Una delle più classiche “passeggiate in malga” in Altopiano di Asiago-Sette Comuni. Ogni cosa qui è tipica di questo territorio: dalla semplicità del percorso al paesaggio che ti circonda mentre cammini, dalla conca di prati dove arrivi alla struttura della malga… ti raccontiamo come arrivare a Malga Pusterle!
L’unico “neo”, se così si può dire, è che qui si sale facilmente anche in macchina, perché la sterrata è ben tenuta. Questo è il motivo per cui alla fine noi ci veniamo sempre fuori stagione… ma non deve essere un deterrente!
Quando andare a Malga Pusterle
Risposta semplicissima: sempre!
- Se vai in estate, durante la stagione dell’alpeggio, ovviamente è il massimo. A Malga Pusterle si mangia (con un’avvertenza: le porzioni sono davvero ABBONDANTI!), il suono dei campanacci è un valore aggiunto, e puoi comprare anche gli ottimi formaggi prodotti proprio qui.
- Se vai in autunno, puoi fare una camminata super facile e assaggiare un po’ di foliage, grazie ai boschi di faggio che dominano l’ambiente.
- Se vai quando c’è la neve, la ciapsolata a Malga Pusterle è più che facile, sempre sicura e – con l’innevamento giusto – piuttosto scenografica.
Come arrivare a Malga Pusterle
Percorri la Val d’Aassa e, una volta raggiunto l’Albergo Al Ghertele (ora Ristorante Gherlete, 1135 mslm), parcheggia di fronte: ci sono posti lungo la strada, poco oltre di fronte al Ghertele, e oltre la sbarra – da dove partirà l’escursione.
Un segreto da esperti: se vieni da Asiago, la fontana che vedi sulla sinistra pochi metri prima del Ghertele ha un’acqua buonissima.
Il Ghertele è un luogo storico: com’è ancora, peraltro, era l’unica traccia di vita nella cupa, boscosa e incisa Val d’Assa. Il suo nome, cimbro e quindi di origine tedesca, significa piccola giardino, perché qui i locandieri coltivavano un orto, ed era l’unica traccia agricola nel raggio di chilometri.
L’escursione è facilissima da descrivere. Superata la sbarra, sali per la forestale, e arrivi a Malga Pusterle (1291 mslm). Davvero, non c’è molto altro da dire… se non che, poco dopo la sbarra della partenza, vedrai dei piccoli cartelli sul prato: puoi allora “tagliare”, e seguire quelli. Non solo eviterai alcuni tornanti della forestale, ma potrai leggere la leggenda della Ghertelina, figura che abita questi luoghi.
Ti consiglio di tagliare i tornanti solo finché vedi i pannelli. Il sentiero per la malga, chiamato “Ecopercorso”, si fa poi un po’ confuso e non è segnato: la forestale a questo punto è più semplice.
La leggenda della Ghertelina
Quando facevo la guida archeologica in Altopiano, spesso mi faceva gusto raccontare storie e leggende locali. Un po’ per dare colore alle visite guidate, un po’ per dare vite e volti ai luoghi. Certo, la maggior parte di queste storie non finiva propriamente bene – ma è una cosa tipica dei racconti di montagna, specie se legati alla toponomastica, hai presente la storia di Misurina? – ma era comunque perdersi nelle descrizioni e nelle vicende di un antico altopiano.
Se vuoi la sorpresa, salta questo paragrafo: leggerai la leggenda sul posto, seguendo i pannelli.
Al Ghertele, per dire, c’era un bellissimo giardino di fiori di montagna e una ragazza, la Ghertelina, comparsa qui chissà come e chissà quando – per una promessa fatta dai Cimbri ai loro dei, pare – poteva regolarne le fioriture a piacimento. Chiunque passasse di qui con il cuore inquinato da rancori e cattivi sentimenti, si addormentava di un sonno ristoratore per effetto del profumo dei fiori. Questo valeva anche per i potenziali invasori che dalla porta del Vezzena pensavano di poter scendere sull’Altopiano. Quando gli addormentati si risvegliavano erano confusi, e ripiegavano sui loro passi.
Oltre a questo, la Ghertelina cantava un canto musicale… e malinconico, perché qualcosa nella sua comparsa qui è legato ad un destino triste, cioè il dover rimanere in solitudine.
Così per la solitudine la Ghertelina si ammala, i fiori appassiscono, la musica tace e nessuno sa cosa fare. Tranne un giovane di Roana, tale Jechele, ottimo suonatore di liuto ma muto, a causa dello spavento preso per la valanga che gli travolse casa. Jechele si acquatta nei pressi della casetta della Ghertelina. Le suona l’uccelletto del Ghertele. Lei apprezza, i fiori rifioriscono, ma… “non posso, devo stare in solitudine”. Ma Jechele questo non lo vuole sentire, e la porta via verso i monti.
Gli dei capiscono che non si potrà rompere quell’unione, e li trasformano in due larici dai tronchi abbracciati. I fiori soporiferi non fioriscono più, e nessuno fermerà i barbari dal mettere a ferro e fuoco l’Altopiano, dannazione.
A maggio, ancora oggi, i larici suonano al vento, come un voce accompagnata dalle corde del liuto.
E una volta che sono arrivato a Malga Pusterle?
Beh, rilassarsi qui è d’obbligo (e in estate anche un pranzo o una merenda!). Alle spalle dell’edificio giallo della malga svettano le “scogliere” del Monte Verena, mentre di fronte si apre una bella conca di pascoli. In estate si mangia all’aperto, il che è sempre un bel valore aggiunto.
L’escursione finisce qui, e si ritorna all’auto per la strada della salita. Ma…
Da qui passa un percorso storico chiamato Kanepel Bech o Sentiero del Tabacco, una via di contrabbando risalente ai primi del Novecento, ora un bello e lungo anello tra boschi e forestali. Noi l’abbiamo percorso anni fa (curiosità, è la prima escursione che abbiamo tracciato con Komoot).
Se cerchi altre escursioni facili in Altopiano di Asiago dei Sette Comuni, le trovi qui.
Facile escursione a Malga Pusterle: dati tecnici in breve
[/fusion_text]⛰️ Dove siamo | Nel cuore dell’Altopiano dei Sette Comuni, lungo la Val d’Assa tra Camporovere e Passo Vezzena (VI) |
📍 Partenza da | Albergo Ghertele (1133 mslm) |
🏅 Arrivo | Malga Pusterle (1291 mslm) |
📐 Dislivello | 160 metri |
📏 Lunghezza | Poco meno di 2 km |
⏱️ Tempo | Mezz’ora la salita |
😅 Difficoltà | Facilissima |
💧 Acqua | Sì, lungo la strada, prima del Ristorante Ghertele |
🗺️ Cartografia | Carta Tabacco 1:25.000 n.60 – Altopiano dei Sette Comuni, Asiago, Ortigara (se non ce l’hai puoi comprarla su Amazon) |
🛰️ Traccia GPS | Sì |
Molto interessanti ed utili le vostre proposte, ma da abitante autoctono dell’altopiano dei sette comuni non posso non notare l’errore di chiamare il nostro altopiano “di Asiago”, perché Asiago è semplicemente uno dei comuni che lo compongono, anche se sicuramente il più noto. La mia non è semplicemente una annotazione campanilista ma un richiamo a utilizzare la corretta denominazione di tutto il territorio altopianese, che non appartiene soltanto al comune di Asiago, ma anche a tutti gli altri che, unitamente ad Asiago, compongono questo meraviglioso corollario di luoghi, culture e tradizioni diverse l’una dall’altra ed anche per questo forse ancor più apprezzate. Fossi in voi, correttamente userei la denominazione storica del nostro altopiano, ovvero “altopiano dei sette comuni”.
Cordiali saluti
Ciao Alberto, grazie per i complimenti e per l’osservazione.
Sappiamo bene che la denominazione corretta è Altopiano dei Sette Comuni, ma le persone cercano online “Altopiano di Asiago” (la sproporzione tra le due ricerche è enorme) e non riuscirebbero ad arrivare ai nostri articoli se lo chiamassimo “Altopiano dei Sette Comuni” (Google non li riconosce come sovrapponibili giustamente). Per questo motivo cerchiamo di utilizzare entrambe le etimologie nel testo dell’articolo. Mi domando però come negli anni non si sia mai riusciti ad invertire questa tendenza, probabilmente sarebbe stato necessario un lavoro di marketing più coeso tra i comuni?
Non saprei… ma concordo con te, che la più grande ricchezza dell’Altopiano siano proprio le diversità!
Grazie per lo spunto di riflessione