bivio, dove puoi già scegliere se salire per il sentiero 260 oppure per il sentiero 261: qualora scegliessi il secondo, devi deviare già qui. Noi invece proseguiamo sulla sinistra.
Noi siamo saliti per il primo e scesi per il secondo, ma ti avvisiamo che il giro ad anello completo è comunque lungo e non proprio semplicissimo. Trovi tutte le varianti a fine articolo.

Come arrivare al Rifugio Chiggiato: il sentiero 260
Abbiamo parcheggiato nell’ampio parcheggio del bar-ristorante La Pineta in loc. Praciadelan (1044 mslm) e abbiamo imboccato, subito sulla sinistra del ristorante, il sentiero 260 che attraverso una indovina cosa? Una pineta, esatto!

Il sentiero è molto ampio e la pineta bellissima – anche in una giornata come quella che troviamo noi, che minaccia pioggia e nuvole basse – ma la vista sull’anfiteatro della Val d’Oten e sulle Marmarole è comunque notevole. La strada è sterrata ed è percorribile per circa 1 chilometro in auto (ma solo se hai un veicolo abbastanza alto, altrimenti ti consiglio di lasciarla dove l’abbiamo fatto noi).
Arrivati al torrente Diassa, il sentiero inizia a costeggiarlo, prendendo velocemente quota tra mughi e ghiaioni. In un punto il sentiero è un po’ franato, ma volendo si può aggirare facilmente il problema salendo un po’ più in alto.
L’orientamento da qui è davvero semplice perché c’è un solo sentiero a salire, ben segnato e mai troppo pendente, che aggira il costone e si snoda attraverso il bosco. Dopo una serie di lunghi tornanti, a quota 1750 mslm incontrerai anche l’unica sorgente d’acqua potabile delle Marmarole Occidentali (curioso!).

Ad interrompere la monotonia della foresta, in più punti c’è la visuale sulla Val d’Oten, ora uno scorcio di dolomia, ora… un cartello motivazionale.
Sì, perché lungo il sentiero si trovano alcuni cartelli che incoraggiano a continuare la salita, segnalano quanto manca al rifugio e fanno riflettere su alcune ineludibili verità della vita (non ti spoilero nulla, goditele, ma sappi che la più celebre si chiama Pausa del nonno). Sono state installate da un signore che amava questi luoghi e saliva più volte ogni anno fino al rifugio. nel dubbio, noi facciamo quello che i cartelli dicono: non demordiamo, ci godiamo la salita, ci sediamo ad ammirare il panorama.
Tanto che, prendendocela con calma, riusciamo pure beccarci un po’ di nevischio!

Per l’ultimo tratto di salita il bosco si infittisce pur restando piuttosto luminoso, indossiamo i ramponcini per la presenza di ghiaccio e neve residua (obbligatorio averli nello zaino dall’autunno alla primavera) e in circa 2 ore e mezza dalla partenza ci troviamo di fronte alle finestre azzurrine del Rifugio Chiggiato (1911 mslm).

Il Rifugio Giovanni e Dino Chiggiato
La vista all’arrivo ripaga di qualsiasi fatica. Dal Rifugio Chiggiato infatti si apre un panorama unico: le Marmarole con il Cimon della Froppa, la vetta più alta dell’intero gruppo, Cima Bastione, Cima Scotter (sotto la quale si adagia il Rifugio Galassi) e il Monte Ciaredo, e poi il Monte Antelao e le Dolomiti Friulane – con Cridola, Spalti di Toro e il Monte Duranno in bella mostra.

Alla restante parte del recupero psico-fisico ci pensano la cucina di Sara e Silvio, i gestori del rifugio, e l’accoglienza cadorina del simpatico Bosco (è quello a quattro zampe). L’interno è coccolo e curato, ma il pezzo forte – oltre alla stufa che è un piacere in questa stagione – sono le splendide finestre che regalano una vista impareggiabile anche dall’interno della sala da pranzo.
Mentre nella sala accanto il piccolo bar accoglie altri escursionisti tra birre e chiacchiere, noi ci concediamo un pranzo davvero squisito. Il mio consiglio è di lasciarti uno spazio per il dolce!
Anche in primavera, il rifugio è quasi sempre aperto nei weekend: punto d’appoggio per escursioni più impegnative, o luogo speciale per vedere l’alba al risveglio. Informati sempre delle aperture sul sito del rifugio.

Il pianoro del Col Negro
Con una brevissima salita di pochi minuti ti consigliamo di raggiungere il vicino pianoro del Col Negro (1952 mslm). Dando le spalle al rifugio lo individuerai facilmente sulla sinistra, per via di una cabina-con-ripetitore posta sulla sua sommità.
Da qui la vista è davvero notevole, e si vede il rifugio da una prospettiva ancora più bella.
Il giro ad anello: sentiero 261 e variante
Decidiamo di scendere per il sentiero 261, percorrendo un percorso tecnicamente facile, con pendenza costante e mai esposto, con numerosi e ampi tornanti attraverso il bosco. Il problema di questa scelta è che il sentiero, che poi diventa una tortuosa strada asfaltata in località Costapiana (dove si lascerebbe l’auto volendo salire al Chiggiato da qui), termina piuttosto lontano dalla Pineta: per tornare alla macchina, sarebbe quindi necessario percorrere più di 5 chilometri di asfalto!
Ecco che torna utile allora la variante del sentiero 261, che ti descriviamo qui.

Dal Chiggiato, si segue il tracciato del sentiero 261 in discesa fino all’edicola votiva dedicata alla Madonna. A questo punto… si continua a seguire il tracciato, tenendo però gli occhi bene aperti. Fatti alcuni altri tornati, infatti, bisogna fare attenzione a beccare un paio di cartelli di legno. Si trovano in corrispondenza di una curva a gomito in un bosco molto luminoso, e uno di essi indica “Praciadelan”.
Qui parte una traccia per esperti (un po’ esposta su versante boscoso, piuttosto stretta, e con qualche tratto fangoso). Seguendola, si sbuca alle spalle di un bell’edificio curiosamente affrescato con tralci vegetali, uccelli e funghi (1400 mslm) e si intercetta la forestale Costapiana-Tuoro.

Ci immettiamo sulla forestale a destra, e la seguiamo fino ad alcuni grandi fienili, in corrispondenza dei quali la strada piega verso sinistra e inizia la lunga discesa (più tranquilla rispetto alla traccia precedente), che attraversa il grande versante boscoso del Ru Ciampòn. Superiamo un ponticello, attraversiamo un paio di ruscelli, percorriamo alcuni tratti di sentiero incassati nel terreno, e scendiamo gradualmente ma con decisione verso località Tuoro.

Sbuchiamo sulla strada asfaltata: ci basta risalire il chilometro che ci separa dalla Pineta, e ci siamo.
Escursione al Rifugio Chiggiato: dati tecnici in breve
| ⛰️ Dove siamo | Cadore Centrale, in Val d’Oten, sul versante meridionale delle Marmarole |
| 📍 Partenza da | Bar alla Pineta (1044 mslm) |
| 💍 Punti dell’anello | Rifugio Chiggiato (1911 mslm) |
| 📐 Dislivello | 870 metri |
| 📏 Lunghezza | 3,75 km la sola salita per il sentiero 260 / 11,2 km tutto l’anello con variante del 261 |
| ⏱️ Tempo | Poco più di 2 ore la salita per il 260 / 5 ore tutto l’anello, pause escluse |
| 😅 Difficoltà | Media la salita al Chiggiato / Medio-difficile l’anello con variante (tratti esposti in versante, traccia stretta, orientamento per la variante) |
| 💧 Acqua | Unica fonte a quota 1750 salendo |
| 🗺️ Cartografia | Tabacco 1:25.000 n.16 – Dolomiti del Centro Cadore (se non ce l’hai puoi comprarla qui) |
| 🛰️ Traccia GPS | Sì: sia la salita per il 260 che tutto l’anello con variante + salita al Col Negro |
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