Improvvisamente, ci viene voglia di un panorama dolomitico. E dato che ci troviamo piuttosto vicini – per la precisione, a Pieve di Cadore – viene scontato pensare al Caregon del Padreterno. La giornata è una infrasettimanale con pochissime persone in giro, c’è della neve al suolo ma niente di impegnativo (forse non servono nemmeno le ciaspole), il sole scalda da subito. In questa relazione ti portiamo con noi in un bellissimo giro ad anello al Rifugio Venezia, all’ombra del Pelmo!

⚠️ Avvertenza. C’è un piccolo problema di erosione a dieci minuti dall’inizio dell’escursione. Leggi con attenzione la relazioni, e vedi dove parcheggiare l’auto e iniziare l’anello! ⚠️

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Da Serdes (San Vito di Cadore) al Rifugio Venezia

La nostra escursione inizia con una visuale che scalda il cuore: Serdes, frazione di San Vito di Cadore, è un gioiello di pace e silenzio. Con il sole, con l’Antelao di fronte, con le case curate e il guizzare della fontana… è proprio uno di quei posti che ti fanno dire “e se comprassimo casa qui”?

Serdes in Cadore

Lasciamo l’auto in un parcheggio libro (1000 mslm) e ci incamminiamo verso la fine del paese, dove troviamo indicazioni per i sentieri 470, 455 e 468. Ci interessa il primo, direzione Rifugio Venezia – la nostra meta – e una curiosa Grotta Beata vergine di Fatima. Tra l’altro, stiamo camminando sul tracciato dell’Alta Via delle Dolomiti numero 3.

Saliamo la strada (è il sentiero 470), ci lasciamo sulla destra le ultime case isolate, raggiungiamo un sentiero che scende verso l’alveo del Ru de Orsolina… e qui c’è un problema: il torrente sembra essere piuttosto “vivace”, e ha eroso una parte della scarpata che accoglieva il sentiero della riva opposta. Ci proviamo lo stesso?

La risposta è ovvia: superiamo una stretta cengia – c’è uno spezzone di corda, nel caso – e siamo di nuovo su terreno sicuro, sotto forma di un sentiero nel bosco.

Sopra Serdes si passa difficile

Per evitare questo passaggio, l’unico modo certo è di partire da Villanova (fine paese) invece che da Sèrdes. Si lascia l’auto al Ponte della Madonna, dove c’è un divieto) e in un attimo si è alla Grotta di Fatima. In questo modo si tagliano anche 140 metri di dislivello. Leggi con attenzione la seconda parte della relazione.

Quando sei alla grotta, puoi proseguire con la nostra descrizione.

Di nuovo sul sentiero 470 (dove troviamo un cartello di divieto di transito per i pedoni), arriviamo alla Grotta della Beata Vergine di Fatima (1172 mslm): un luogo di devozione popolare intitolato alla “propiziatrice di pace e giustizia”.

Una grotta della madonna!

Ripartiamo subito e, seguendo il sentiero, in breve raggiungiamo una strada sterrata e un bivio, indicato da un grande pannello che spiega le tappe dell’Anello del Pelmo (1260 mslm). Stiamo sulla sinistra, e iniziamo a salire con più decisione, “arrampicandoci” lungo una forestale alla base della Costa Ciaurina, mentre si abbassano sotto di noi il Ru Tiera e il Ru Pian de Maulier. Ad un certo punto di questa salita, siamo letteralmente presi tra due fuochi: di fronte a noi si intuiscono gli strati del Pelmo, dietro di noi si allontanano il triangolone dell’Antelao e i suoi vicini. Il bosco, comunque, impedisce una visuale aperta…

… fino a quando il sentiero non fa una piega verso sud, e siamo sotto al versante orientale e alla Spalla Est del Caregon.

Ora non resta che seguire tranquillamente il sentiero 470, che ha perso pendenza mentre il bosco attorno a noi perde densità: a guadagnarne siamo noi, i nostri occhi si riempiono del Pelmo che, visto da qua sotto, è davvero imponente. Il suo isolamento – basta guardare sulla carta – lo rende ancora più maestoso.

Superiamo un pratone, ma quel po’ di neve al suolo ci confonde – colpa delle tracce stravaganti di chi ci ha preceduti – e per salire al Rifugio Venezia (1946 mslm) quasi ci perdiamo tra i mughi (perdersi in realtà è impossibile, la posizione del rifugio si intuisce benissimo).

Il Rifugio Venezia (1946 mslm)

Ok, forse abusiamo dell’espressione “nido d’aquila”. Però il Rifugio Venezia fa quest’effetto. La colpa è ovviamente del Pelmo, che lo sovrasta con Spalla Est e Pala Sud e da qui – l’effetto è irreale – sembra potersi toccare con un dito.

Davide al Rifugio Venezia

Ovviamente non è così: dillo ai pionieri dell’alpinismo!

Infatti, iniziata la discesa dal rifugio, una targa di bronzo commemora la salita di John Ball alla vetta del Pelmo, avvenuta nel 1857. Con linguaggio roboante e guerresco, il Caregon del Padreterno è definito “gigantesca fortezza della più massiccia architettura”, mentre l’impresa di Ball “inizia l’era alpinistica delle Dolomiti orientali”.

Il Rifugio Venezia è un luogo storico: è infatti il primo rifugio costruito in terra italiana sulle Dolomiti, risalente al 1892. Come molti luoghi di questo tipo, durante la Seconda Guerra Mondiale è diventato rifugio dei partigiani, ed è stato bruciato durante un rastrellamento tedesco. Il rifugio attuale è del 1954, ed è intitolato ad Alba Maria De Luca.

Silvia al Rifugio Venezia

La discesa ad anello dal Rifugio Venezia

Lasciamo il Rifugio Venezia e scendiamo sul sentiero 471 verso il Passo di Rutorto (1931 mslm, pochi minuti). Qui il paesaggio, ugualmente dolomitico, prende come una piega di relax: merito della morbida forma del Monte Pena, di fronte a noi (giusto per: si raggiunge in un’ora dal rifugio), che per uno strano gioco sembra allontanare le spigolosità rocciose dei giganti.

Silvia e Davide al cospetto del Pelmo

Verso sud, oltre il passo, si apre la Val Zoldana. Ci sediamo sull’erba e mangiamo il nostro goloso paninetto. Sul passo, un pannello racconta lungamente la storia dell’alpinismo sul Pelmo, mentre una pletora di cartelli ti manda un po’ ovunque: siamo letteralmente su un crocevia!

Cartelli a Passo di Rutorto

Per il ritorno, scegliamo di scendere per il sentiero 475 (direzione Malga Ciauta e Villanova). Sulle prime superiamo i pratoni innevati, l’escursione si fa placida, il Pelmo viene sostituito dall’Antelao nei nostri occhi. Camminare qui è spettacolare, rilassante: un bel tratto a mezza costa ci riempie di bellezza – ci giriamo, e le due “pinne” del Pelmo ci tengono d’occhio, spuntando dalle cime degli abeti.

Arriviamo così in uno dei luoghi più belli del Cadore (e nostro avviso): il Cianpe de Najaron (1800 mslm). Prati solcati dai ruscelli, un paio di ponticelli di legno, un panorama di roccia fantastico di fronte a noi. Tocca fare un’altra pausa di contemplazione, in questo morbido paradiso che si apre tra i giganti dolomitici.

Le Cianpe de Najaron

Riprendiamo a camminare, e proviamo a darci un ritmo (e lo diamo anche a te):

  • dopo la Cianpe un tratto di carrareccia ci porta direttamente a Malga Ciauta (1552 mslm);
  • il sentiero supera la malga e attraversa i prati in discesa fino all’imbocco di una forestale…
  • … che seguiamo in discesa, lungamente, ignorando le deviazioni (una di queste però, sulla sinistra, la devi prendere se hai lasciato l’auto al Ponte della Madonna: ci arriverai pressoché direttamente);
  • sbuchiamo così a Villanova (e a un’ottima e fresca fontana).

Se hai lasciato come noi l’auto a Sèrdes, qui devi capire come scendere sulla strada che costeggia il Torrente Boite e ti riporta a Sèrdes: questo tratto di asfalto è forse un po’ noioso, ma se il tempo è bello, il panorama non manca.

Il Pelmo, Caregon del Padreterno

Escursione ad anello del Rifugio Venezia da Sèrdes di San Vito: dati tecnici in breve

⛰️ Dove siamo In Cadore, all’ombra del Pelmo
📍 Partenza da Sèrdes (San Vito di Cadore), 1000 mslm
💍 Punti dell’anello Rifugio Venezia (1946 mslm), Passo di Rutorto (1931 mslm), Casera o Malga de Ciauta (1552 mslm)
📐 Dislivello 1030 mslm
📏 Lunghezza 16,3 km
⏱️ Tempo 7 ore con le giuste pause
😅 Difficoltà Difficile: più per la lunghezza e per alcune questioni di orientamento
💧 Acqua Soltanto a Sèrdes e a Villanova
🗺️ Cartografia Tabacco 1:25.000 n.25 – Dolomiti d Zoldo, Cadorine e Agordine (se non ce l’hai puoi comprarla qui)
🛰️ Traccia GPS

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