Siamo a Cima Sappada da poco meno di tre settimane, e tutti continuano a ripeterci che le due gite irrinunciabili sono l’escursione ai Laghi d’Olbe e quella alle Sorgenti del Piave. Ora: Davide ricorda l’escursione che ha fatto in estate al Rifugio Calvi, e della salita alle Sorgenti dice: mah, ma è tutta strada, e per di più asfaltata! Perché ci mandano lì? Insomma: per farla breve, scendono i primi 40 centimetri di neve, e proviamo la ciaspolata alle Sorgenti del Piave. Neanche da dire che ci siamo ricreduti: una favola!

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Silvia durante la ciaspolata da Cima Sappada

Da Cima Sappada al Rododentro

Partiamo quindi dalla Borgata Vecchia di Cima Sappada (1299 mslm). È mattina presto, il termometro segna sei gradi sotto zero, siamo vestiti di tutto punto per una ciaspolata che temiamo in ombra (a riguardo verremo felicemente sbugiardati). La via di accesso alla nostra meta è la Strada Provinciale 22 della Val Sesis, ovvero la variante che parte praticamente dalla chiesa di Cima Sappada.

Nota bene: in estate questa via d’accesso è trafficatissima sin dalla mattina presto. È però possibile salire alle sorgenti schivando per lunghi tratti il nastro asfaltato, percorrendo il Sentiero Naturalistico del Piave che se ne discosta in molti punti.

Val Sesis, quindi. Ma non stiamo andando alle Sorgenti del Piave? Calma, calma, tra un po’ capiremo tutto. Quello che interessa al geografo è che il torrente del quale seguiremo la profonda incisione è il Sesis.

O è il Piave? Che confusione!

La variante fa un ampio tornante appena lasciatasi alle spalle le ultime abitazioni di Cima Sappada. Superiamo la rampa di accesso per Capanna Bellavista, ancora ingombra di neve, e rinunciamo alla bella deviazione per gli Staipe di Plotzen (breve e bella deviazione quando la neve è abbondante). La strada prende a salire.

Ciaspolata al Rifugio Piani del Cristo

Per ora, camminare non è un problema: le ciaspole stanno appese allo zaino perché la pista è stata battuta. La strada guadagna quota senza troppa fretta fino a una serie di stretti tornati, che preludono all’arrivo al Rifugio Piani del Cristo (1410 mslm, sono passati quarantacinque minuti). Qui la prima sorpresa della giornata: usciamo dalla stretta valle del Sesis e sullo slargo antistante al rifugio ci godiamo un bel sole. Per la cronaca, dietro al rifugio si stacca la forestale diretta al Monte Chiadin.

Proseguiamo su pista battuta e nel sole, e sempre su pendenze moderate. Il percorso è pressoché rettilineo fino a che raggiungiamo Pian delle Bombarde e, poco dopo, la Baita Rododendro (1459 mslm). Bellissima, giusto fuori dall’edificio, una coppia di sculture di legno. In quella che rappresenta gli alpinisti, il primo della cordata è seduto su una roccia e attende la scalata del compagno, legato dalla corda (vera): originale!

Baita Rododendro

Da qui, la ciaspolata cambia carattere…

Dal Rododendro al Rifugio Sorgenti del Piave

… più che altro perché

  • indossiamo finalmente le ciaspole :-)
  • la pista non è battuta, e ci sono 40 centimetri di neve freschissima

Questo significa che fino alle sorgenti toccherà a noi tracciare la pista. Benvenuta, fatica della ciaspolata!

Superiamo il doppio tornante che ci porta sopra al Rododentro e ci permette di continuare, sempre con pendenze più che accettabili, fino a Ponte Schordan (1496 mslm). Qui si passa sull’altro lato del Sesis. C’è poi un’altra stretta successione di tornanti. La neve, ora, carica anche i rami degli abeti. L’atmosfera ha un che di selvaggio, nordico: l’idea di percorrere una strada stretta e asfaltata, in estate è un vero caos, mentre ora appare così lontana da quell’immagine.

Il silenzio è completo, a parte per il gorgogliare del Sesis, in basso.

ciaspolata da Cima Sappada alle Sorgenti del Piave

Ai Fienili di Sesis si apre sulla destra un bellissimo versante innevato, punteggiato di alcuni piccoli fienili in legno. Ma è in genere l’ambiente ad aprirsi, ora. Un saluto alla Cappella della Madonna Miracolosa, un lungo tornante, una curva della strada, e notiamo una deviazione con molti cartelli (1777 mslm). Ci sorprendiamo nel scoprire che siamo sbucati da qui alla fine della nostra Traversata Carnica in tenda, dopo aver percorso la lunghissima valle del Rio Avanza con l’ansia alle calcagna, in quanto non era chiaro se la forestale sarebbe stata percorribile fino in fondo.

Il panorama si allarga ancora di più quando superiamo Casera di Sesis. Da qui manca meno di mezz’ora all’arrivo: pendenza modestissima e regolare, neve soffice, gran fatica a tracciare. In fondo per noi è la prima vera ciaspolata della stagione, e corrisponde al risveglio di muscoli e movimenti assopiti che – beh: si fanno sentire!

Prenditi qui un momento per guardarti alle spalle e ammirare, lontana ma non troppo, la catena dei Monti di Volaia.

Ci siamo quasi, comunque. Ci lasciamo sulla destra la salita al Rifugio Calvi, appollaiato tra Peralba e Chiadenis – le masse rocciose che lo proteggono sono affilate, verticali, imponenti.

panorama dalle Sorgenti del Piave

Il Rifugio Sorgenti del Piave

Raggiungiamo infine il Rifugio Sorgenti del Piave (1830) mslm. Ad accoglierci, il monumento sotto il quale sgorga il Piave, “Fiume sacro alla Patria”, e la Fiamma della Pace.

Una panchina al sole è provvidenziale. Pranziamo, beviamo il tè dal thermos, chiacchieriamo. Quando la luce inizia ad affievolirsi, partiamo: la discesa sarà per la stessa via della salita. Solo, una cosa ci dà da pensare: ma nascerà davvero qui il Piave?

Rifugio Sorgenti del Piave

Friuli o Veneto: dove nasce il Piave?

Sì, il Piave nasce qui. Ma anche no: il Piave non nasce qui. Insomma, dipende da chi ti risponde.

Il fatto è che il Piave è ben riconoscibile dall’imbocco della Val Visdende, dove c’è la confluenza tra Piave/Sesis, che nasce dal Peralba, e Cordevole di Visdende, che nasce appunto in Val Visdende dalla confluenza di corsi d’acqua che nascono da Passo Palombino e Passo dell’Oregone. Ma quale di questi due rami è “il vero Piave”?

Di mezzo ci sono storia – il Piave è uno dei fiumi più importanti per le vicende d’Italia – campanilismo e geografia. Aggiungici il recente passaggio di Sappada dal Veneto al Friuli, e la frittata è fatta: hanno ragione tutti, e non ha ragione nessuno. Comunque, gli elementi sono questi:

  • Prima del passaggio di Sappada al Friuli, qui era tutto Veneto. La questione era più semplice? No: la disputa per la paternità del Piave era comunque viva tra gli abitanti di Santo Stefano di Cadore e quelli di Sappada.
  • Tradizionalmente le sorgenti del Piave sono considerate quelle di Sappada. C’è chi parla di falso storico.
  • Il geografo Marinelli (sì, quello del rifugio Marinelli) aveva dato una risposta politica: chiamiamo uno Piave di Visdende, e l’altro Piave di Sesis. Neanche a dire che la proposta non ha placato gli animi.
  • La storia dei documenti dice che quello della Visdende non si è mai stato chiamato “Piave”, mentre quello di Sappada sì.
  • Infine, la geologia. La valle del Sesis è in continuità con quella del Piave da Sappada in giù, ed è più antica della Visdende.
  • Nel 2019, il governatore veneto Zaia ha chiesto una perizia a una commissione guidata dal docente di ingegneria idraulica Luigi d’Alpaos. Il responso? Sono quelle venete.

Tu come la pensi?

sorgenti del Piave

Ciaspolata alle Sorgenti del Piave: dati tecnici in breve

Dove siamo: a Cima Sappada, valico alpino (e pittoresco borgo) delle Alpi Carniche. Provincia di Udine.

Partenza: Cima Sappada (1299 mslm).

Arrivo: Rifugio Sorgenti del Piave (1830 mslm)

Dislivello: 530 metri

Lunghezza: 17 km andata e ritorno

Difficoltà: facile se la neve è già battuta, altrimenti media. La vera difficoltà è la lunghezza dell’itinerario, che richiede un po’ di allenamento. Il però è che la ciaspolata può essere interrotta con soddisfazione in qualsiasi momento, anche una volta arrivati ai Piani di Cristo o alla Baita Rododendro.

Tempo: 6 ore tutta la ciaspolata

Cartografia: Carta Tabacco n. 1 – Sappada, Santo Stefano, Forni Avoltri (se non ce l’hai puoi comprala su Amazon)

Ciaspolata alle Sorgenti del Piave pin