C’è chi va in montagna per vedere se riuscirà a pensare e chi, come noi, ci va proprio perché sa che gli riuscirà meglio. Concentrarsi su una idea, su un pensiero, seguirne il flusso, assecondandone le emozioni che ne scaturiscono con l’unico altro compito di mettere un piede davanti all’altro. 

Non è un caso se le idee migliori ci sono venute proprio tra i monti, e se i problemi che ci sembravano insormontabili li abbiamo sciolti proprio camminando. Così eccoci con la mappa aperta, un sabato mattina di fine gennaio, a cercare la nostra oasi di pensiero. 

Il Monte Totoga sembra il candidato perfetto. Le nostre amate Vette Feltrine, un dislivello non eccessivo, la quota media e una cima piuttosto isolata: è tutto quello di cui abbiamo bisogno oggi.

monte totoga arriviamo

Il sentiero 345 verso il monte Totoga

Parcheggiamo l’auto nei pressi della frazione di Gobbera e ci incamminiamo lungo il sentiero 345 che inizia tra le case del paese, di fianco ad un piccolo parcheggio. Il sentiero, dopo qualche centinaio di metri in discesa, prende quota velocemente.

In men che non si dica ci troviamo con la lingua di fuori lungo un percorso che in quanto a pendenza non ha nulla a che invidiare alle più blasonate Dolomiti. Ma le Vette Feltrine sono fatte così, ormai le conosciamo bene (solo qualche settimana prima eravamo saliti alla Malga Erera presso i Piani Eterni.

Il bosco di faggi è completamente spoglio dato il periodo e le foglie a terra creano un manto tanto soffice quanto impervio a camminarci (il giorno prima ha fatto qualche goccia di pioggia e il terreno risulta un po’ scivoloso).

Dopo circa mezzora di camminata incrociamo un bivio, dove imbocchiamo direzione masi Totoga-monte Totoga.

indicazioni per il monte totoga

Il Rifugio forestale S. Giovanni Gualberto

Il bosco inizia ad aprirsi anche se, ahimè, è l’effetto della tempesta Vaia, che ha lasciato un segno indelebile tra i nostri monti. Qui infatti il sentiero è stato magistralmente riaperto, ma ci saranno almeno un centinaio di alberi caduti a terra. Impossibile non provare una fitta al cuore.

Ma ecco che arriva la prima sorpresa a tirarci su di morale: una casa, anzi no, un rifugio! Non ce lo aspettavamo perché in carta (la Tabacco numero 023) non è segnato: forse la nostra carta non è l’ultima edizione, anche se la costruzione sembra davvero recente.

rifugio gualberto

Il rifugio forestale San Giovanni Gualberto è una meraviglia di legno e pietra a vista. Ovviamente è chiuso al pubblico, ma ecco la seconda sorpresa: sulla destra c’è una zona sempre aperta, adibita a bivacco!

La nostra curiosità nei confronti dei bivacchi non ha eguali, pertanto dopo aver gironzolato un po’ nel piccolo interno tra l’invitante caminetto in pietra, il tavolaccio e il libro di bivacco, ci avventuriamo su per la scala a pioli che porta al secondo piano. All’interno c’è solo il pavimento in legno sul quale dormire in caso di emergenza, ma le finestre che danno sulle cime di fronte sono qualcosa di incredibile.

interno del bivacco vista dal rifugio gualberto

Gli Stoli

Procediamo seguendo le indicazioni per la cima e, dopo 20 minuti la terza sorpresa della gita: gli “stoli”.

Si potrebbe anche pensare che tutte queste sorprese siano dovute al fatto che non abbiamo letto nessuna relazione sulla gita e siamo partiti un po’ improvvisati, ma la verità è che… ehm.

ingresso della galleria

Si tratta di caverne dell’artiglieria dell’esercito italiano che ebbero un importantissimo ruolo durante la ritirata italiana del novembre del 1917, quando il plotone qui dispiegato rallentò con i suoi cannoni l’avanzata austro-ungarica lungo la valle del Vanoi. Dopo due giorni di resistenza gli italiani dovettero abbandonare l’avamposto, ma non prima di aver fatto esplodere i propri cannoni e danneggiare le strade per lasciare in mano nemica il meno possibile.

Ci addentriamo incuriositi in queste due gallerie poste su livelli diversi e collegate tra loro da uno stretto passaggio. Entriamo da quella principale dove l’ampiezza dei corridoi e delle postazioni è a dir poco impressionante.

finestre della galleriapanorama dalle gallerie del monte totoga

I grandi finestroni ricavati nella roccia attraverso i quali le artiglierie sparavano con i propri cannoni regalano oggi degli splendidi scorci sulla valle del Vanoi.

Per terra inoltre si sono formate delle curiose stalagmiti di ghiaccio tipiche delle grotte carsiche in inverno. Incredibile come il ghiaccio riesca a plasmarsi in queste forme curiose con il solo aiuto del tempo.

interno della galleria

La cima del monte Totoga

A destra dell’entrata alla caverna superiore si intravede una traccia, non molto evidente, che sale nel bosco. E’ l’ultimo tratto di sentiero, indicato con bolli e segnavia rossi, che ci porterà alla cima del monte Totoga.

Sono circa 20 minuti di salita, ma fatichiamo un po’ per il ghiaccio che si è formato sotto le foglie e che ci fa scivolare più volte… finché non decidiamo di indossare i ramponcini.

cima del monte totoga

La cima, con croce di legno, offre un panorama davvero spettacolare: Passo Brocon, le Pale di San Martino, il monte Coppolo, il monte Pavione e tutta la valle del Vanoi.

Con un po’ di fortuna, se la giornata è serena, la vista a (quasi) 360° è assicurata. 

panorama dal monte totoga

Ne approfittiamo per ripassare le regole per tirare l’azimut e la triangolazione, ma soprattutto per il nostro meritato panino con speck!

Scendiamo infine per lo stesso tragitto dell’andata.

Insomma il Monte Totoga ci ha davvero colpito: scelto come meta ideale per concentrarci sui nostri pensieri, si è rivelato un sentiero dalla forte personalità. Diciamo che è come il compagno di banco che non hai mai filato di striscio e che all’improvviso, al primo anno di università, diventa un figo da paura!


Dati tecnici in breve

Partenza: Gobbera, 984 mslm

Arrivo: Monte Totoga, 1705 mslm

Dislivello: 780 metri

Tempo di percorrenza: 4 ore

Difficoltà: media. Il percorso non presenta alcuna difficoltà tecnica, è ottimamente tenuto e segnalato e i tratti più esposti sono stati messi in sicurezza con delle staccionate fisse. L’unica vera difficoltà sta nella pendenza, in alcuni tratti piuttosto impegnativa, e nella presenza di lastre di ghiaccio in inverno.

Suggerimento: la visita agli stoli prende parecchia luce dai grandi finestroni, ma in giornate più cupe potrebbe essere più sicuro muoversi con una pila frontale.

davide sulla cima del monte totoga

Tutto sulle Vette Feltrine (e dintorni)

Avamposto meridionale delle Dolomiti Bellunesi, le Vette Feltrine hanno dalla loro una cosa stupenda: sono sufficientemente selvagge e poco frequentate da permetterti anche con poco una bella immersione nella natura (ma non sono impenetrabili come i vicini Monti del Sole).

Sulle Feltrine trovi davvero ogni espressione della montagna: rigogliosi boschi e prati fioriti, facili rilievi erbosi e cime scabre e rocciose, sentieri fattibili e viaz “per pochi”. Vuoi fermarti? Ci sono rifugi, bivacchi ristrutturati di fresco, e spartane casere.