Una introduzione è d’obbligo: siamo affascinati dalle ferrovie storiche. L’amore è scoccato in Val Chiavenna, quando abbiamo scoperto e percorso il Sentiero del Tracciolino. Da quel giorno, di percorsi che si svolgono su antiche rotaie non ne perdiamo uno. Nelle Valli di Lanzo, di decauville – questo il nome tecnico – ne abbiamo scoperte ben due. In questo articolo, ti raccontiamo un lungo anello: protagonista il Traciolin verso il Lago di Malciaussia.

Silvia nell'escursione lungo il tracciolino

Da Margone al bivio per il Traciolin

Raggiungiamo Margone, in Val di Viù, e lasciamo l’auto nell’ampio parcheggio in centro al paese (1420 mslm circa): qui c’è anche una fresca e graditissima fontana, nonché il pannello che racconta i Sentieri Energia e Natura, sette itinerari che esplorano lo sfruttamento idroelettrico della valle.

Torniamo indietro di qualche metro: di fronte alla chiesa, il segnavia che cerchiamo, quello del sentiero 118 in direzione del Rifugio Cibrario.

sentiero tracciolino Valli di Lanzo

Attraversiamo prati incolti e una borgata, seguiamo il sentiero e raggiungiamo località Trapette (1620 mslm). Qui proseguiamo in salita, seguendo le indicazioni per il Cibrario, fino a raggiungere, a quota 1800 mslm, il bivio del Traciolin.

L’obiettivo di questa prima mezz’ora di escursione è arrivarci, a questo bivio. Il percorso è logico, ma nel dubbio, tra tracce e deviazioni, segui la nostra traccia GPS, oppure la carta topografica.

Un cartello ci spiega cos’è il Traciolin, e un QR code – per una volta funzionante – rincara la dose.

segui bagaglio leggero su Instagram

Lungo il Traciolin

Ma cos’è il Traciolin? Si tratta di una lunga ferrovia decauville (cioè a scartamento ridotto) che, grazie a un percorso perfettamente in piano, permetteva di trasportare materiali da costruzione a quella che sarebbe diventata la diga sul Lago di Malciaussia, e relative tubazioni verso le centrali della valle. Parliamo di anni Trenta del Novecento, di lavori sfiancanti che avevano attirato qui non solo gli uomini della valle, ma manovalanza da tutto il Piemonte (tanto che, racconta il QR code, molte ragazze trovarono marito tra gli operai).

Per costruire la diga ci vollero tre anni, poi le decauville fu smantellata – più semplice usare la nuova strada militare, appena realizzata. I binari furono in parte tolti, ma in seguito al crollo di un ponte, in parte rimangono.

Al bivio prendiamo a sinistra, e camminiamo in piano. Usciti dal bosco, riusciamo a vedere con chiarezza il nostro percorso. Sotto ai nostri piedi, le tracce dei binari.

Silvia lungo il sentiero del Tracciolin

Per i prossimi cinque chilometri mezzo, nonostante la “piattezza” del percorso e la sua comoda larghezza, non mancheranno le emozioni. Nell’ordine:

  • una galleria lunga circa 300 metri: obbligatoria la frontale, ma soprattutto scarponi che tengano l’acqua e una buona dose di equilibrio, perché il fondo è in parte sempre coperto d’acqua (TANTA ACQUA!). Non dimenticare che sul fondo ci sono anche delle pietre sconnesse: uno spasso, insomma! Già che ci siamo, attenzione anche alla claustrofobia.
  • la cascata del Rio Bellacomba da attraversare: questo passaggio può essere delicato a seconda della stagione, e quindi della portata della cascata. Verso fine giugno, abbiamo incontrato dei signori che avevano rinunciato all’attraversamento – fondamentalmente si tratta di fare due passi con sicurezza contro la roccia della riva opposta, nella quale gli appigli per i piedi sono quantomeno light;
  • fioriture eccezionali e varie, nonché la profumata presenza di tantissima erba cipollina;
  • il panorama sull’altro versante della valle, piuttosto bello, e sul fondovalle prativo, con la stretta e placida strada che vi si snoda.

Galleria, cascata, fioriture, e l’ultimo tratto ci deposita sulla strada asfaltata… non prima di un brevissimo tratto attrezzato in discesa (niente di che).

Facciamo alcune decine di metri, e siamo in vista della diga e del Lago di Malciaussia (1792 mslm).

Al Lago di Malciaussia

Ora c’è l’azzurro “quasi tiffany” del Lago di Malciaussia, oltre la casetta del guardiano che ci accoglie all’imbocco della grande conca. Un’aquila di legno domina la vista.

Seguiamo la strada, che fa uno stretto tornante in discesa. Di fronte a noi, ora, c’è il Rifugio Vulpot (1808 mslm).

Punto tappa della GTA, amatissimo ristoro – anche a giudicare da quante auto ci sono nel parcheggio in un giorno infrasettimanale di giugno – e ottimo posto nel quale spezzare la gita. Ci fermiamo per un tagliere e una birra fresca.

A questo punto le possibilità sono due:

  • tornare indietro sulla strada asfaltata e, sulla destra, individuare il sentiero 111 che scende verso l’alveo del torrente Stura di Viù. Superato il torrente, si incontrerà un bivio: prendere il sentiero 111 sulla sinistra;
  • proseguire lungo il Lago di Malciaussia per poi salire al Lago Nero.

Noi abbiamo scelto questa seconda possibilità (e la consigliamo anche a te), ma attenzione che il percorso diventa molto lungo.

Sì, puoi anche ritornare a Margone per la strada asfaltata. Ma fare il sentiero 111 come descritto poco oltre, merita davvero. 

Deviazione al Lago Nero

Sono cinque chilometri circa, e duecento metri di dislivello in più: ma la deviazione per il Lago Nero merita lo sforzo, e rende l’anello ancora più entusiasmante, aprendo una vera e propria parentesi “alpina”.

Alla salita al Lago Nero abbiamo dedicato un articolo completo. 

Unica avvertenza: scendendo per la traccia senza nome, ti troverai a raggiungere un bivio (1777 mslm). Qui, invece di scendere al torrente, dovrai prendere a destra e raggiungere Grange Castelletto. L’orientamento non è proprio semplice, ma l’anello prosegue da qui.

Silvia al lago nero

La discesa ad anello per il sentiero 111

A questo punto, siamo in destra idrografica del torrente Stura di Viù. Camminiamo attraverso i prati fino a Grange Castelletto seguendo il sentiero 111, alcuni ruscelli ci fanno compagnia. Stiamo camminando in un mondo isolato, remoto nonostante si trovi a poche centinaia di metri dal frequentato Lago di Malciaussia.

L’orientamento ora è facile: si segue la traccia, bene indicata. Davvero: è un ambiente splendido, anche se “umile” in quanto non ci sono grandi cime né scorci epici – è montagna semplice, e tanto basta.

Valli di Lanzo

Raggiungiamo così l’ultima salita della giornata: i cento metri di dislivello che ci separano dal Lago Falin (1700 mslm): più che un lago, un’area impaludata, habitat per numerose specie di flora e fauna. Il lago si sta in parte interrando, e alcune zone sono ormai torbiere. Nonostante tutto, il verde della vegetazione fa da contrappunto a un panorama che si è di nuovo aperto.

Proseguiamo, e iniziamo la lunga discesa verso Margone. Dapprima nel bosco, per ampi tornanti e in discesa, e poi sulle forestali che fiancheggiano il torrente ed entrano nel borgo da sud ovest. Ultima salita su asfalto, e siamo al parcheggio.

Anello del Traciulin e del lago di Malciaussia: dati tecnici in breve

⛰️ Dove siamo Al termine della Val di Viù, Valli di Lanzo
📍 Partenza da Margone (1414 mslm)
🏅 Punti dell’anello Lago di Malciaussia (1792 mslm), Lago Nero (facoltativo, 2020 mslm), Lago Falin (1700 mslm)
📐 Dislivello circa 600 (200 in più con la salita al Lago Nero)
📏 Lunghezza 12 km + 5 incorporando il Lago Nero
⏱️ Tempo Dalle 5 alle 7 ore a seconda se sali al Lago Nero o no
😅 Difficoltà Media-Difficile: il Traciolin per quanto semplice, nasconde un paio di insidie (leggi la relazione!)
💧 Acqua Sì: a Margone e al Rifugio Vulpot. Tutto il resto è da potabilizzare.
🗺️ Cartografia L’Escursionista 1:25.000 n.17 – Alte Valli di Lanzo (se non ce l’hai puoi comprarla qui)
🛰️ Traccia GPS Sì, è compresa anche la salita al Lago Nero

Per scoprire ferrovie e gallerie di montagna (da percorrere a piedi)