Cima Pape è semplicemente entusiasmante. Solitaria, selvaggia, vulcanica. Dopo averla sognata per settimane dalla finestra di casa nostra (il nomadismo digitale di montagna ci ha portati a Caviola), siamo finalmente riusciti a salirla.
Sentieri quasi dimenticati ci hanno portati al cospetto di questa cima dal colore nerissimo a contrasto con la luminosità delle cime dolomitiche circostanti. Il panorama a 360° sulle Dolomiti Agordine è la giusta ricompensa per la fatica della salita.
Cosa troverai nella via normale a Cima Pape:
Da Bogo a Casera Rudelfin Alta : sentiero 759 e 760
Lasciamo l’auto nel piccolo parcheggio alle porte del paesino di Bogo (1194 mslm). In realtà anche arrivare fino a qui in auto è un’avventura nell’avventura: non proprio agevole, dato che la strada da Cencenighe è decisamente stretta e impervia.
Alcune mucche al pascolo ci accolgono mentre ci incamminiamo in salita verso le ultime case del paese, la frazione di Ciòit (1289 mslm). La primavera sembra essere esplosa con tutta la sua forza. Il minuscolo sentiero che costeggia deliziose abitazioni in pietra e legno è reso ancora più piccolo dall’incredibile vegetazione. Ovunque attorno a noi, un mare di fiori dai mille colori (e profumi).
Un tratto di forestale in salita, dalla quale in breve si stacca il sentiero 759: più stretto, erboso e ripido.
Decisamente poco adatto a chi soffre di vertigini, più che un sentiero vero e proprio sembra una cengia che attraversa il fianco del monte. Spesso invasa dalla vegetazione, dagli ultimi residui di neve nei canaloni, è una traccia da fare con cautela, adatta ad anime selvagge.
Arriviamo nei pressi della località Cason (1608 mslm), da dove proseguiamo per il sentiero 760. Il bosco si dirada sempre più per lasciare posto a distese interminabili di mirtilli. Siamo fortunati che non sia ancora stagione, altrimenti la salita sarebbe stata ancora più difficile (impossibile non farsi una scorpacciata!).
Nel frattempo il sentiero continua con la sua tremenda pendenza costante, alias: non molla mai.
Lasciamo sulla destra la deviazione per Campigol e raggiungiamo Casera Rudelfin Alta. Direi che questa casera ha visto decisamente momenti migliori, tanto che ad oggi è niente più di qualche rudere abbandonato. Difficili addirittura da vedere: la vegetazione se ne è quasi totalmente impadronita.
La via normale di Cima Pape (o Sanson)
Proseguiamo ancora qualche metro in salita sul sentiero 759 fino a trovarci in una bellissima conca. Alcuni massi erratici dal colore nerissimo non lasciano dubbi: siamo in terra vulcanica.
Scorgiamo anche, per la prima volta, la croce di vetta di Cima Pape svettare sopra alle nostre teste.
Il sentiero da qui si fa traccia difficile da seguire sulle ripide e scoscese pendici della cima. Si inerpica dapprima verso destra salendo su di una selletta erbosa e poi prosegue mantenendosi sulla sinistra. Ti avvisiamo: la traccia si perde facilmente e… di conseguenza ci si perde facilmente! Tieni presente che solo gli ultimi metri prima della cima salgono verticali, mentre dapprima dovrai aggirare le varie anticime che ti trovi davanti tenendo la sinistra. Non tentare di salirle, perché poi non riuscirai ad arrivare a Cima Pape (sì… ovviamente noi ci abbiamo provato!)
Attenzione! La traccia attraversa un ripidissimo pendio erboso, motivo per cui è davvero sconsigliabile salire se l’erba è bagnata. Brevi passaggi su roccia infida e tratti di suolo franato richiedono prudenza. Insomma: la via normale non è tecnicamente difficile, ma non va assolutamente sottovalutata.
Arriviamo finalmente alla super panoramica croce di vetta, dopo circa 3 ore e mezza di trekking e qualche litro di sudore. Ed ovviamente questa… non è la cima! Non so perché, ma in Agordino spesso le croci di vetta sono poste su anticime o sulle sellette subito sotto.
Alla base della croce è stata posta una lapide in ricordo di Papa Giovanni Paolo I, nativo proprio di Canale d’Agordo.
Comunque sia, la vista da qui è spettacolare ed è arrivato il tempo di goderci panino e panorama! In primo piano il mio amatissimo Monte Agner, le Pale di San Martino, le Pale di San Lucano (con il binocolo si vede anche il Bivacco Bedin, adagiato alla base de Le Cime), Il Monte Caoz, il Mulaz, la parete sud della Marmolada protetta dalle Cime d’Auta e dal Sasso Bianco… insomma, un vero spettacolo per il cuore.
Prima di rientrare sui nostri passi scendiamo qualche metro la traccia di salita e prendiamo sulla destra per salire a quella che sarebbe la vera Cima Pape a 2503 mslm. Ci vogliono pochi minuti e la visuale a 360° ripagherà l’ultimo sforzo.
La discesa da Cima Pape: il giro ad anello
Torniamo sui nostri passi fino a Casera Rudelfin Alta (2104 mslm) e imbocchiamo il sentiero 759 verso Le Buse – Cioit. Un nuovo sentiero, sempre minuscolo, selvaggio e solitario che segue il fianco del monte verso nord.
In breve arriviamo alla località Le Buse, dove sono situati due splendidi tabià in una posizione davvero invidiabile. Poco dopo incontriamo un bivio. Sulla destra si torna alla località Cason (1608 mslm) da dove scendere per il sentiero di salita. Proseguendo dritti sul sentiero 758 invece raggiungiamo una provvidenziale fontanella di acqua fresca e, dopo una breve salita, siamo di fronte ai Fienili Campigol (1938 mslm).
Siamo in uno dei posti più belli mai visti. Le foto non rendono giustizia, ma questi fienili sembrano essere davvero un paradiso in terra. I morbidi pratoni sono ricchissimi di fiori: botton d’oro a perdita d’occhio, ranuncoli, orchidee magenta e bianche, ginestre, l’occasionale verde intenso delle piantine di mirtillo… un tripudio di colori.
Nei pressi dell’ultimo tabià un’ultima salita ci porta fino ad un bivio al quale prendiamo la destra lungo il sentiero 757 che, dopo una breve discesa ci porta a Casera Campedel o Malga del Vecio (1818 mslm).
Appoggiato alla Malga del Vecio, una stanzina in legno verniciato: una finestrina puntata verso il Civetta ci lascia immaginare il lume di candela, una cena parca ma saporita, chiacchiere, gli animali selvatici fuori mentre cala la notte.
Questi agglomerati di fienili – comunque quel giusto distanti tra loro – sono una meraviglia che scalda il cuore. Ogni piccolo edificio ha il suo carattere – un camino di pietra qui, una decorazione tutta cuori lì, una catasta di legna ordinatissima oppure le tendine di pizzo alle finestre: a questo si somma il carattere del paron, che al cento-per-cento è burbero e solitario, si è fatto la salita dal paese con il decespugliatore in spalla e il cane al seguito, tutto per passare la giornata a dedicare mille cure a questo suo posto nel nulla e, come ci dice un tizio che sta rastrellando un minuscolo prato, si sta bene, è davvero poco frequentato.
Come se in paese, giù, dove si è caricato il spalla il decespugliatore, ci fosse davvero confusione…
Si può tagliare la strada forestale imboccando la traccia con indicazione Cencenighe che sbuca poco prima dell’abitato di Ciòit.
Trekking a Cima Pape: dati tecnici in breve
Dove siamo: Pale di San Martino, sul fianco destro della Val Gares. Si accede a questa zona da Cencenighe Agordino (BL).
Partenza: Bogo (1194 mslm), c’è un piccolo parcheggio con 5-6 posti auto all’imbocco del paese
Arrivo: Cima Pape o Sanson (2503 mslm)
Dislivello: circa 1400 mt
Lunghezza: 12 chilometri
Tempo: 3 ore e mezza la salita, 7 ore il giro completo.
Difficoltà: difficile. L’ultimo tratto della salita alla cima, decisamente ripido e poco visibile, richiede piede fermo e buon orientamento. Sebbene non ci siano difficoltà tecniche il dislivello e la pendenza media non sono da sottovalutare.
Acqua: nei pressi di Ciòt c’è una fontana datata 1875, mentre ai Fienili Campigol c’è la fontana freschissima e miracolosa. Attenzione che durante questa escursione, nelle giornate calde, rischi di soffrire la sete.
Cartografia: Carta Tabacco n. 15 – Marmolada, Pelmo, Civetta, Moiazza (se non ce l’hai puoi comprala su Amazon)
Abbiamo fatto Cima Pape il 30 giugno seguendo l’ itinerario ad anello. In questo periodo prestare molta attenzione nell’attraversare le tre lingue di neve presenti nel percorso. Alto rischio di scivolamento, munirsi di ramponcini o picozza (il sottoscritto è scivolato per 20mt fortunatamente senza gravi conseguenze , solo qualche escoriazione)
Ciao Claudio, grazie per il tuo commento. Quando l’abbiamo percorso noi i canaloni di neve erano ben pestabili, ma la prudenza non è mai troppa e in questa strana stagione estiva è bene sempre avere con sé dei ramponi o ramponcini per passare certi passaggi che possono risultare insidiosi.
Mi spiace per lo scivolone, ma fortunatamente non ti sei fatto male. Ci vediamo lungo i sentieri (senza neve, si spera)!
Ciao Silvia io non ho problemi ma vorrei fare Cima pape con un amico Che soffre particilarmente le cenge. Quando parli del 759 ripido e stretto cosa intendi? 45 gradi o di piu’? Hai qualche foto da potermi mandare cosa’ vedo se il mio amico lo pup’ fare? Ad esempio lui non percorre sentieri tipo quello Che porta Al col santino (131a se vuoi vedere). Grazie
Ciao Ivo, la foto è quella che vedi subito sotto e rende bene l’idea perché il sentiero era quasi completamente invaso dalla vegetazione. Se il tuo amico soffre di vertigini non è sicuramente un sentiero adatto a lui. Tieni conto inoltre che – se stai pianificando questa gita in questo periodo – potresti trovare quasi sicuramente ghiaccio o neve.
L’ultimo tratto in salita per la cima inoltre è veramente pendente.
Il sentiero che porta al Col Santino invece non lo conosco, mi spiace.
Buone gite!
Allora ci siamo stati qualche gg fa. Fantastica e selvaggia. Nessun problema per la ripidita’ della via che comunque è relativa alle capacità individuali. Quando si scende seguire sempre le indicazioni per Cencenighe fino ad intersecare la strada che porta quasi fin su ai fienili. Giro fantastico e visuale fantastica! La consiglio a tutti magari con una persona che ci è già stata. Ciao e grazie comunque per le info condivise
Cima Pape è una di quelle escursioni di montagna vera, che si alza piano dai paesi, supera la rassicurante quota delle malghe, e poi… natura. Bellissima, ce la ricordiamo come fosse ieri. Grazie per il tuo commento!