Una sagoma imponente che svetta su un verde altopiano ancora addormentato: questa mattina lo Jof di Montasio ci si è presentato così. Quattro ore dopo abbiamo suonato quella campana… ma per farlo, ci siamo fatti 1250 metri di dislivello con un erto canalone nel mezzo, abbiamo usato mani e piedi (c’era anche della neve da superare), ci siamo cucinati sotto un caldo sole. In premio abbiamo avuto un panorama incredibile. La salita allo Jof di Montasio è un classica che merita di essere raccontata.
Dai Piani del Montasio a Forca dei Disteis
Lasciamo l’auto ai Piani del Montasio (1502 mslm). Nonostante sia ancora presto, ci sono già molte auto e non a torto, dato che il panorama è già dai primi metri strepitoso! Una leggera bruma aleggia sull’altopiano, mentre sopra di noi il cielo azzurro a striature bianche promette una giornata magnifica.
Imbocchiamo il comodo sentiero che punta al Rifugio G. Di Brazzà (diventerà il sentiero 622) che in venticinque minuti ci porta al rifugio (1660 mslm). Il tempo di un caffè e siamo pronti per affrontare l’avvicinamento vero e proprio. Lasciamo il rifugio sulla destra e seguiamo le indicazioni verso Forca dei Disteis.
Il sentiero sale in maniera piuttosto morbida tra l’erba puntando verso una forcella erbosa. Le indicazioni del sentiero non sono molto evidenti, ma la forcella si vede bene, il sentiero è evidente, e si può puntare dritto.
Da Forca dei Disteis al Bivacco Suringar
Dalla Forca Disteis (2201 mslm) ci infiliamo il casco e iniziamo a salire il ripido (e faticoso) ghiaione. I bolli rossi aiutano nell’orientamento, ma per non sbagliare (come abbiamo visto fare a molti) ti consiglio di tenerti abbastanza sulla sinistra in modo da trovare il giusto percorso verso le balze rocciose.
Con alcuni punti da superare aiutandosi con le mani e mai esposti, ci troviamo sulla Grande Cengia, che con modesta pendenza raggiunge un bivio (scritte rosse di vernice su un grosso masso): proseguendo dritti si arriva in 5 minuti al Bivacco Suringar, mentre salendo inizia il verticale Canalone Findenegg.
Attenzione perché la deviazione non è così evidente, e se arrivi al bivacco senza averla notata sai che dovrai tornare indietro di pochi metri. Da qui infatti, proseguendo, puoi solo attaccare la Via Amalia, celebre via ferrata che collega il Suringar al Bivacco Suparich e alla Val Dogna.
Nota bene: ancora a ottobre 2022, il tratto di Via Amali che sale dal Bivacco Suringar è inagibile per una colata di fango avvenuta due anni prima.
Il Bivacco Suringar (2430 mslm)
Il bivacco è coccolissimo! Consta di soli quattro posti letto, dotati però di tutto il necessario: materassi, coperte, cuscini. L’aspetto fresco e brillante della vernice rossa fa presumere che l’abbiano sistemato da poco. Davvero un gioiellino addossato alle pareti del Montasio.
La vista verso est poi non è niente male… peccato solo non esserci portati i sacchi a pelo per la notte!
Per arrivare qui sono ci sono volute tre ore. Di fronte al bivacco ci sono un microscopico spiazzo e un gradone di roccia giusti per ospitare la merenda di alcuni alpinisti. Cosa che puntualmente facciamo!
Canalone Findenegg
Torniamo indietro sui nostri passi per qualche metro e imbocchiamo il famigerato Canalone Findenegg. Non è la via normale, ma viene definita come “via più logica per la salita al Montasio”: la normale, in salita, viene considerata noiosa (ma va benissimo se non sei a tuo agio con la facile arrampicata e preferisci la sicurezza della ferrata). È stata aperta nel 1877.
Troviamo qualche residuo di neve, che nel complesso non dovrebbe inficiare la salita. Iniziamo così ad arrampicare su “facili roccette” di I e II grado scarso. I passaggi non sono mai troppo esposti, ma alcuni punti possono presentare qualche problema ai meno esperti.
In particolare è presente una strozzatura con una roccia leggermente bombata un po’ ostica da superare se non si capisce da che parte prenderla. È comunque sufficiente fare un passo indietro e utilizzare un masso posto poco dietro al piede destro per triangolare in maniera abbastanza efficace ed uscire dalla momentanea empasse.
Il terreno è sempre molto friabile, e questo rappresenta un’altra difficoltà di non poco conto: in caso di presenza di altri escursionisti – e ce ne sono sempre – il pericolo di caduta sassi è quanto mai reale. Ho già detto che è obbligatorio avere il caschetto addosso, vero?
Superiamo il canalone Findenegg con abbastanza tranquillità – nonostante i passaggi su neve. Arriviamo così ad una cresta piuttosto aerea non difficile e ad una seconda cresta leggermente più vertiginosa e da dove finalmente vediamo la nostra meta: la croce dello Jof di Montasio.
Segnalo solo un ultimo piccolissimo tratto davvero ostico: il passaggio terminale per arrivare alla cima era decisamente esposto a causa di un po’ di neve residua. Solo due passi, ma da affrontare davvero con la massima cautela e concentrazione: sotto vi si trova il vuoto.
Jof di Montasio
Una campana, una croce di vetta e almeno un centinaio di monti tutto attorno a noi. La Carnia, le Giulie e le Dolomiti orientali danno bello sfoggio di sé, mentre dalla pianura assistiamo ad un mare di nuvole commovente. La giornata di sole è grandiosa e la cima quasi commovente.
Immancabili gracchi (e numerosi alpinisti austriaci e sloveni) ci danno il benvenuto sulla vetta dello Jof di Montasio (2753 mslm).
Individuiamo alcune nostre “vecchie conoscenze” come lo Jof di Miezegnot, il Bivacco Vuerich, il Nabois Grande, lo Jof Fuart. Ma la vista non si ferma qui: ci sono la forma tozza del Mangart verso est, il mare bianco di nuvole che copre la pianura a sud, i ghiacciai verso l’Austria a nord. Strepitoso.
Discesa per la scala Pipan e la via ferrata
Decidiamo indossare l’imbrago direttamente dalla cima dello Jof di Montasio per evitare di trovarci in situazioni scomode. Seguiamo la cresta e iniziamo a scendere verso la via ferrata.
Fortunatamente oggi ci siamo un po’ attardati, così non dobbiamo aspettare molto perché gli ultimi escursionisti finiscano la via ferrata – che è anche la via normale di ascesa allo Jof di Montasio. Il problema infatti di questa via è l’effetto “coda” tipico delle montagne affollate.
C’è chi si prende giustamente il suo tempo, e chi scalpita. Chi è in scarpette e zainetto micro (Kit da ferrata? Mai sentito) e chi, provenendo dalla direzione opposta, fa di tutto per infilarsi tra le fessure che hai di fianco per superarti.
Oltre alla tecnica della via ferrata, ricorda che ci sarebbe anche un’etichetta da seguire per percorrere questi itinerari. Inoltre, non ti preoccupare delle persone che scalpitano per passare: tentare di farle passare rischia di metterti in situazioni delicate, sicuramente evitabili.
La ferrata del Montasio ha una discreta componente verticale, ma è quando si raggiunge l’attacco della famosa Scala Pipan che questa verticalità prende senso.
La Scala Pipan consiste di una scala a pioli che supera un dislivello di 60 metri. Quella che percorriamo però non è l’attrezzatura originale, che è stata rimodernata da pochi mesi. Tratti della scala storica sono visibili alla fine della discesa.
Si racconta che la vecchia Scala Pipan producesse oscillazioni inquietanti. Questa dà invece una piena sensazione di affidabilità.
Un secondo tratto un po’ strano (sembra la scala esterna di un edificio) e più breve chiude la discesa ferrata.
La discesa verso il Rifugio Di Brazzà
Qui si può togliere l’imbrago, ma il caschetto va tenuto, perché la numerosa popolazione di stambecchi smuove diverso materiale detritico. Una ventina di minuti di discesa a tornantini nell’ambiente roccioso del versante sud del Montasio di porta al bivio con l’arrivo del Sentiero Attrezzato Leva (sulla sinistra).
Noi scendiamo invece sulla destra, percorrendo un lungo traverso in discesa fino a raggiungere di nuovo Forca dei Disteis, venti minuti dopo. Per questo tratto, serve tenere l’attenzione sull’orientamento dato dai bolli rossi.
Dalla forca, non resta che rifare il lungo sentiero verso il rifugio, bere una birra (e prendere magari un’ottima panna cotta con i frutti di bosco), e scendere al parcheggio.
Via normale allo Jof di Montasio e discesa per la scala Pipan: il trekking in breve
⛰️ Dove siamo | Sulle cima più alta delle Alpi Giulie italiane. |
📍 Partenza da | Parcheggio del Montasio/Rifugio Brazza (1502 mslm) |
🥇 Arrivo | Jof di Montasio (2753 mslm) |
📐 Dislivello | 1250 metri |
📏 Lunghezza | 11 km |
⏱️ Tempo | 8 ore |
😅 Difficoltà | Difficile. La salita nel canalone Findenegg è sicuramente più impegnativa e delicata della via normale. La ferrata invece non presenta particolari difficoltà. Il dislivello in entrambi i casi è importante. |
💧 Acqua | No. L’unico punto d’appoggio è il Rifugio di Brazzà. |
🗺️ Cartografia | Tabacco 1:25.000 n. 19 – Alpi Giuli e Occidentali, Tarvisiano (se non ce l’hai puoi comprarla qui). |
🛰️ Traccia GPS | Sì. |
Che bel
Percorso ! Fatto tanti anni fa, con la vecchia scala Pipan al ritorno 🤣. Grazie per avermi fatto tornare alla mente questo bel ricordo. Dispiace solo che quel giorno ci fosse poca visibilità dalla cima .
Grazie Paola! È stata una gita davvero grandiosa e di grande soddisfazione… ho visto le foto della vecchia scala Pipan: mitica!
Felici di averti riportato alla mente un ricordo prezioso!
Buona montagna!