Era il nostro “conto in sospeso” con l’Alta Valle Maira, dove eravamo stati per due mesi, ma in una stagione che rendeva molto difficile pensare a trekking in due o più giorni. Ma è subito stato un bellissimo agosto, eravamo già nel cuneese, e quindi… perché non fare il tour dello Chambeyron in due giorni?
Il tour del Brec du Chambeyron in 2, 3 o più giorni
Ma prima, cos’è il tour dello Chambeyron?
È un giro ad anello che si svolge tra Italia e Francia, e che circumnaviga il Brec du Chambeyron, mole aguzza e scoscesa di roccia calcarea e dolomitica che tocca i 3389 mslm.
Prima le cose belle: il tour dello Chambeyron è modulabile. Il tuo itinerario può correre attorno all’aguzza mole dello Chambeyron, oppure può “allargarsi” per toccare più punti. A te la scelta!
- il tour “classico”, se così si può dire, richiede cinque giorni, passa per i rifugi sul lato francese del trekking e tocca l’interessantissima Batterie de Viraisse. Partendo dal Rifugio Campo Base in Valle Maira, i punti di appoggio sono Maljasset, Rifugio du Chambeyron, Larche e Chialvetta
- dal lato opposto dell’escursionismo, c’è il giro in due giorni che abbiamo fatto noi. Abbiamo pernottato in quota al Bivacco Barenghi.
Nel mezzo, ci sono tutte le combinazioni che vuoi. Se ti piace il nostro itinerario ma vuoi affrontarlo con un po’ più di calma, semplicemente aggiungi una notte al Bivacco Sartore.
Detto questo, tocca alle cose meno belle. Beh: non ce ne sono!
Tour dello Chambeyron: primo giorno
Dal Rifugio Campo Base al Rifugio Stroppia
Lasciamo l’auto nei pressi di Ponte Soubeyran (1631 mslm), e ci incamminiamo in direzione delle Cascate di Stroppia. La valle è verde – complice alcune piogge recenti – e ripercorrere questo itinerario fatto decine di volte durante il nostro soggiorno invernale in Valle Maira, ma finalmente tra colori decisi, è una sorpresa.
Della salita al Rifugio Stroppia abbiamo già parlato (puoi leggere qui la salita invernale, il percorso è lo stesso). La salita al rifugio è bella erta, specie se fatta nelle ore più calde della giornata: dopo un tratto di forestale, e imboccato il Sentiero Dino Icardi, una serie di tornantini ci fa guadagnare quota fino al “muro”, la vertiginosa salita che porta direttamente al Rifugio Stroppia (2229 mslm).
Immancabile stambecco a guardarci dall’alto, solite corde che ci chiediamo a cosa servano, e tenero come sempre il rifugio: che non è un rifugio ma bensì un bivacco, le cui chiavi vanno chieste al bar di Chiappera.
Il tempo di bere un sorso d’acqua, e ripartiamo.
Dal Rifugio Stroppia al Bivacco Barenghi
Poco meno di cento metri di dislivello ci fanno superare il Passo dell’Asino (2309 mslm) e ci introducono allo splendido vallone che ci condurrà al bivacco. Subito superiamo il Lago Niera (in secca a fine estate) e ci lasciamo stupire.
C’è solo una cosa da dire, di questo angolo di montagna: è uno degli ambienti più belli attraverso i quali abbiamo camminato. Sulla sinistra e di fronte a noi, moli rocciose isolate e maestose, circondate da ghiaioni regolari, limitano la valle. Una pendenza morbidissima rende la camminata super piacevole, l’orientamento è facile, e ad ogni passo la prospettiva sulle montagne circostanti cambia.
A proposito di orientamento: basta seguire i segni giallo-blu del sentiero Icardi.
A circa un’ora dal Lago Niera, inizia profilarsi deciso, verso nord ovest, il Brec du Chambeyron, splendido. Alcune nuvole occultano la sommità, ma l’infilata di pareti quasi verticali e guglie è strepitosa.
E il bivacco? Continuiamo a chiedercelo… ma il bivacco spunta davvero all’ultimo, dopo che si è percorso il Vallonasso di Stroppia e dopo l’ultima salitina di un sentiero che si snoda tra le rocce.
Il Bivacco Barenghi
La prima cosa che vedi è il pannello solare, e l’azzurro della vernice. Poi scopri la fascia gialla sul fianco, e il lago irreale che fa da sfondo, poco più in basso. Sullo sfondo: da una parte il Brec, dall’altra la Tête de la Frema.
Il Bivacco Barenghi si trova a 2815 mslm. All’interno è diviso in un’anticamera con un tavolino e diverse panchette, un ripiano ingombro di cose e un lavello (collegato a una fonte stagionale, secca quando siamo passati noi), e una stanza con le cuccette: 9 posti, tantissime coperte.
Il bivacco è frequentatissimo, anche perché non c’è nulla nel raggio di diversi chilometri. In pieno agosto, di martedì, c’erano escursionisti sufficienti a riempire il bivacco e tre tende montate all’esterno.
Consigliamo di arrivare quindi abbastanza presto per prendere posto. Nel resto della giornata si può salire alla Tête de la Frema (vedi sotto) oppure ciondolare lungo la riva del bellissimo Lago del Vallonasso di Stroppia.
Salita alla Tête de la Frema
La via normale alla Tête de la Frema è una salita facile che però “non molla mai”. Dal Bivacco Barenghi si seguono le indicazioni del sentiero 18 verso il Col de Gippiera (2930 mslm) dal quale, sporgendosi, si ha una bella vista sul Lago dei Neuf Couleurs e sull’incredibile muraglia rocciosa che lo sovrasta. Dal colle si piega ad angolo retto verso est e si inizia la salita, che si svolge sempre su sentiero. Ripida, ma mai difficile.
Unica avvertenza. Quando arrivi alla croce di vetta (3142 mslm), fai attenzione allo strapiombo alle sue spalle e alle grosse rocce sconnesse.
È presente il libro di cima… e questo è tutto quello che posso dirti, dato che una volta in vetta siamo stati avvolti dalla nebbia!
Dal punto di vista panoramico, il nostro agosto piemontese è stato piuttosto turbolento. Se vuoi approfondire le cime nebbiose che abbiamo salito, puoi leggere del Monviso, del Marguareis e dell’Argentera!.
La discesa avviene per la stessa via della salita (qui sotto la traccia).
Tour dello Chambeyron: secondo giorno
Dal Bivacco Barenghi al Pas de la Coulette
Sveglia presto, perché sarà una giornata lunga. Risaliamo al Col de Gippiera e scendiamo al Lac ded Neuf Couleurs (2834 mslm), erroneamente chiamato Lago dei Nove Colori.
Couleurs in francese significa “colatoi”: sono nove quelli che alimentano il lago.
Dal colle i segnavia da seguire diventano giallo-rossi. Al lago riempiamo le borracce (mi raccomando: potabilizzare) e ci incamminiamo per circumnavigare la testa settentrionale del Brec du Chambeyron. La mattina presto questo tratto di percorso è in ombra, per cui ci sentiamo come se stessimo inseguendo il sole – tra le altre cose, per fare colazione al caldo!
Arriviamo al Lac Long (2783 mslm), ne percorriamo una riva e deviamo verso il Pas de la Coulette (2752 mslm). Qui finalmente facciamo colazione con, sotto di noi, in un’ampia piana pratica, il Refuge du Chambeyron, tappa classica del tour in più giorni.
Dal Pas de la Coulette al Col del Sautron
Ripartiamo in discesa lungo il Vallon des Aoupets, che troviamo percorso dal più grande gregge di pecore che abbiamo mai visto. A una mezz’ora dal colle, poco prima della “Cabane” – la casetta (privata) dei pastori – c’è una buona fonte d’acqua pulita.
Il sentiero piega ora verso sud est, la direzione da seguire è quella del Vallonet. Mentre camminiamo, alle nostre spalle c’è una valle più bassa, boscosa, e in lontananza i rilievi pelati del Mercantour. Ci infiliamo sulla sinistra della Tete de la Plate Lombarde (da dove sarebbe possibile deviare per il Col di Nubiera e tornare sul versante italiano del Brec) e, annunciati da decine di marmotte, arriviamo al Lac du Vallonet (2517 mslm) e dopo dieci minuti al passo omonimo (Col du Vallonet, 2524 mslm).
La prossima meta è il Col del Sautron… peccato che nel mezzo ci sia la lunga e ripida salita del Portiolette!
Quindi: perdiamo di nuovo quota, pieghiamo sulla nostra sinistra, sempre seguendo i segni giallo-rossi – fare attenzione qui all’orientamento, ed evitare una ingannevole deviazione indicata con un “PR” su un masso. Il Col de la Portiolette (2692 mslm) è uno stretto intaglio che, visto dal basso, sembra irraggiungibile. In realtà si sale decisi un sentiero con mille tornanti tra ghiaioni e frane (seguire sempre gli ometti) e si arriva al passo, dove finalmente…
… si scende ancora per un centinaio di metri abbondanti, e si risale infine al Col del Sautron (2719 mslm), che segna anche il nostro rientro in Italia.
Dal Col del Sautron al Bivacco Danilo Sartore
Il Sautron è ventosissimo, quindi per mangiare l’ambito paninetto conviene scendere fino ai prati sottostanti, in direzione del Vallonasso di Sautron Meridionale. Qui ci sono alcune curiosità: una lapide commemorativa del passaggio degli emigranti italiani verso la Francia, la “croce paesana” piantata sul vicino colle, e alcune Opere – un paio di piccoli bunker e le fondamenta di strutture più grandi collegate al Vallo Alpino di epoca fascista (ne abbiamo parlato in occasione della salita al Col della Gardetta).
Meritata pausa, un controllo della carta, e ripartiamo: seguiamo le indicazioni (ora bianco-rosse) per il Bivacco Sartore, al quale arriviamo in meno di venti minuti.
Il Bivacco Sartore
Il Bivacco Sartore si trova nel già nominato Vallonasso di Sautron Meridionale, a quota 2444 mslm. Anche questa è una nostra vecchia conoscenza: questo luogo ci aveva colpito, sia per la bellezza della struttura – particolarmente poetica la finestra triangolare del soppalco – che per come le persone diventano la montagna (il bivacco è dedicato a un ragazzo morto arrampicando). Ritroviamo la nostra forma sul libro del bivacco, e lasciamo un libretto dei paninetti per chi passerà le notti qui.
Come già detto, se vuoi fare il giro così come l’abbiamo fatto noi ma vuoi prendertela calma e goderti una notte in più nella natura, il Bivacco Danilo Sartore è un ottimo punto d’appoggio.
Dal Bivacco Sartore al Rifugio Campo Base
La discesa lungo il vallonasso non presenta difficoltà, anzi: lungo il percorso sono presenti anche due graditissime, fresche fonti. La prima si trova alla prima rottura della pendenza, presso Grange Pausa (2056 mslm circa). La seconda si incontra a metà circa della lunga forestale che con diversi tornanti scende a Saretto (della fonte e della poesia di Tolstoj parliamo qui).
La discesa lungo la forestale può essere accorciata prendendo le varie scorciatoie tra un tornante e l’altro. Serve però fare attenzione, a beccare la deviazione per Chiappera (vedi traccia). Questo sentiero pressoché in quota ricalca il tracciato del sentiero Davide Cammina con Noi, un percorso commemorativo che unisce i paesi del fondovalle dell’Alta Valle Maira (noi l’abbiamo fatto in inverno nella sua versione estesa).
Il sentiero sbuca sulla strada asfaltata poco sotto Chiappera. Una decina di minuti, e raggiungiamo l’auto – e la birra del Campo Base.
Tour dello Chambeyron: dati tecnici in breve
⛰️ Dove siamo | In Alta Valle Maira, tra Italia e Francia (Alpi Cozie, provincia di Cuneo) |
📍 Partenza da | Rifugio Campo Base / Ponte Soubeyran (1631 mslm) |
💍 Punti dell’anello | Rifugio Stroppia (2229 mslm), Bivacco Barenghi (2815 mslm), Col de Gippiera (2930 mslm), Pas de la Coulette (2752 mslm), Col du Vallonet (2524 mslm), Col de la Portiolette (2692 mslm), Col del Sautron (2719 mslm), Bivacco Sartore (2444 mslm) |
📐 Dislivello | 2120 complessivi, 240 per la salita alla Tête de la Frema |
📏 Lunghezza | 29 km complessivi |
⏱️ Tempo | 13 ore di cammino in tutto |
😅 Difficoltà | Difficile. L’itinerario non presenta difficoltà tecniche, ma è molto lungo, e le salite ad alcuni passi sono delle belle impennate. Può essere più facile spezzare il giro in tre giorni, dormendo la seconda notte al Bivacco Sartore. |
💧 Acqua | Non molta. Quella dei laghi è da potabilizzare assolutamente. Presente una fonte presso la capanna del Vallone des Aoupets e, scendendo dal Bivacco Sartore, presso Grange Pausa. Ulteriore fonte un po’ più in basso, lungo la forestale che sale da Saretto. |
🗺️ Cartografia | L’unica carta topografica che riporta sia il versante italiano che quello francese dello Chambeyron è la “Chaminar en Val Maira” di Bruno Rosano. La si trova nelle librerie ed edicole del cuneese. |
🛰️ Traccia GPS | Sì: i due giorni distinti e la salita alla Tête de la Frema |
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