A forza di guardarle dalla finestra di casa, abbiamo da subito sviluppato un’attrazione fortissima per il complesso delle Cime d’Auta, e per il sistema di monti che dal Col Becher arriva fino al Sasso Bianco.
Ma prima di salire sulle Cime d’Auta – complice il tempo che non si sistemava, e forse un senso di gradualità – abbiamo fatto quasi tutti gli avvicinamenti: Col Mont, Rifugio ai Cacciatori e Baita Giovanni Paolo I, le casere Le Mandre, il Sasso Bianco, il Lago dei Nègher. Obbligatorio fare l’anello delle Malghe Bosch Brusà e ai Lach: che abbiamo scoperto essere mete classiche delle gite domenicali di caviolesi e falcadini (si dirà così?)
Cosa troverai nel giro ad anello delle malghe Bosc Brusà e ai Lach:
Da Marmolada ala Malga Bosch Brusà lungo il sentiero geologico
Per noi è l’occasione per rifare il Sentiero Geologico del Torrente Gavon, o sentiero 631. È decisamente un bel modo di iniziare un giro ad anello: prati, boschi, cascate, e poi una forestale che sale intensa, con diverse finestre panoramiche sulla contorta geologia di queste montagne.
Al Sentiero Geologico abbiamo dedicato un articolo, ma riassumo in breve l’itinerario: partiamo da Marmolada (1234 mslm), località di Caviola, dove il primo pannello del Sentiero Geologico ne segna l’inizio. Da qui seguiamo i segnavia gialli e rossi piantati a terra fino alla Cascata delle Barezze (1415 mslm) e poi, lungo una forestale tutta curve e salite, fino alla Malga Bosch Brusà (1867 mslm). Poco prima dell’arrivo, un cartello di legno fa polemica sui cani senza guinzaglio e sull’assenza di controlli.
Abbiamo bruciato più di metà del dislivello previsto, è passata circa un’ora e mezza (tirando bene) ed è il momento di fare una pausa.
Malga Bosch Brusà
Un bell’edificio in pietra, gli ultimi pannelli del sentiero geologico, un teschio di vacca a mo’ di avvertimento, e un “ricovero invernale” – una stanzina di cemento più simile a una cella di isolamento, con una microscopica finestrella e l’anticamera forse usato per contenere animali da fattoria.
Sullo stipite, un burlone ha scritto a pennarello “ricovero inFernale per turisti”. Azzeccatissimo.
A parte questo, la cosa bella della Malga Bosch Brusà è che può essere raggiunta solo a piedi e che da qui si gode di una quiete incredibile.
Segnalo che Malga Bosch Brusà quest’anno è chiusa, quindi hai due alternative:
- paninetti (se ci segui sui social sai che Davide è il mago di quest’arte)
- calcolare bene i tempi del giro per arrivare a Malga Ai Lach (se è domenica prenota perché è sempre pieno!).
Mangiamo una barretta osservando il fianco occidentale tutto strati e pieghe del Col Becher, che assieme alle Marmolade – le formazioni rocciose che chiudono la valle – è una delle “attrazioni” principali del Sentiero Geologico.
Verso (e sopra) il Sass de la Palazza
Da qui alla forcella c’è un po’ di confusione, o almeno così la percepiamo. Saliamo per il bosco dietro la malga (fai attenzione perché ritrovare l’attacco del sentiero 631 non è immediato), diversi egli alberi sono schiantati per l’inverno pesante, svoltiamo verso destra per schivare un ghiaione… ed ecco un panorama completamente diverso.
Siamo sotto un lato contorto del Sass, di fronte abbiamo delle belle salite di roccia chiara, in alto la forcella erbosa ci guarda, invitante. Seguiamo la traccia.
Le cose si complicano: ci sono ancora (primi di giugno 2021) delle chiazze di neve, perdiamo la traccia per evitarle, ci troviamo a salire dritti sull’erba scivolosa, insidiosamente solcata da ghiaie e roccette. Comunque, in un modo o nell’altro siamo in forcella, accolti da [una bandiera?].
La forcella si apre su una conca a quota circa 2176 mlsm. Una bella salita a gradoni, in libera sull’erba, e siamo sul Sass de la Palazza (2214 mlsm).
La visuale da questo colle erboso è quella di un notevole 360°. Individuiamo per prima la Forca Rossa, che Silvia conosce bene per le sue avventure di scialpinismo. Sotto di noi, la bella Valfredda dei famosi casoni. Lo sguardo poi arriva al Col Margherita, supera il solco del passo Valles e arriva sulla Venegiota, sull’onnipresente Mulaz, sulle Pale di San Martino. Continuiamo: Cima Pape, Moiazza e Civetta… ci sono tutti, insomma.
Discesa dal Sass de la Palazza
Seguiamo la cresta erbosa, quindi, che dalla forcella prosegue verso sud. Un passaggio “fastidioso” su roccia (più che altro perché della neve rende confuso il passaggio), qualche altro bozzo erboso, e iniziamo la discesa sul fianco opposto del Sass. La prima parte è ghiaiosa e sdrucciolevole (niente di che, forse con la pioggia o il bagnato può essere disagevole) e conduce alla forcella (1988 mslm) con i Marmoi, un colle grigio scuro che sembra fuori posto rispetto all’ambiente circostante.
Qui le indicazioni sono chiare: ci innestiamo sul sentiero 691 che scende alla malga, non prima di aver attraversato un breve tratto di vegetazione che quasi ricorda la macchia mediterranea.
In poco tempo siamo alla Malga ai Lach (1815 mslm).
Malga ai Lach e discesa
La Malga ai Lach è posta in una bella posizione panoramica, una terrazza di legno puntata sui Focobon, yogurt e panna cotta fresche, servite con i frutti di bosco. Bene così. Lo scampanellare delle mucche ci accompagna per l’inizio della discesa lungo “il lach”, il piccolo lago che dà il nome alla malga, e giù per la strada di servizio della malga (sempre sentiero 691).
In località Pian de la Zima prendiamo a sinistra, e scendiamo per un bel bosco, lungo il pendente sentiero, fino a Valt (1302 mslm). Dal paese, ci sono due possibilità per chiudere l’anello:
- seguire la strada asfaltata che scende a Tabiadon (e poi a Falcade) e prendere sulla sinistra il ponte sul Gavon, che sbuca a Marmolada,
- prendere subito il ponte sul Gavon e immettersi di nuovo sul Sentiero Geologico (le indicazioni sono chiare)
Alternativa per la discesa e l’anello
Dal Sass de la Palazza si può seguire il 631 giù in Val di Forca, poi in Valfredda, e chiudere l’anello per il Rifugio Flora Alpina. Dal rifugio, una forestale riporta in direzione Caviola.
A causa dell’innevamento non abbiamo potuto percorrerlo, ma dev’essere bellissimo per chi avesse ancora gambe!
Giro ad anello delle malghe Bosch Brusà e ai Lach: dati tecnici in breve
Dove siamo: alla base di Col Becher e Sass de la Palazza, blocco occidentale della catena delle Auta. Valle del Biois, Dolomiti dell’Agordino, Provincia di Belluno.
Partenza: Marmolada (1234 mslm)
Punti di elevazione: Malga Bosch Brusà (1867 mslm), Sass de la Palazza (2214 mslm), Malga ai Lach (1815 mslm)
Dislivello: poco più di 1000 metri
Lunghezza: 11,5 km
Difficoltà: medio-difficile. Se in assenza di neve residua, il giro non presenta vere difficoltà, eccetto in corrispondenza della salita alla forcella del Sass de la Palazza. Qui infatti si può perdere la traccia, in qual caso tocca salire su terreno molto pendente e scombinato.
Tempo: 5 ore e mezza
Acqua: presente alle malghe
Cartografia: Carta Tabacco n. 15 – Marmolada, Pelmo, Civetta, Moiazza (se non ce l’hai puoi comprala su Amazon)
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