Cerchi un giro selvaggio, con panorami solitari, ambienti che cambiano ad ogni passo, e il giusto livello di sfida? Bene: l’anello del Nabois Grande per il sentiero Chersi fa per te. Con una avvertenza: serve piede saldo, assenza di vertigine, e voglia di esplorare.
Nota: in questo articolo ti racconto il trekking di due giorni così come l’abbiamo fatto noi, cioè salendo anche la cima del Nabois Grande e dormendo al Bivacco Mazzeni. Senza questa “deviazione”, il giro può essere fatto in giornata (anche se resta impegnativo).
Dalla Val Saisera al Rifugio Pellarini (e oltre)
La prima meta della giornata è il Rifugio Pellarini (1499 mslm). Raggiungerlo è fondamentalmente un tranquillo avvicinamento che si svolge dapprima in bosco, poi al cospetto delle rocce che racchiudono la Carnizza di Camporosso.
Qui puoi leggere l’escursione al Rifugio Pellarini. Calcola circa due ore per arrivarci.
Dal Rifugio Pellarini a Sella Nabois
Si prosegue a questo punto oltre il rifugio, seguendo le indicazioni per il Bivacco Mazzeni/Sentiero Chersi. Non ti basare troppo sulle tempistiche tabellate: non sono troppo affidabili!
Dieci minuti dopo il rifugio, hai la prima possibilità di salire alla vetta del Nabois Grande – vedi il paragrafo successivo. Se invece non hai questa intenzione, prosegui dritto in direzione della Sella.
Il sentiero si incunea tra lo Jof Fuart, a sinistra, e il Nabois Grande, a destra. L’ambiente è severo, austero, dominato dalla roccia e dalla ghiaia. La pendenza è costante ma non eccessiva, almeno fino alla rampa finale: gli ultimi 60-70 metri di salita per la sella si percorrono per erti tornantini. (A proposito, è da qui che si prende la via normale per il Nabois Grande.
Da Sella Nabois (1970 mslm) possiamo spiare la testata della Val Saisera, e più avanti verso lo Jof di Miezegnot. Possiamo anche chiederci dove mai ci porterà il sentiero Chersi, dato che l’ambiente sembra assolutamente inospitale…
Variante: la salita al Nabois Grande
La cima del Nabois (2313 mslm) è in realtà il nostro primo obiettivo. Si tratta di un’ascesa alpinistica non troppo difficile, ma con alcuni punti critici. Te la raccontiamo qui con dovizia di dettagli.
In breve, si prosegue oltre il Rifugio Pellarini, dieci minuti dopo del quale si può scegliere tra due possibilità:
- prendere sulla destra il sentiero alpinistico Gasparini-Florit, e poi scendere per la via normale
- proseguire fin quasi a Sella Nabois, e da qui salire e scendere per la via normale
Il panorama dalla vetta è splendido, merita, e la salita è piuttosto soddisfacente.
Il sentiero Chersi fino al Bivacco Mazzeni
Raggiunta Sella Nabois, dove siamo accolti da una filza di bandiere tibetane, guardiamo oltre. Il sentiero Carlo Chersi, o 616, scende per alcuni metri (occhio alla ghiaia), e si butta subito sulla sinistra. Da questo momento, correrà lungo le pareti settentrionali dello Jof Fuart, svolgendosi su strettissime e vertiginose cenge, a stretto contatto con la roccia da una parte, e con ghiaioni e strapiombi dall’altra.
Il Chersi è tutto quello che ti aspetti da un sentiero alpinistico di questo tipo: è spettacolare, emozionante, adrenalinico, isolato e silenzioso. Ci sono rocce da scavallare (ma a malapena raggiungono il I grado), ed è richiesto sempre passo fermo e concentrazione. Il caschetto è consigliatissimo, mentre NON ci sono tratti attrezzati.
Il dislivello si accumula per svariati saliscendi, con la traccia che si infila in strette fessure parallele alla parete, sale dossi erbosi, si tuffa a capofitto per tornantini che fanno perdere quota. Impossibile da descrivere per filo e per segno, tra le cose più belle che il Chersi mostra ci sono:
- il relitto di un ghiacciaio, con un’imponente bocca dalla quale esce il torrente subglaciale
- la traccia lontana che si stacca dalla roccia e si trasforma in uno zigzagare che sembra sparire nel nulla
- alcuni larici solitari, dorati, su creste irraggiungibili
- pareti di roccia a non finire
Superati faticosamente alcuni contrafforti, il sentiero prende a seguire la testata di una piccola valle che si incunea tra lo Jof Fuart, il cui massiccio stiamo abbandonando, e il complesso del Foronon del Buinz. Camminiamo alla base dei ghiaioni dell’Alta Spragna, ci stupiamo dell’anfiteatro imprendibile che stiamo percorrendo. Al di là della valle, lo vediamo: il puntino rosso del bivacco. Una mezz’ora quasi in quota, e ci siamo.
Avvertenza: il cartello che segnala il bivacco è divelto, ma raggiungerlo è facile: al bivio si prende la traccia evidente sulla sinistra, e si sale in meno di dieci minuti il dosso sul quale si trova la struttura. Attenzione: questo tratto di bosco è umidissimo, fangoso e scivoloso).
Il Bivacco Mazzeni
Abbiamo meno di un’ora di luce davanti, e dobbiamo fermarci qui. La scatola rossa del Bivacco Mazzeni (1630 mslm) è scrostata, ma fino all’ultimo ci speriamo: “fa che non sia preso male”…
Apriamo la porta: è preso male. I materassi e le coperte sono mordicchiati dagli stessi animali – topi o ghiri – che hanno i loro bisogni un po’ ovunque. Persino gli sgabelli hanno visto tempi migliori, e non ce n’è uno che stia dritto. È un peccato, ed è anche un po’ triste vedere un luogo d’appoggio ridotto così. Il bivacco è proprietà del CAI di Trieste.
Sembra una presa in giro. Meno di un mese prima, nel mezzo dell’Alta Via delle Dolomiti numero 4, ci troviamo di fronte un bivacco modello Berti scalcagnato, la porta divelta, l’interno inutilizzabile. Il Bivacco Comici è davvero malridotto. Guardiamo la targa: è del CAI di Trieste.
Mentre Silvia fa una magia e rende il bivacco abitabile, io approfitto dell’ultima luce per andare in cerca di acqua: torno al bivio, prendo sulla destra, scendo per il largo canalone in secca e, una cinquantina di metri più in basso, trovo una fonte gelida e ottima. Nota bene: trovi acqua anche proseguendo sul Chersi verso valle, a circa dieci minuti di cammino.
Il bivacco consta di otto brande (non tutte dotate di materasso), due rotoli di carta igienica, e molta pupù di roditore.
Dal Bivacco Mazzeni alla Val Saisera
Ci mettiamo in moto di buon ora, scendiamo al bivio, e riprendiamo il sentiero Chersi in direzione nord. Il carattere del sentiero in qualche modo cambia: meno alpinistico, più wild. Superiamo alcune cascate piuttosto scenografiche, perdiamo quota, percorriamo alcuni semplici tratti attrezzati, e iniziamo a discesa finale verso valle.
Sotto di noi, boschetti di larice e faggio, coloratissimi per l’autunno, con la traccia che si destreggia tra gli alberi. Entriamo infine in una bellissima faggeta.
Ad un certo punto, incontriamo un bivio (1125 mslm circa). Il sentiero Chersi proseguirebbe sulla sinistra in direzione del Bivacco Stuparich. Noi lo abbandoniamo, proseguiamo dritti sul sentiero 616 verso Val Saisera. Ancora un quarto d’ora di bosco, e sbuchiamo sul fondovalle in corrispondenza di un ponte sul Torrente Saisera.
A questo punto, per raggiungere l’auto, non ci resta che seguire l’ampia carrareccia in direzione nord est fino a raggiungere il parcheggio (non c’è un unico percorso, ma bisogna orientarsi attraverso il dedalo di forestali della valle, ivi compreso il tracciato del Saisera Sound Track). Da ponte all’auto ci è voluta più di un’ora di cammino.
Anello del Nabois Grande in due giorni: il trekking in breve
⛰️ Dove siamo | Val Saisera. Sulle Alpi Giulie, tra Jof Fuart e Jof di Montasio. |
📍 Partenza da | Parcheggio P2 in Val Saisera (916 mslm) |
💍 Punti dell’anello | Rifugio Pellarini (1499 mslm), Cima del Nabois Grande (2313 mslm, facoltativa), Sella Nabois (1970 mslm), Bivacco Mazzeni (1630 mslm) |
📐 Dislivello | 1600 m con la salita al Nabois Grande |
📏 Lunghezza | Poco meno di 20 km. |
⏱️ Tempo | 11 ore e mezza tutto il giro. |
😅 Difficoltà | Difficile. Oltre alla salita al Nabois Grande (vedi relazione), la difficoltà sta nel sentiero Chersi, che è alpinistico, selvaggio e complesso, con molti tratti esposti, ghiaia, e passaggi su rocca (max I grado). È richiesto piede fermo ed esperienza in ambiente isolato. Caschetto consigliatissimo da Sella Nabois al Bivacco Mazzeni. |
💧 Acqua | Sì: prima del Rifugio Pellarini e nei pressi del Bivacco Mazzeni. Tra questi due punti corrono 4 ore di cammino senza disponibilità di acqua. |
🗺️ Cartografia | Tabacco 1:25.000 n. 19 – Alpi Giulie Occidentali, Tarvisiano (se non ce l’hai puoi comprarla qui) |
🛰️ Traccia GPS | Sì, divisa in due. Nella prima traccia trovi anche la salita al Nabois Grande. |
Scrivi un commento