Siamo tornati da poco dal nostro viaggio di 7 mesi in Patagonia e sto parlando con Anna, una mia carissima amica, quando ad un certo punto mi chiede “mio papà vuole sapere se avete comprato qualche souvenir“. La domanda può sembrare strana ma non lo è, perché i genitori di Anna ci seguono su Instagram con affetto e giustamente, vedendoci in giro da mesi con uno zaino a testa, si sono domandati come abbiamo fatto con i souvenir e con le cose che ci viene voglia di acquistare.
Bagaglio Leggero, giusto? Sulle spalle, sul cuore.
Sarebbe quindi facile pensare che non portiamo mai a casa nulla dai nostri viaggi, ma non è così.
Prima e dopo: l’effetto del minimalismo
Chi viaggia con uno zaino in spalla lo sa: il bagaglio ha sempre troppe cose o troppe poche.
Dipende sostanzialmente da dove si trova questo zaino. Se lo stai portando sulle spalle, delle due l’una: o stai maledicendo quel phon da viaggio del quale credevi di non poter farne a meno; oppure la mancanza delle tue amate calze tecniche – infatti senti già le vesciche ai piedi che ti minacciano (ecco perché per noi avere almeno un paio di Calze GM Società Benefit nello zaino è un must: e qui le trovi con il nostro sconto). Se lo zaino invece è aperto nella camera dell’hotel, della casa in affitto o dell’ostello, ti starai sicuramente domandando come sia possibile che non hai portato con te neanche una maglia carina per la sera.
Lo zaino perfetto? Non esiste Come tutte le cose perfette, d’altronde.
Una cosa però è certa: da quando siamo diventati nomadi digitali il nostro atteggiamento nei confronti degli oggetti è cambiato moltissimo, e il loro peso ha finito per assumere un peso specifico sempre più importante, ma spesso non positivo. Se ogni due mesi devi svuotare gli armadi, finire tutto ciò che c’è in frigorifero, mettere tutto quello che rimane sulle mensole nelle borse e rifare gli zaini, è ovvio che arrivi ad un punto per il quale tutti gli oggetti acquistano un peso enorme.
Il minimalismo, almeno per noi, è una scelta che è stata dettata dalla necessità, ma che in realtà ha investito poi tutti gli ambiti della vita, portandoci a dare agli oggetti un valore molto diverso rispetto a quello che davamo loro prima, presi forse dalla spinta del “si è sempre fatto così”.
Foto di me durante la nostra permanenza tra le Dolomiti Friulane. 3 settimane di trekking e questo era il bagaglio, diviso a metà con Davide.
Vuoto a rendere.
Cose, oggetti, ricordi: souvenir di viaggio
Così rispondo di getto a quella domanda di Anna con un “non abbiamo preso nulla”, salvo poi tornare a casa ed accorgermi che in realtà qualcosa l’abbiamo portato a casa:
- n. 2 sassi bellissimi raccolti durante uno dei trekking più emozionanti della nostra vita;
- n. 1/2 pacco di mate che ci faceva peccato abbandonare prima del rientro (anche perché Davide ne è diventato dipendente);
- n. 1 bombilla (cannuccia) per il mate che Davide ha trovato per terra durante il nostro primo trekking in Patagonia;
- n. 1 calamita regalata da una famiglia cilena perché ci ricordassimo di loro;
- n. 1 indio picaro regalatoci da un ragazzo conosciuto durante il viaggio in Patagonia in una serata particolarmente divertente (se non sai cos’è l’indio picaro ti consiglio di guardare questo video);
- n. 1 disegno realizzato per noi dalla figlia di una famiglia conosciuta durante il viaggio;
- n. 1 giornale regalatoci dalla nostra insegnante di tango argentino, perché potessimo leggere di quanta cultura si nasconde dietro a dei semplici passi di ballo.
Totale: ben 7,5 cose!
La verità è che in tutti questi oggetti vedo i ricordi indelebili che ognuno di loro porta con sè.
I compagni di sempre: le emozioni del viaggio
Pochi giorni dopo la serata con Anna, io e Davide stiamo camminando tra le Dolomiti Friulane. Il caldo è feroce, così verso la fine del giro decidiamo di prenderci una pausa per infilarci in quelle splendide pozze cristalline: il richiamo è irresistibile.
Mi tolgo le scarpe e mi arriva improvviso un flash.
Le calze che indosso in questo angolo della remotissima e selvaggia Val Tramontina sono le stesse che indossavo a Villa Traful quando abbiamo deciso di tornare a Villa La Angostura a piedi perché tutti i bus erano in sciopero e l’indomani avevamo una call di lavoro programmata da settimane.
Mi torna in mente tutto: il panico della possibilità di perdere un cliente importante, la ricerca frenetica delle soluzioni alternative (le abbiamo valutate TUTTE), quel pizzico di follia nel dire “se partiamo ora a piedi riusciamo a scavallare le Ande e a trovarci a casa dopo 60 km di trekking”, quello sguardo complice tra me e Davide, quella meraviglia di essere noi due in mezzo alla Patagonia più selvaggia, quella felicità di aver inseguito quello che ci rende felici, ancora una volta, nonostante tutto.
Quelle calze da trekking di Calze GM Società Benefit ce le ho già da due anni e chissà quanti chilometri hanno fatto, in quante avventure ci hanno accompagnato, quanta vita hanno vissuto, quanti ricordi hanno contribuito a creare.
Perché la cosa più preziosa che puoi portarti a casa da un viaggio sono proprio le emozioni: l’oggetto – vecchio o nuovo che sia – è solo un tramite.
Foto di me con gli scarponi ancora nuovi (sigh, ora sono distrutti) durante la traversata. I calzini invece tengono ancora botta alla grande.
E tu, cosa porti a casa dai viaggi? Se ti va di raccontarmi qualche storia nei commenti, ti leggo volentieri!
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