Le abbiamo viste per un mese di fila dalla finestra della nostra casa di montanari digitali. Le abbiamo desiderate: le loro forme bellissime, le palettone di roccia che si spingono alte sopra i boschi. Infine, una giornata di meteo perfetto di ha dato il via libera per il giro completo delle Cime d’Auta: tre cime da salire, due ferrate, un sentiero attrezzato, tantissima natura. E un paesaggio da ricordare.
PS. Quello che abbiamo fatto è il giro “giusto” delle cime e delle ferrate delle Cime d’Auta. Farlo al contrario – o in altre combinazioni – significa complicarsi la vita, per magari trovarsi a scendere in punti disagevoli o salire lungo tratti difficili.
Altro PS. Se sei alle tue prime ferrate, oltre a leggere la nostra guida, ti dico che dall’attacco della Ferrata Piccolin Alla discesa lungo il Sentiero Bortoli, il caschetto sta sempre il testa!
Cosa troverai nella salita alle Cime de l’Auta:
Salita alla Baita dei Cacciatori e all’attacco della ferrata Paolin Piccolin
L’abbiamo fatta in discesa, in occasione del giro ad anello di baita Col Mont e Baita dei Cacciatori, ma eccoci questa volta a percorrerlo in salita. Il sentiero 689 parte da Colmean (1274 mslm), località poco sopra Caviola, e sale una forestale inizialmente piuttosto morbida. È mattina presto – prevediamo un giro della durata di almeno 8 ore! – i boschi sono carichi d’acqua, i colori vividi. Ci si aprono le Aute davanti: meravigliose, arriviamo.
Nota bene: puoi raggiungere la Baita dei Cacciatori dal Rifugio Lagazzon e relativa forcella. È un percorso leggermente più lungo, ma ti risparmi 100 metri di dislivello.
Attorno ai 1420 metri di quota, un bivio: sulla destra si sale diretti alla Baita: il sentiero è erto ma non troppo, supera il torrente Caiada, e ti fa sbucare giusto prima della freschissima fontana del rifugio. Sulla sinistra, invece, la “Costa delle Carbonare”: un bellissimo e stretto sentiero nel bosco, ripristinato di fresco, davvero bello. Tra nove ore, scenderemo per quest’ultimo.
Al Rifugio Baita dei Cacciatori (1745 mslm) troviamo i nostri amici rifugisti, e lasciamo detto che saremo tornati per mangiare qualcosa a fine giro.
Sul retro del rifugio parte il sentiero che in un quarto d’ora raggiunge il bellissimo bivacco Baita Giovanni Paolo I (1865 mslm), adagiato in una radura nel bosco (lo trovi sempre nel resoconto di Col Mont).
Stiamo percorrendo un tratto di Alta Via dei Pastori, che adesso prosegue decisa verso nord… e in salita. Le indicazioni sono evidenti. Bosco, qualche mugo, poi i ghiaioni che sono il nostro ingresso nel mondo di roccia che da adesso ci accompagnerà. Superiamo un bivio (arriveremo da destra, a fine giro) e seguiamo per l’attacco della ferrata, che raggiungeremo dopo circa due ore e un quarto dalla partenza.
La ferrata Piccolin fino a Forcella del Medil
Un ultimo tratto di sentiero su ghiaione (non difficile) e siamo accolti dalla Ferrata Paolin Piccolin (2230 mslm circa): una targa indica l’attacco, una scaletta a pioli non lascia dubbi. C’è un piccolo spazio per imbragarsi (lo ripeto: caschetto OBBLIGATORIO).
La ferrata, che serve principalmente a superare il profondo canalone invaso da detriti che porta alla forcella tra le due Aute, non è veramente difficile. Ha però alcuni tratti decisamente “muscolari”: un paio di scalette a pioli e maniglioni quasi aggettanti, e uno stretto camino un po’ incasinato (specie se addosso hai uno zaino ingombrante). Per il resto, percorri in salita ghiaioni e sfasciumi, sempre con un agile corrimano alla tua sinistra.
Un ultimo dosso roccioso, e siamo sulla Forcella del Medil (2465 mslm), una larga sella erbosa tra la Cima de l’Auta Occidentale – una cupola di pietra sbriciolata e ghiaia apparentemente facile, ma praticamente non segnata – e la Cima de l’Auta Orientale, un picco di roccia severa, di quelli che ti fa dire: come ci salgo, lassù?
Salita a Cima dell’Auta Occidentale
Devo essere sincero: qui la guida (Dolomiti dell’Agordino, di Dal Mas e Berti) ci ha un po’ ingannato. Cima dell’Auta Occidentale non si sale “senza difficoltà”, perché la roccia è friabile, insicura, e la via non è quasi segnata. Ogni passo va ponderato, il piede sicuro – i bastoncini obbligatori. E se in salita puoi in qualche modo gattonare verso l’alto, più o meno seguendo i bolli rossi scoloriti e i rarissimi ometti… molti traversi sono piuttosto infidi, e la discesa: lasciamo perdere.
Ci vogliono una quarantina di minuti per arrivare alla croce di vetta super panoramica (2609 mslm). La visuale è incredibile, soprattutto sulla mastodontica parete sud della Marmolada, che ci accompagnerà per tutto il resto della giornata. Troverai le nostre firme nel quaderno di vetta.
La discesa da Cima de l’Auta Occidentale, appunto, è da fare con attenzione, per evitare di ritrovarsi su saltini di roccia pericolosi (tanto più che la via migliore corre ad un certo punto sul bordo di uno strapiombo mica male).
Salita a Cima dell’Auta Orientale
Tornati alla Forcella del Medil, ci prepariamo per l’ascesa di Cima d’Auta Orientale. Imbrago e dissipatore ancora su, caschetto incollato in testa, imbocchiamo il proseguimento della ferrata Piccolin.
Il sentiero, con frequentissimi cavi ad uso corrimano, si snoda, sul fianco della montagna, salendo regolare. Unici punti di difficoltà – anche se piuttosto divertenti – sono due o tre placche praticamente verticali: il cavo dritto come un fuso, i piedi che devono accontentarsi di scanalature minimali nella roccia, le braccia che tirano. Ci vuole circa un’ora per salire alla cima del l’Auta Orientale (2622 mslm), dove troviamo…
… una croce ci vetta in posizione vertiginosa, e una madonnina dentro una navicella spaziale, piuttosto buffa. Il panorama è di qualità: Marmolada, Pale di San Martino, Sas Vernale, Ombrettola e Monzoni.
Tiriamo il fiato. Riscendiamo di una ventina di metri, fino a dove un cartello indicava la “via normale”, verso est.
Discesa per la normale e salita (ancora) a Monte Alto Auta
La via normale di discesa inizia con una forcelletta da scendere, un taglio netto un po’ malsicuro (ma c’è il cavo al quale assicurarsi). Dalla forcelletta si sale brevemente su un’ennesima piccola cima di roccia, per poi iniziare la via di discesa vera e propria.
Mentre camminiamo – in discesa, su uno sbriciolio non pericoloso (sempre che non abbia piovuto), con qualche cavo in aiuto ogni tanto – abbiamo negli occhi un panorama meno roccioso: una conca mezzo innevata subito sotto di noi, la Val de Franzeda oltre, il verde Monte Alto Auta all’incirca di fronte.
La discesa è tranquilla all’incirca fino ai 2450 mslm ,dove il sentiero diventa una stretta traccia in quota tagliata lungo un versante erboso, con un paio di passaggi da piede sicuro.
Raggiungiamo un evidente bivio: proseguendo si raggiunge una prima forcella, e poi quella dei Nègher (altra via di discesa). Noi pieghiamo invece verso nord, seguendo la traccia verso un primo dosso erboso.
Siamo nel regno del Monte Alto Auta. C’è prima da attraversare una ampia conca erbosa costellata da grossi massi, popolata da branchi di stambecchi. Poi il pendio riprende a salire: si segue in libera, si sbaglia direzione (come me) per trovarsi sulla “vera” cima (2543 mslm)… ma la croce di vetta di trova su un rilievo leggermente più basso, cinque minuti più verso nord, baluardo sulla Val Pettorina dal quale si gode un’altra vista strepitosa.
Quello che più conta, però, sono per noi le Cime d’Auta, dietro di noi, che ci ricordano l’avventura che abbiamo appena vissuto.
Scendere dalle Cime d’Auta: Forcella dei Négher o Sentiero Attrezzato Bortoli?
Torniamo sui nostri passi fino al bivio, raggiungiamo una forcella erbosa senza nome, e abbiamo due possibilità:
- proseguendo verso Est, dopo alcuni saliscendi lungo una comoda cresta, e un brevissimo tratto roccioso attrezzato con un buon cavo, possiamo raggiungere Forcella dei Négher (2286 mslm), bel pulpito sul Lago dei Négher. Dalla forcella, un sentiero non numerato scende verso Baita Col Mont, dalla quale – prendendo l’Alta Via dei Pastori – si raggiunge Baita dei Cacciatori.
- seguire il cartello che indica il Sentiero Attrezzato Attilio Bortoli, in fortissima pendenza.
Prendiamo quest’ultimo, segnato come sentiero 696. Si tratta di uno stretto canalone incastrato sul fianco della montagna, e attrezzato con un cavo rovinatissimo (è lasco, e molti chiodi sono saltati). La discesa si fa adesso per metà sulla cresta di fianco al canalone, per metà nel canalone stesso. Caschetto ancora una volta d’obbligo, e attenzione se piove: il canalone può diventare una trappola di sassi e fango.
Arrivati alla base del sentiero, una traccia molto stretta percorre il versante scendendo gradualmente, fino a reimmettersi sul sentiero 689, al bivio incrociato la mattina.
Possiamo scendere al Rifugio Baita Cacciatori per un lauto tagliere di formaggi e affettati, e la radler d’ordinanza!
Salita alle Cime de l’Auta: dati tecnici in breve
Dove siamo: sopra, sotto e attorno alle Cime d’Auta, ila catena dolomitica che separa la Valle del Biois dalla Val Pettorina. Dolomiti dell’Agordino, Provincia di Belluno. Per l’escursione si può salire anche dal versante della Pettorina (leggi la relazione sul Lago dei Négher per l’itinerario).
Partenza: Colmean (1274 mslm), parcheggio piuttosto ampio a fine paese.
Punti di elevazione: Cima del’Auta W (2609 mslm), Cima del’Auta E (2622 mslm), Monte Alto Auta (2545 mslm)
Dislivello: 1300 metri fino all’Auta Orientale, ma per tutte le salite ne vanno aggiunti altri 300
Lunghezza: 13 km
Difficoltà: difficile. Si tratta di un giro lungo, buona parte del quale in ambienti alpini. Le ferrate non sono difficili, ma richiedono comunque
Tempo: 9 ore
Acqua: non presente, eccetto che al Rifugio Cacciatori
Cartografia: Carta Tabacco n. 15 – Marmolada, Pelmo, Civetta, Moiazza (se non ce l’hai puoi comprala su Amazon)
che dire, sono a bocca aperta. Sia per la meraviglia che si evince anche solo dal vostro racconto, che dalla tremarella alle gambe che già mi viene al solo pensiero di trovarmi io a fare quei percorsi. Adoro leggervi, profondamente. Perché temo che si tratti di percorsi ancora troppo impegnativi per me. Ma adoro anche trovare tutti i dettagli e i consigli giusti, come la direzione da seguire per evitare brutte sorprese lungo il tragitto o di trovarsi a percorrere tratti più difficili di quanto si potrebbe.
L’avete avuto davanti per giorni e giorni quell’anello e alla fine ce l’avete fatta! Complimentoni a voi ragazzi e grazie perchè con voi sogno sempre di trovarmi in cima insieme a voi!
Grazie Simona,
è stata una bella sfida, fisicamente impegnativo, ma emotivamente gratificante. Un po’ come tenere un blog, ma le tue parole, come i paninetti di vetta, sono la motivazione per continuare ad andare avanti.
Grazie di cuore per essere passata, sarà un piacere trovarci a condividere una cima assieme!