Casera Ramezza (Alta) ce l’ho nel cuore.

Ci sono salito in primavera. Ci sono salito in piena estate, con quell’umidità che urla “siamo i boschi delle Feltrine”. Ci sono salito in notturna, in solitaria, in autunno, con i bramiti lontani dei cervi a mettermi letteralmente le ali ai piedi per la paura, io nel mio cerchio di luce della frontale. Ci sono salito con le ciaspole, per trovarla – avvenimento raro – piena di gente.

Credo di essere salito a Casera Ramezza più di venti volte, insomma.

Davide davanti a Casera Ramezza

Come si arriva a Casera Ramezza Alta

L’accesso classico è piuttosto semplice da descrivere. Si arriva da Feltre, si sale alla frazione Vignui, e appena superate le ultime case ci si infila a destra seguendo il cartello che indica la Valle San Martino. Non farti distrarre dai prati in fiore, soprattutto se è primavera: la strada per la valle piega subito a sinistra, e diventa uno sterrato più simile a un tracciato delle montagne russe.

Il bosco preme da tutte le parti mentre ti infili in questa valle ombrosa (da non sottovalutare per fare due passi nel foliage autunnale). Troverai un ampio parcheggio erboso, ma puoi andare alcuni metri oltre fino a uno spiazzo nel bosco dove possono starci tre o quattro auto. Più avanti c’è il divieto di transito (lo vedi sulla carta, a quota 560 mslm).

Il sentiero 803

Fai lo zaino e incamminati lungo il torrente Stien. Accompagnato dal suo fragore sali lungo la forestale, prima, e poi per il sentiero 803.

Attorno a quota 690 mslm ti consiglio di fare respiro profondo perché qui, superato un ruscello (sul quale c’è da alcuni anni un ponticello in legno), parte il più classico dei sentieri delle Vette Feltrine: coperto di foglie di faggio secche, umido in quasi tutte le stagioni e, soprattutto, con una pendenza che non molla mai.

PS.: qui continua sull’803, a destra, perché l’812 verso ovest ti porterebbe al rifugio Dal Piaz. (Sì, è possibile salire al Rifugio dal Piaz da Vignui, ma è piuttosto lunga!)

In un’ora dovresti raggiungere casera Ramezza Bassa (1143 mslm). Sono solo rovine. Qui in molti si fermano per una prima pausa con merendina, ma io ti consiglio di non demordere, e proseguire.

Ancora le famigerate faggete, ancora la salita.

Superata da un po’ Ramezza Bassa, c’è un punto nel quale io mi sono perdo quasi sempre, più per distrazione che per altro. L’ultima volta che ci sono salito però ho visto la traccia più evidente e, complici gli schianti di Vaia, i nuovi segni bianco-rossi si stagliano bene.

Quando il sentiero esce per un attimo dal bosco, e diventa un cengia rocciosa (niente di difficile), significa che in meno di mezz’ora sarai arrivato a Ramezza Alta.

Un altro po’ di bosco, si aprono i prati che annunciano il bivacco, vedi la vecchia pendana (era il ricovero per gli animali), ed ecco spuntare Ramezza a quota 1485 mslsm.

Davide in salita verso Casera Ramezza

Bivacco Casera Ramezza Alta

Una minuscola casera in pietra appoggiata contro un masso enorme che sembra schiacciarla. Ogni volta che la vedo, lo ammetto: mi emoziono.

Sopra di lei i contrafforti rocciosi del Sasso di Scàrnia, più su la Costa Alpe di Ramezza; di fronte, le Pale del’Ai.

La casera è spoglia, non è mai pulitissima, non ci sono letti sul soppalco, ma… ha comunque un cuore grande, e caldo.

Il suo punto di forza infatti è l’incredibile caminetto, dotato di una panca sopraelevata dalla quale il fuoco diventa uno spettacolo. E siccome niente va lasciato al caso, ecco che dietro la casera, protetta dall’inclinazione del masso gigante, c’è una scorta di legna tagliata che può durare anni.

Il resto della dotazione del bivacco: un armadietto di candele e provviste abbandonate, il tavolaccio con le due panche. Alcuni quadretti realizzati dagli aficionados della casera.

Casera Ramezza, bivacco sulle Vette Feltrine

I dintorni di Ramezza Alta

Se prosegui oltre la casera, raggiungerai dei prati inclinati incorniciati dal bosco. Di fronte a te, nascosta dagli alberi, forcella Scarnia (1598 mslm, facile da salire). Qui il sentiero diventa l’804, e può portarti in val Canzoi, a 5-600 metri più a sud dal lago della Stua. Da qui si parte per i Piani Eterni o per il bivacco Feltre Bodo.

Poco prima di Ramezza Alta, invece, si trova una piccola curiosità, ma per arrivarci ci vogliono accortezza ed esperienza. Devi scendere da dove sei venuto fino a dove il sentiero piega decisamente. Qui una traccia ti permette di salire verso nord ovest, in direzione di passo Ramezza. A quota 1860 mslm si trova la Giazzera di Ramezza: una cavità naturale sul fondo della quale si trova ghiaccio e neve tutto l’anno. Negli anni venti del Novecento, per una sola estate, gli impresari della Birreria Pedavena pagarono 15 uomini di Lasèn per andare a cavare blocchi di ghiaccio e trascinarli a valle su slitte di frassino.

Per esplorare il “salone” ghiacciato dentro la Giazzera servono però corde, e un minimo di esperienza speleologica.

bosco con nebbia

Ramezza Alta: discesa alternativa

Non si finisce mai d’imparare. E per quanto ci sia salito venti, trenta volte, è stato con l’ultimo giro (una strepitosa tendata con Silvia poco sopra la casera, in direzione forcella Scarnìa, il primo weekend dopo il lockdown di marzo) che ho scoperto un nuovo modo per scendere dalla casera.

Di solito infatti le discese erano dei noiosi rotolamenti a valle sul tappeto di foglie scivolose, radici e rocce. Questa volta abbiamo aguzzato gli occhi e, su suggerimento di una coppia incontrata lungo il sentiero, abbiamo piegato sulla destra attorno agli 850 metri di quota. Una traccia pianeggiante nel bosco ci ha portati ad un gruppo di case abbandonate. Locali invasi dalle ortiche, muri coperti di muschio e, poco oltre, un ponticello sull’acqua. Un’atmosfera magica: cose che te le immagini in una Irlanda da leggenda.

Si chiama Pian dei Violini, questa zona, e ti parla di una montagna abbandonata perché “troppo difficile vivere qui, lontani dal paese, senza corrente elettrica” – così ci hanno raccontato.

Proseguiamo la traccia di sentiero, che si immette poi nel sentiero 812 e segue dall’alto una vertiginosa gola – è uno Scalone, come si chiamano qui: corsi d’acqua che scendono dalle Vette, tracciando solchi a balzi rocciosi nella montagna. Questo è la confluenza dello Scalone di Piètena e di quello delle Vette.

L’812 si reimmette poi nell’803 e in pochi minuti sei al punto di partenza.

Pian dei violini vette feltrine

Dati tecnici in breve:

Partenza: Valle di San Martino, piccolo parcheggio prima del divieto di transito (560 mslm)

Arrivo: Casera Ramezza Alta (1485 mslm)

Dislivello: 950 mt

Tempo: 3 ore la salita, poco più di due la discesa

Difficoltà: media. L’unica vera difficoltà è la pendenza, che come sempre sulle Feltrine non molla mai.

Presenza di acqua: no (portarsi delle scorte se si vuole bivaccare in casera). L’unico ruscello potabile è alla biforcazione sentiero 803-812.

Cartografia: Tabacco n. 23, Alpi Feltrine – Le Vette – Cimònega (puoi comprarla su Amazon).

Casera Ramezza: nel cuore delle Vette Feltrine pin

Tutto sulle Vette Feltrine (e dintorni)

Avamposto meridionale delle Dolomiti Bellunesi, le Vette Feltrine hanno dalla loro una cosa stupenda: sono sufficientemente selvagge e poco frequentate da permetterti anche con poco una bella immersione nella natura (ma non sono impenetrabili come i vicini Monti del Sole).

Sulle Feltrine trovi davvero ogni espressione della montagna: rigogliosi boschi e prati fioriti, facili rilievi erbosi e cime scabre e rocciose, sentieri fattibili e viaz “per pochi”. Vuoi fermarti? Ci sono rifugi, bivacchi ristrutturati di fresco, e spartane casere.