Il Monte Lefre l’abbiamo salito il primo gennaio, in una giornata di sole caldissimo: un buon modo per iniziare l’anno, no?
Qualche giorno in un bel maso ristrutturato a Ivano Fracena, con le mattine e i pomeriggi da dedicare solo ed esclusivamente alle escursioni. Ed ecco che il Monte Lefre si è aggiunto all’elenco dei “monti sopra casa”, visti dalla finestra, pensati, e infine (quasi sempre) raggiunti: come lo sono state le Cime d’Auta da Falcade, il Bivacco Reali da Gosaldo e il Col Quaternà da Padola.
Cosa troverai nella salita al Monte Lefre:
Da Ivano Fracena alla sommità del Monte Lefre
Usciamo di casa, e letteralmente ci troviamo sotto al versante meridionale del Monte Lefre. Il sentiero 329 – che ci accompagnerà fino in cima – parte dal centro di Fracena (448 mslm), seguendo la strada asfaltata che esce dal paese in direzione sud-est.
Ignoriamo il sentierino che sale sulla sinistra verso la chiesetta di San Vendemiano (solo perché ci siamo già stati il giorno prima, ma ti consigliamo di salirci), e proseguiamo: l’asfalto lascia il posto allo sterrato, in una bella forestale che sale piano lungo il versante del monte. Sotto di noi, in ombra, la Valsugana imbiancata: il Lefre, invece, è completamente secco.
La carrareccia si trasforma senza che ce accorgiamo in un sentiero. Ci sono i primi tornanti, la nicchia nella roccia dedicata a Sant’Antonio (con tanto di libro di sentiero, nel quale lasciamo due righe di buon auspicio), poi altri tornanti. Siamo costretti a ignorare anche la deviazione per il Ponte dell’Orco.
Il sentiero è diventato ora una bella pista coperta di foglie cadute. Scavalca alcuni tornanti di un’altra di una strada realizzata durante la Grande Guerra, nella quale il Lefre ha avuto un ruolo strategico.
Ci ritroviamo in un bel bosco di faggi. Siamo di nuovo su strada, e raggiungiamo località Prati Floriani (1057 mslm). Da qui, il panorama si apre: siamo su prati punteggiati di abitazioni in un improvviso altipiano morbidamente ondulato. Chiacchierando perdiamo il sentiero più diretto per il Rifugio del Monte Lefre, ma una seconda deviazione ci permette di raggiungerlo passando per la Chiesetta e per la Baita degli Alpini. La prima, minuscola, costruita nel 2003, è curiosa perché non è completamente chiusa.
Da qui ci si rivela la natura del Monte Lefre: non una “cima”, ma una specie di pianoro calcareo di boschi (danneggiati da Vaia), prati, abitazioni.
Il Rifugio del Monte Lefre (1286 mslm) è molto carino: ci sono animali di legno ad accoglierci, e sul retro fotografie di funghi appena raccolti in bella mostra su pagine di quotidiano.
Proseguendo oltre il Rifugio, un sentiero nel bosco, con un paio di saliscendi, permette di arrivare al punto panoramico delle trincee (1305 mslm), vero pezzo forte dell’escursione. La salita ci ha richiesto 2 ore e mezza.
Il punto panoramico delle trincee del Monte Lefre
Panoramico lo è davvero.
Un pannello ci spiega il ruolo del Monte Lefre durante la Prima Guerra Mondiale: italiano, era un notevole punto di osservazione su Valsugana, Ortigara e Cima XII. Fortificato e caricato di obici e cannoni, passò agli austriaci dopo Caporetto. In seguito, il monte è diventato una cava di materiale da costruzione – si “saccheggiava” quello con il quale erano state realizzate fortificazioni, trincee e baraccamenti – e terra promessa per i recuperanti: chi cercava i reperti bellici per rivenderli come cimeli o come ferro vecchio (conosci la storia del Vù, ambientata solo qualche decina di chilometri più a sud di qui?).
Dal punto panoramico si ha una bella vista sulla Valsugana in direzione di Borgo, sugli strapiombi dell’Altopiano di Asiago e Vezzena, sulla Panarotta, sui Lagorai meridionali. In basso, l’inverno ha creato due mondi distinti: quello sempre in ombra, gelido e bianco, e quello già soleggiato in queste calde giornate di inizio gennaio.
Un pannello spiega le cime che vediamo, una solida panchina ci accoglie per i panini, sopra di noi sventola bandiera austriaca.
Giro ad anello e discesa per il versante meridionale del Monte Lefre
I giri ad anello hanno per noi un grandissimo fascino. Quindi: lasciamo i sentieri numerati, e inforchiamo una bella traccia in discesa dietro il punto panoramico. Il sentiero scavalca la strada che sale da Pradellano e si fionda giù per il versante a faggi del Monte Lefre.
Da qui, il percorso è nettamente diviso in due. La prima parte è una traccia più o meno larga che scende lungo il versante: difficile perdere l’orientamento, e direi sempre sicura. Ad un certo punto, però, il percorso diventa uno stretto passaggio quasi strapiombante. È esposto a nord, per cui troviamo i resti delle ultime nevicate semicongelati. Serve insomma piena concentrazione!
Perdiamo così 500 metri di dislivello, e sbuchiamo dove una carrareccia termina nel nulla. La seguiamo – si sviluppa praticamente in quota – e raggiungiamo le prime, rade abitazioni di Ivano, sparse lungo il versante.
Per chiudere il giro ad anello, imbocchiamo una forestale sulla sinistra (645 mslm, è indicata in Komoot e c’è una sbarra verde che ne chiude l’accesso ai mezzi a motore). Questo “passaggio segreto” sbuca, dopo alcuni ampi tornanti, a Fracena, poco più in basso della Chiesetta di San Vendemiano.
Salita al Monte Lefre (giro ad anello): dati tecnici in breve
Dove siamo: alle spalle di Ivano Fracena e Strigno (TN), lungo la Valsugana, settore sud-orientale dei Lagorai.
Quando l’abbiamo fatto: il 1 gennaio, con tracce di neve e ghiaccio solo sul versante nord.
Partenza/arrivo: Fracena (448 mslm)
Punti dell’anello: Rifugio Monte Lefre (1286 mslm), Monte Lefre (1305 mslm)
Dislivello: 857 metri
Lunghezza: 11,5 km
Tempo: 4 ore tutto l’anello, 2 ore e mezza la sola salita da Fracena.
Acqua: no
Difficoltà: media. L’unico punto complesso è la stretta traccia che taglia il versante settentrionale del monte: con presenza di ghiaccio, richiede attenzione!
Cartografia: Carta Tabacco n. 58 – Valsugana, Tesino, Lagorai, Cima d’Asta (se non ce l’hai puoi comprala su Amazon)
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