La vipera non manca mai nella lista degli animali che fanno paura in montagna: al pari della zecca, dell’orso e del lupo, questo serpente ha da sempre un posto di rilievo nell’immaginario degli escursionisti.
Il fatto che sia un serpente – animale “infido” per eccellenza – e la prospettiva di un morso letale l’hanno resa (e la rendono) protagonista di leggende, racconti truculenti e storie tipo c’è mancato un attimo.
Immaginario meritato, o anche la vipera va messa nella giusta prospettiva? Dipende.
Cos’è la vipera?
È un serpente appartenente alla famiglia Viperidae, ed è velenoso.
A proposito di veleno: una ghiandola, posizionata nella testa della vipera, secerne un composto a base d’acqua, albumine ed enzimi che, al morso, viene iniettato nella vittima attraverso le due caratteristiche zanne frontali. Questo veleno agisce sui tessuti, sulla coagulazione del sangue e sul sistema nervoso, ma NON È SEMPRE LETALE (leggi oltre).
In genere si tende a generalizzare, ma sul territorio italiano sono diffuse cinque specie diverse di vipera:
- Vipera aspis, o vipera comune. Come dice il nome, è la più diffusa. Si trova ovunque, tranne che in Sardegna
- Vipera berus o Marasso, diffusa in Italia settentrionale
- Vipera dell’Orsini, diffusa in Appennino Centrale
- Vipera dal corno o cornuta (si riconosce per l’escrescenza che ha sulla testa), si trova sulle montagne del Nord Est
- Vipera dei Walser, scoperta solo nel 2016, localizzata soltanto a nord di Biella
Comportamento della vipera
Le vipere presenti in Italia sono “timide”, e non attaccano l’uomo. Preferiscono scappare, e attaccano soltanto se minacciate – è classico il caso di trovarsene una tra i piedi e pestarla inavvertitamente.
Sono invece a rischio i cani, che hanno l’istinto di attaccarle con il muso: per loro il morso è mortale, quindi fai grande attenzione al tuo animale.
Come riconoscere la vipera?
Se incontri un serpente sul tuo sentiero, questo è un veloce identikit per capire se è davvero una vipera (che comunque resta il primo pensiero che ti viene).
- Testa: quasi triangolare, schiacciata, larga rispetto al corpo
- Occhio: ha la pupilla verticale, a differenza degli altri serpenti presenti negli stessi habitat, che ce l’hanno rotonda
- Lunghezza: meno di un metro (la vipera dell’Orsini è più piccola, e si attesta sui 40 centimetri)
- Corpo: tozzo
- Coda: si restringe bruscamente
- Colore: non è il migliore dei parametri attraverso i quali riconoscerla, perché le cinque specie di vipera coprono una buona gamma di colori (dal grigio al marroncino, fino al marrone scuro)
Come NON imbattersi nella vipera
Questi sono alcuni semplici principi per evitare di imbattersi in una vipera. Ovviamente, c’è un fattore decisivo:
Se ti ritrovi una vipera sul sentiero, semplicemente non avvicinarti. Non spaventarla (basta battere il terreno con i piedi o con un bastone perché si sposti), devia e fai “il giro largo”.
Non cercare in alcun modo di colpirla! Le vipere sono animali protetti.
Detto questo, ecco i modi per evitare di evocarle:
- Fai vibrare il terreno con un passo pesante: le vipere non hanno un buon udito, ma percepiscono le vibrazioni (mentre vedono molto poco);
- Se devi passare tra l’erba alta, usa i bastoncini da trekking per farti strada;
- Prima di sederti vicino a cataste di legna, muretti a secco, fonti, fontane e mucchi di foglie secche, controlla che non ci siano ospiti indesiderati;
- Usa se possibile un abbigliamento consono: pantaloni lunghi o calzini alti (male non fanno neanche per le zecche);
Il morso della vipera: cosa fare, conseguenze e tempo
Veniamo al punto dolente: il morso della vipera.
Il morso della vipera è letale nello 0,1% dei casi (che comunque è legato a particolari patologie, soprattutto cardiovascolari o allergie), e nel 20% dei casi i morsi sono senza veleno (è il cosiddetto morso secco). Nonostante questo il morso di vipera fa comunque paura.
Nella sfortunata occasione di essere morsi, è necessario prima di tutto NON FARSI PRENDERE DAL PANICO, e agire in questo modo:
- prima di tutto, verifica che sia davvero il morso di una vipera. Il morso lo riconosci dall’impronta: le due file di dentini (che appaiono come leggere tacche), sono chiuse dalle due zanne, ben più evidenti.
Nota bene: la vipera potrebbe aver morso “male”, e quindi non aver affondato entrambe le zanne, oppure aver perso precedentemente una delle zanne. In ogni caso, l’impronta è diversa da quella degli altri serpenti. Puoi vedere l’impronta del morso di vipera nel carosello qui sotto. - Se possibile, raggiungi un pronto soccorso (se ti trovi in luoghi raggiungibili) o chiama il soccorso, che provvederà a elitrasportarti.
- Nel frattempo, fascia l’arto dal punto del morso fino all’origine (ad esempio, se il morso è sulla caviglia, fascia fino al ginocchio) e steccalo o comunque immobilizzalo.
- Attendi l’arrivo dei soccorsi.
Un’avvertenza: il morso della vipera FA MALE, e causerà bolle, eritemi e indurimento dell’area circostante. Ancora una volta: non farti prendere dal panico.
Le cose da NON fare in caso di morso di vipera
Le cose da non fare… sono quelle che si pensa di dover fare!
- non tentare di succhiare il veleno (a chi gli è venuto in mente la prima volta?);
- non pulire/strofinare con alcool;
- non usare lacci emostatici;
- non pensare al siero antivipera.
E il siero antivipera?
Appunto: il siero antivipera, o siero antiofidico… è come non esistesse più.
O meglio, non è più in vendita, perché la sua conservazione fuori dal frigorifero è pressoché impossibile, perché non sapresti iniettarlo nel modo più efficace, ma soprattutto perché il rischio di reazioni avverse è molto alto, tanto da renderlo, se somministrato in autonomia, più pericoloso del morso stesso. La procedura di soccorso messa a punto dai sanitari prevede prima di tutto il riconoscimento di un effettivo morso di vipera con inoculazione (e non di morso secco). Solo in caso positivo il paziente viene tenuto in osservazione e si monitorano i parametri che possono giustificare la somministrazione del siero.
Il siero è inoltre molto costoso da produrre – viene ricavato da cavalli immunizzati al morso di vipera – e se ne riesce a produrre una quantità appena sufficiente agli organismi sanitari.
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