Amatissimo GranPa, gigante di ghiaccio, montagna simbolo, cuore del primo parco naturale italiano… se ne potrebbero dire tantissime su questo ghiacciaio bellissimo. Ti raccontiamo un modo diverso per godere della sua maestosità: questo anello dei rifugi Chabod e Vittorio Emanuele II a cospetto del Gran Paradiso in Valsavarenche è una gemma inaspettata!
Avvertenza. Puoi fare l’anello in entrambi i sensi, ma ti consigliamo vivamente il senso orario – salendo cioè dal Rifugio Chabod e scendendo dal Vittorio Emanuele II. In questo modo, la vista della quale godrai durante la traversata sarà spettacolare!
La salita al Rifugio Federico Chabod (o quasi)
La prima parte di questo anello consiste nella salita al Rifugio Federico Chabod. In breve, lasciamo l’auto nei pressi del grande cartello di legno con la scritta gialla che lo dichiara aperto, in località Pravieux Desot (1890 mslm) e individuiamo, verso ovest, il relativo segnavia, un ponte sul torrente Savara, una graditissima fontanella di recente costruzione e l’attacco del sentiero 5.
Saliamo per la bella mulattiera selciata che fu voluta da Vittorio Emanuele II, il re cacciatore, e in meno di un paio d’ore siamo allo Chabod.
⚠️Nota bene. Prima dell’ultima salitina al rifugio, incontriamo un bivio. Si trova nei pressi di un ponticello su torrente Costa Savolera (2650 mslm): se non vuoi salire al Rifugio Chabod (anche se te lo consigliamo, perché è un luogo bellissimo), attraversa il ponte e prosegui l’itinerario ad anello.
Il giro ad anello dal Rifugio Chabod al Rifugio Vittorio Emanuele II
Superato il ponticello, il sentiero 1A dapprima scende, percorrendo un ambiente di antiche morene ormai “consolidate”. Sulla nostra sinistra dominano le grandi pietraie, i ghiaioni e le morene più recenti, sopra le quali attaccano le pietre lisciate dall’azione glaciale. Il senso di ritiro delle masse di ghiaccio è evidente, purtroppo.
Scesi poco sotto quota 2600 m, il sentiero prende a tagliare il profilo con morbidissimi saliscendi, ed è un piacere da seguire. Quando momentaneamente lo sguardo è chiuso, sulla sinistra, dal versante erboso, si può spingere la vista verso ovest, oltre il versante opposto della Valsavarenche. Dopo circa tre chilometri dalla partenza, ci troviamo ad aggirare il versante occidentale della Tête de Moncorvé, e a stupirci per l’improvviso cambio di visuale: di fronte ora abbiamo i giganti isolati che chiudono la valle verso sud est – Tresenta (3609 m), Ciarforon (3642 m), Becca di Monclair (3545 m).
In compagnia di un esperto scialpinista, quelle montagne – soprattutto l’imponente Ciarforon – si completano di vie di salita e lunghissime discese, concatenazioni lunghe giorni e ricordi di grandi imprese.
Un altro chilometro in quota, una breve salita e siamo di fronte alla peculiare struttura metallica del Rifugio Vittorio Emanuele (2732 m).
Il Rifugio Vittorio Emanuele II
Anche se vorrei farlo con il profumo delle torte, il conforto del caffè caldo e la curiosità di centinaia di adesivi colorati, testimoni di decenni di vita, ti racconto il Vittorio Emanuele II attraverso la sua storia.
C’era un primo rifugio, in pietra, risalente al 1884 (c’è ancora). C’è poi quello attuale, che deve la sua forma al suo ideatore, tale senatore Brezzi che, negli anni Trenta del Novecento, era presidente sia della prima sezione del CAI che dell’industria siderurgica Cogne di Aosta (i cui stabilimenti ancora dominano il colpo d’occhio dall’alto sulla città): la commessa fatta all’ingegnere Dumontel parlava chiaro – si voleva “una struttura completamente in metallo”. Il Dumontel, socio del CAAI (il Club Alpino Accademico) semplicemente traslò la forma classica del “bivacco accademico” nella nuova struttura, applicando l’adeguamento dimensionale richiesto dal Consiglio Direttivo della sezione CAI – 120 posti comodi, e se possibile altri meno comodi. I profilati in ferro, due saldatrici e i relativi generatori furono trasportati a dorso di mulo e il rifugio – ovviamente, data l’epoca – montato sul posto. Nell’estate 1933, i dorsi dei muli trasportarono anche il Principe del Piemonte Umberto di Savoia, il quale inaugurò una gigantesca scatola metallica… vuota! C’erano infatti due facciate in muratura di pietrame e la struttura metallica interna, un sottile tetto in lamiera pericolante e… stop. Il rifugio è attivo, anche se i lavori saranno rallentati e poi bloccati dalla Guerra dell’Abissinia e dalla Seconda Guerra Mondiale. Il rifugio verrà completato, anche grazie ai finanziamenti del Piano Marshall, tra anni Cinquanta e Sessanta, e inaugurato nel 1961.
Oggi ospita il Rifugio Vittorio Emanuele II offre 152 posti letto (ma è quasi sempre pieno durante l’estate, quindi prenota con largo anticipo), e 21 nel locale invernale. E comunque, sono posti comodi, come promesso.
La discesa verso Pont
Dopo una pausa al rifugio – torte e caffè, si diceva – e qualche minuto presso il lago di Montcorvé, iniziamo la discesa verso Pont, camminando lungo un’altra splendida mulattiera reale che alterna tratti lastricati a gradoni di pietra.
Dapprima attraversiamo ampi prati punteggiati di grossi massi, mentre le forme del paesaggio sono definite da altre antiche morene, ormai inerbite. Schiviamo una parete rocciosa, superiamo il dosso sul quale sorgono i ruderi di Chanté (2370 m), affrontiamo le numerose svolte del sentiero protetti da un bosco di larici e sbuchiamo su un ponticello e al Rifugio Tetras Lyre (1991 m), che in passato era una lunga stalla e non si vergogna di mostrarlo.
Da qui si cammina per un quarto d’ora in piano su una larga sterrata ricavata sull’argine del torrente Savara (questo tratto non appartiene all’originaria mulattiera reale), che infine si riattraversa per raggiungere il parcheggio di località Breuil (1958 m; qui si sarebbe potuta lasciare una seconda auto), a Pont. Da Pont, sono 3 km per tornare a Pravieux Desot, in parte per la strada asfaltata, in parte per il sentiero che corre tra questa e il torrente Savara.
Anello dei rifugi del GranPa (dallo Chabod al Vittorio Emanuele II) in Valsavarenche: dati tecnici in breve
⛰️ Dove siamo | In Valsavarenche (Valle d’Aosta) |
📍 Partenza da | Pravieux Desot (1830 mslm) |
🏅 Punti dell’anello | Rifugio Federico Chabod (2710 mslm), Rifugio Vittorio Emanuele II (2732 mslm) |
📐 Dislivello | 1070 m |
📏 Lunghezza | 19 km |
⏱️ Tempo | 7 ore |
😅 Difficoltà | Media-Difficile |
💧 Acqua | Alla partenza, a Lavassey; in stagione, presso i rifugi Chabod, Vittorio Emanuele II e Tetras Lyre |
🗺️ Cartografia | Carta 1:25.000 Fraternali n. 27 – Valgrisenche, Val di Rhêmes, Valsavaranche, Gran Paradiso (se non ce l’hai, puoi comprarla su Amazon) |
🛰️ Traccia GPS | Parziale: salita allo Chabod (traccia 1), traversata dei rifugi lungo il sentiero 1A (traccia 2) |
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