Il Rifugio Boz nella bellissima Val Noana sta alle Vette Feltrine come l’antica Roma stava al concetto di mondo. Vuoi fare un trekking nel Parco delle Dolomiti Bellunesi? In un modo o nell’altro capiterai al Rifugio Boz! Stai facendo l’anello del Feltre-Bodo? Passi per il Boz. Stai allungando da Casera Ramezza? Rifugio Boz per forcella Scarnia… Boz. Dal lago della Stua per malga Alvis? Hai capito come funziona.
È quella che si dice una “posizione strategica”, e da questo piccolo ma splendido rifugio partono e arrivano numerosi sentieri. Ciò non toglie che il Rifugio Boz sia un’ottima meta per una semplice escursione in un ambiente decisamente affascinante.
giro ad anello dal Rifugio Boz

Da Imer lungo il sentiero 727 verso il Rifugio Boz

Dalla Val di Primiero raggiungiamo Imer, e da una delle rotonde che smistano il traffico lungo la Statale 50 entriamo nella Val Noana. L’auto conosce la strada da sola e dopo una serie di tornanti lungo un un vertiginoso canyon siamo al parcheggio del Rifugio Fonteghi (1100 mslm). Questa zona è estremamente ricca d’acqua, umida, e già lungo le pareti della gola che abbiamo percorso decine di rivoli, cascatelle e veri e propri fiotti d’acqua attraversavano la vegetazione lussureggiante.

PS: al ritorno al rifugio Fonteghi ricordati di fare una piccola deviazione di 10 minuti a piedi per andare a vedere il ponte tibetano della Val Riva, inaugurato nel 2019, che attraversa il Rio Giasinozza per 73 metri.

È metà ottobre, il sole sta sbucando timido attraverso il bosco, un senso di tranquillità invade la valle. I primi colori dell’autunno iniziano a farsi vedere, qualche foglia a terra, qualche larice che sta virando verso il color oro. Ma è soprattutto l’atmosfera ad essere perfettamente in tono con la stagione.

Tiriamo su le zip delle felpe e ci incamminiamo lungo il sentiero 727 seguendo le indicazioni per il Rifugio Boz.

Il sentiero inizia in leggera salita su strada asfaltata. Volendo infatti si può proseguire in macchina fino alla località Buse (sulla carta trovi la località El Belo), ma sarebbe un peccato perdersi alcuni scorci del fiume che scorre accanto. La camminata infatti è decisamente piacevole in un leggera pendenza e costeggia un corso d’acqua cristallina che sembra scorrere sopra la neve dato il biancore della roccia.

È una cosa tipica delle feltrine, questa. Sono montagne dal suolo ricco, carico, che dà vita a una vegetazione prorompente. Dove l’acqua riesce a tracciare i suoi solchi, la roccia calcarea viene messa in luce, e prende una serie di forme affascinanti.

Qui ci sono lastre di roccia lisciate ma segnate di minuscole onde rocciose: sembra una distesa di neve vecchia, che ha già iniziato da un pezzo a sciogliersi.

Salendo lungo il sentiero 810 verso il bivacco Feltre Bodo, trovi scivoli perfettamente lisci che collegano improvvise pozze (un po’ come succede per i vicini Cadini del Brenton).

Ovunque lungo il percorso dei sentieri si aprono inaspettate vasche, riempite da un’acqua cristallina che fa voglia di farci il bagno. Ma bisogna scoprirle curiosando nei boschi…

Davide Zambon coautore di Bagaglio LeggeroDavide

Dalle Buse il sentiero diventa una “infernale” gettata di cemento scanalato (dovrebbe essere una strada fatta per superare le pendenze tipiche delle Feltrine), soperpendente. Fa molto umido, qui sotto, in ogni stagione, ma non ti preoccupare: tempo di un paio di rettilinei e altrettanti tornanti, e la salita si fa più piacevole, e… sbuchi alle S’Cesure, ampi prati che ti  offrono una visuale spettacolare sul monte Neva.

verso il Rifugio Boz nelle Vette Feltrine

Siamo finalmente fuori dal bosco, dove i verdi pratoni circondano le vette dolomitiche del Sass de Mura. Proseguiamo lungo il sentiero 727 che piega sulla destra per scendere di qualche metro e attraversare il rio Neva grazie a dei tronchi.

Un’ultima salita (un po’ più ripida) e vediamo davanti a noi il Rifugio Boz. Ultimo zigzagare di sentiero e ci siamo.

Davide sui tronchi del sentiero 727

Il Rifugio Bruno Boz

Il Rifugio Boz è senza dubbio uno dei più belli del Veneto. Essendo fuori stagione il rifugio lo troviamo chiuso, ma il panorama che si gode da qui è davvero unico. La bellissima Val Noana, il Sass de Mura e le Vette Feltrine dalle quali sbucano il monte Pavione e il Cimonega, entrambi con già una spolverata di neve.

Sembra di essere in un anfiteatro naturale e lo spettacolo è assicurato! 

Abbiamo inoltre avuto la fortuna di una giornata perfettamente tèrsa, e ogni dettaglio è perfetto, chiarissimo. Una manna, con i primi alberi che iniziano a mostrare il loro foliage autunnale. Un alito di nuvole sta lentamente scavallando il passo di Finestra.

La struttura del rifugio è in pietra a vista con bellissime panche di legno tutt’attorno. Solo un paio di mesi prima ci eravamo fermati qui a pranzare con un spezzatino di asino davvero delizioso, mentre oggi ci tocca “accontentarci” di un panino portato da casa. Sono le due facce della medaglia dei rifugi: quando sono chiusi non hai un appoggio… ma la montagna è tutta tua.

Accanto al rifugio c’è anche un bivacco invernale sempre aperto. Si tratta di una stanzetta alla quale si accede tramite una scaletta in metallo. Il bivacco è piccolo ed essenziale, ma pulitissimo: ha 6 posti letto dotati di materassi e coperte.

Ne approfittiamo per riposarci e curiosare la carta della zonada qui si va verso, mentre di qua potremmo raggiungere…

panche esterne del Rifugio Boz

Il giro ad anello lungo il 727A

Per quanto tu possa frequentare una zona fino a chiamarla, affettuosamente, “la mia montagna”, scoprirai sempre qualcosa di nuovo. Questo è il caso del sentiero 727A che abbiamo trovato un po’ per caso, dato che nella nostra ormai vecchiotta topografica non è segnato.

Scendiamo i primi ripidi metri del rifugio nella direzione dell’andata per poi prendere una deviazione che si stacca sulla sinistra. Il sentiero ci svela subito il suo carattere portandoci in pochi tornanti in un ambiente boscoso da favola, che stordisce con i suoi odori.

Il sentiero di per sé non è difficile, ma decisamente più ripido del 727 e, almeno in questa stagione, molto scivoloso, quindi occorre prestare attenzione al fango, alle pietre che affiorano dalle foglie secche e alle mille radici degli alberi. C’è anche un brevissimo passaggio molto stretto e leggermente esposto, da percorrere per superare un grosso masso: niente di che, ma da prestarvi attenzione.

Il sentiero ritorna esattamente alla località Buse, da dove possiamo rilassare le ginocchia e dedicarci alle chiacchiere dense dopo una giornata meravigliosa.

Silvia tra il foliage nei pressi del Rifugio Boz

Larici della Val Noana

Il giro ad anello per Col S. Piero (sentiero 748)

Sei al Boz, hai le gambe ancora cariche, la giornata è ottima, non vuoi scendere per la valle del Neva, ma cerchi panorami più aperti? Perfetto, il sentiero 748 fa per te!

Dal rifugio Boz sali con decisione verso nord est e raggiungi il passo de Mura (1867 mslm). Da qui puoi punta la tua bussola verso ovest e… lasciati andare! Tutto quello che devi fare infatti è seguire il sentiero 748 che, con modesti saliscendi (eccetto la salita a Col San Piero), ti riporta al Rifugio Fonteghi.

Questo percorso non è difficile, ma solamente lungo. A scenderlo ci vogliono almeno tre ore, tre ore e mezzo. A un terzo del percorso ti ritroverai sulla vetta erbosa del Col di San Piero (da non confondere con il suo omonimo che si trova nel settore sul delle Feltrine). Il panorama qui si apre: bellissima visuale su monte Neva e Sass de Mur e, verso sud, sulle Vette. Da qui, è tutta una discesa a saliscendi su una cengia erbosa (non difficile, ma molto stretta in alcuni punti: fai attenzione se ha piovuto) e poi sentiero nel bosco fino al rifugio.

autunno nei pressi della Val Fonda

Trekking al Rifugio Boz: dati tecnici in breve

Partenza: Rifugio Fonteghi (1100 mslm). Se vuoi accorciare l’escursione puoi parcheggiare alla Località Buse (1160 mslm)

Arrivo: Rifugio Boz (1716 mslm) oppure Col San Piero (1954 mslm)

Dislivello: 600 mt oppure 900 mt nel secondo anello descritto

Tempo: l’anello completo dura circa 4 ore (salendo e scendendo per il sentiero 727), 5 ore (scendendo per il 727A), o 6 ore (per il Col di San Piero e il sentiero 748)

Difficoltà: dipende dal sentiero che scegli:

  • Il sentiero 727 non presenta alcuna difficoltà, anzi: l’andatura è sempre morbida (eccetto il breve tratto di strada in cemento), quindi adatto a tutti.
  • Il sentiero 727A e il 748 invece li consiglio solo ad escursionisti con un po’ di esperienza per il terreno incerto e l’esposizione di alcuni tratti e, il 748, per la lunghezza complessiva.

Cartografia: Tabacco n. 23 – Alpi Feltrine – Le Vette – Cimònega

2 anelli sull Feltrine passando per il rifugio Bruno Boz pin

Tutto sulle Vette Feltrine (e dintorni)

Avamposto meridionale delle Dolomiti Bellunesi, le Vette Feltrine hanno dalla loro una cosa stupenda: sono sufficientemente selvagge e poco frequentate da permetterti anche con poco una bella immersione nella natura (ma non sono impenetrabili come i vicini Monti del Sole).

Sulle Feltrine trovi davvero ogni espressione della montagna: rigogliosi boschi e prati fioriti, facili rilievi erbosi e cime scabre e rocciose, sentieri fattibili e viaz “per pochi”. Vuoi fermarti? Ci sono rifugi, bivacchi ristrutturati di fresco, e spartane casere.