Che strano, pensiamo mentre camminiamo: è davvero la perfetta gita da scialpinismo senza troppo impegno… eppure, ci guardiamo attorno: il vallone, sì, è innevato, ma è tutta crosta. E le montagna attorno non hanno quel bel manto uniforme che assoceresti a gennaio. In ogni caso, la salita al Colle della Gardetta in ciaspole è stato un autentico spettacolo.

Cosa troverai nella salita al Passo della Gardetta da Chialvetta:
Fatica
Difficoltà tecnica
Panorama
Opere

salita al Passo della Gardetta

Da Chialvetta al Rifugio di Viviere

È mattina, non troppo presto, e quando parcheggiamo a Chialvetta (1540 mslm) la borgata sembra dormire: non un filo di fumo dai camini, il sole ancora dietro le montagne. Attraversiamo il paese e occhiamo una interessante Osteria: ci rivedremo a fine gita?

Alla chiesa prendiamo sulla sinistra, seguiamo una infilata di case “protette” da un invito a non camminare “sui bordi strada, all’interno della borgata, con attrezzature sportive” (cito testualmente).

Quello che percorriamo è il sentiero S9A, che segue il corso del Torrente Unerzio. È un bel camminare lungo il torrente gorgogliante, tra prati e boschi, spezzoni di muretti a secco, con tanti piccoli pannelli che descrivono la fauna della zona. Il sentiero raggiunge la borgata di Pratorotondo, dove scopriamo due cose:

  • un bellissimo forno per il pane, tuttora in uso, di quelli che servivano tutta la borgata. La camera del forno è lunghissima, le pale appese alla struttura anche!
  • una targa in rame che ricorda la casa natale di Matteo Olivero, pittore di Acceglio

Nota bene: questo sentiero corrisponde anche a un tratto dei Percorsi Occitani, del Sentiero Roberto Cavallero e del Tour dello Chambeyron.

Proseguiamo sempre sul sentiero che ora guadagna quota più decisamente, e raggiunge la bellissima struttura del Rifugio di Viviere (1713 mslm). È metà settimana, non c’è neve e senza di lei non ci sono neanche gli scialpinisti: il rifugio lo troviamo chiuso, ma ci cade l’occhio sulla sauna in legno dietro la struttura. Da approfondire!

P.S. Lungo il sentiero, da subito fuori Chialvetta, abbiamo trovato tracce di ghiaccio: niente di problematico, ma è stato meglio indossare i ramponcini. Vorremmo dirti che in questo caso puoi raggiungere più facilmente il Rifugio di Viviere seguendo la strada asfaltata, ma anche questa via non è esente da insidiose chiazze ghiacciate.

Rifugio Viviere

Dal Rifugio di Viviere a Prato Ciorliero

A breve distanza dal Viviere riprendiamo il nostro sentiero, che con qualche tornantino in bosco taglia alcuni tratti di forestale e ci porta ad un bivio (1840 mslm): sulla destra si va verso nord, in direzione Valle Enchiausa (e Bivacco Valmaggia), mentre proseguendo dritto si continua a salire per l’ampia forestale che con breve pendenza sale fino ad una “strettoia” naturale (1940 mslm circa) sulla quale fa la guardia un pilone votivo detto Pilone degli Alpinisti: costruito a fine 1600, e stato ridipinto nel 1857 dal Giuseppe Gauteri, lo stesso che dipinse gli interni della cappella di Pratorotondo.

Se fino adesso abbiamo percorso una bella strada, ora il panorama improvvisamente si apre sul Prato Ciorliero, una distesa innevata, allungata, dolcemente inclinata di fronte a noi. Ora: sulla destra, in lontananza, le rovine della Grange Resplendino e una struttura stile baraccamento richiamano l’idea di guerra, ma il nome di questo luogo ha ben più nobili originichouliero, in provenzale, indica un luogo dove si coltivano i cavoli!

Il Prato merita più di uno sguardo, racchiuso com’è tra alte crode: il Bric Cassin verso est, le rocce che salgono verso lo Scaletta e Rocca Peroni a ovest.

Proseguiamo, tenendo all’incirca il centro del vallone.

Prato Ciarliero - Pilone dell'Alpinista

Da Prato Ciorliero al Passo della Gardetta

Superato lo slargo del Prato Ciorliero, il percorso si fa – dal punto di vista dell’orientamento – facile ma difficile. La via è chiara: si segue il fondo del vallone fino al Passo. In pratica, invece, ci troviamo a seguire a tratti il versante orientale, a tratti una specie di canale incassato, mentre a volte facciamo lo slalom tra piccoli dossi, addirittura salendoli per guadagnare una visuale migliore. A guidare il nostro passo è la solidità della neve, la cui crosta ghiacciata a volte si spacca facendoci sprofondare. Non è un bel camminare, ma si fa.

La pendenza non è mai accentuata. Ad un certo punto, vediamo un paio di strutture: un cumulo di rocce a proteggere una finestrella, contro il versante alla nostra destra, e un bunker con tre aperture giusto sopra di noi. Sono rispettivamente l’Opera 181 e l’Opera 180, parte del Vallo difensivo preventivamente costruito in epoca fascista lungo l’arco alpino (altre opere sono costruite in Comelico, nei dintorni di Passo Monte Croce Comelico).

Nell’Opera 180 (2350 mslm) si può entrare, facendo attenzione. Uno stretto corridoio porta alle aperture che danno sul vallone – la struttura ospitava due mitragliatrici e un cannone anticarro. Lungo microscopiche crepe del cemento si è fatta strada l’acqua, lasciando delle sottili membrane di calcare diventato roccia. Questo posto è assurdo.

Colle della Gardetta con opera

opera al Passo della Gardetta

In zona è presente anche l’Opera 179, ma – credo per la neve – non l’abbiamo vista. Per gli esploratori, due ulteriori opere si trovano a nord di queste, e altre due sono posizionate poco più in basso dell’imbocco di Prato Ciorliero.

In ogni caso: ultimi passi verso l’alto, ci incuneiamo tra i dossi e sbuchiamo su Passo della Gardetta (2437 mslm). Dopo il cupo e incassato vallone la visuale si apre sull’Altopiano della Gardetta, con il rifugio quasi al centro sotto di noi, la notevole Rocca la Meja di fronte, il sole ad inondare il tutto.

Da qui, un mondo di lunghi giri ad anello: sappiamo che a casa la tenda sta fremendo!

PS la discesa avviene per la stessa via della salita: meglio se con gli sci ai piedi!

Altopiano della Gardetta vista dal Passo, con Rocca La Meja

Salita al Passo della Gardetta da Chialvetta: dati tecnici in breve

Dove siamo: nel Vallone Onerzio, una laterale di destra dell’Alta Valle Maira, sulle Alpi Cozie.

Quando l’abbiamo fatta: in un inverno con neve quasi assente, con al suolo i resti di nevicate ormai antiche (ciaspole però utilissime).

Partenza: Chialvetta, parcheggio del paese (1540 mslm)

Arrivo: Passo della Gardetta (2437 mslm)

Dislivello: 940 metri

Lunghezza: 13,5 km tutta la gita

Tempo: 6 ore salita e discesa

Difficoltà: media-difficile, soprattutto per la lunghezza della salita e alcuni punti in cui scegliere il percorso migliore non è semplicissimo.

Cartografia: Valle Maira 1:25000, L’Escursionista Editore (se non ce l’hai puoi comprala su Amazon)

Ciaspolata al Passo della Gardetta da Chialvetta pin