La stavamo attendendo, e ad un certo punto il meteo ha parlato chiaro: avrebbe nevicato il giorno dopo. Così, in extremis, dopo aver infilato in rapida una serie di strepitose ascensioni giuliane (Nabois Grande, Jof di Montasio, Jof Fuart), rese possibili da un autunno di sole fuori luogo), abbiamo approfittato per farne un’ultima: i Due Pizzi, seconda cima (o cime?) più alta dell’aguzza dorsale che delimita a nord la Val Dogna. Non potevamo scegliere giornata e gita migliore!

Dalla Val Dogna al Ricovero Bernardinis

Lasciamo l’auto nel grande parcheggio di fronte alla Casera Plan dei Spadovai (1100 mslm circa, se ci sono cataste di tronchi parcheggia l’auto un po’ defilata, perché qui manovrano i mezzi dei boscaioli). Attraversiamo la strada, e inforchiamo la sterrata che sale sulla sinistra dell’agriturismo, attraversandone i prati. È ancora presto, siamo in ombra e fa piuttosto freddo. Siamo subito in un bel bosco di faggi.

Ad un certo punto, è evidente sulla destra l’attacco del sentiero 605. In una ventina di minuti siamo fuori dal bosco, e ci si apre davanti una conca occupata dai mughi, che si chiude in alto in un bel ghiaione. Dalla partenza a quell’intaglio che vediamo in alto (la Forca di Cjanalot, 1830 mslm) avremo bruciato il grosso del dislivello della giornata. Ad un certo punto camminiamo su un largo sentiero, non tropo pendente, alberi radi di fianco, una bellissima luce solare.

Silvia nel sentiero 605 della Val Dogna

Superati alcuni ruderi militari (bellissimi i ghiaioni che hanno alle spalle), arriviamo agli ultimi zigzag prima della forcella che è passata un’ora e mezza dalla partenza: da qui ci si apre un’ampia visuale sulla Carnia, a nord. Si apre anche un certo vento freddo, per cui prendiamo a sinistra lo stretto sentierino tra i mughi (da non sottovalutare in caso di neve-ghiaccio) che in venti minuti ci porta a vista del Ricovero Bernardinis (1907 mslm)

Il Ricovero Bernardinis

Si tratta di uno spartano bivacco, recuperato da un edificio militare ripristinato nel 1991. All’interno, diverse brandine non proprio in ottimo stato, e null’altro.

Ma quello che conquista qui è la vista sullo Jof di Montasio: credo una delle prospettive più belle, “anticipate” dai rilievi scabri e spigolosi che portano invece al Monte Piper. La panchetta, fuori dal ricovero, mostra chiaramente che chi l’ha piazzata sapeva quello che stava facendo.

Dal Ricovero Bernardinis a Cima Alta per il sentiero attrezzato

Sopra al ricovero si vede già la croce di Cima Vildiver, il più basso dei Due Pizzi. Se non sei avvezzo alle ferrate o non sei attrezzato, questa è un’ottima meta per un panorama strepitoso. Te lo raccontiamo verso la fine dell’articolo perché l’abbiamo salita per seconda.

Proseguiamo sul sentiero in salita. Al Vilvider ci si può salire subito, ma noi abbiamo preferito tenerlo per la fine per cui, quando abbiamo visto la deviazione sulla sinistra, abbiamo proseguito. Un primo “osservatorio” in cemento risalente alla guerra guarda verso Tarvisio: un minuto dopo, una serie di ruderi invece aprono lo sguardo verso le Alpi Carniche: Monte Osternig, Monte Acomizza, Monte Cocco in bella vista, tra gli altri, mentre sotto di noi si vede la Testa di Malborghetto e si intuiscono i due blocchi di Forte Hensel.

A questo punto ci voltiamo, e lo vediamo.

tracce della Grande Guerra

Il sentiero attrezzato dei Due Pizzi

Un’apertura scavata nella roccia, per entrare nella quale ci si deve chinare. Si, per entrare: perché il tratto attrezzato inizia qui!

Una lapide incisa ricorda Armando Bernardinis, sottotenente che nel 1915 espugnò questa vetta. Si tratta ancora una volta di opere della guerra, quindi, così come quelle che ci aspettano per la prossima mezz’ora.

Detto questo: prima di entrare nel cunicolo, come richiesto dal cartello, vestiamo imbrago, longe e caschetto. Non ce ne sarà davvero bisogno, ma una sicurezza in più non fa certo male. Il cunicolo è lungo 60 metri, dopo il quale il primo tratto di sentiero corre a nord, quindi potrebbero esserci delle tracce di neve o ghiaccio – in caso, fare più attenzione.

Il sentiero attrezzato è piuttosto emozionante, stretto com’è tra la storia e lo strapiombo.

A proposito: il sentiero attrezzato è parte del sentiero 649, una via che percorre l’intera catena a nord della Val Dogna. Inizia al Bivacco Battaglione Gemona, sotto lo Jof de Miezegnot, e si conclude poco sotto Sella Bieliga, dove e possibile proseguire sul sentiero 602 e, percorsi gli ultimi rilievi, scende all’imbocco della valle.

Il sentiero infatti, dopo una breve cengetta e la discesa a una forcellina (un po’ friabile, attenzione!), diventa una scenografica cengia artificiale, cioè scavata dai soldati per assicurare un passaggio protetto lungo questo versante. A fare da parapetto, le barre di ferro che venivano usate per i reticolati di filo spinato.

Veniamo depositati tra i mughi. A questo punto, ci basta seguire il sentiero (ed evitare una traccia in discesa che porta verso il Gosadon), e arriviamo in venti minuti alla croce di Cima Alta (2046 mslm). Panorama splendido, il sole e il cielo perfettamente azzurro sono dei regali, il paninetto è meritato e un corvo ci gratifica posizionandosi sulla croce di vetta, con il Montasio, lo Jof Fuart e gli altri giganti delle Giulie sullo sfondo, spolverati della prima neve. Uno spettacolo.

C’è il libro di vetta.

Salita a Cima Vildiver e discesa

Torniamo sui nostri passi, rifacciamo il sentiero attrezzato, sbuchiamo dalla bassa galleria, scendiamo di qualche metro e prendiamo questa volta la deviazione per Cima Vildiver (2018 mslm), dove arriviamo in pochi minuti e senza particolari difficoltà. La croce di vetta è decorata con una stella alpina di metallo, la vista è bella come quella della Cima Alta. Non c’è libro di vetta.

Cima Vildiver

Scendiamo per la stessa via della salita.

Giusto per la cronaca, attorno a quota 1650 “manchiamo” il percorso di salita, e ci troviamo a scendere lungo un ghiaione attraversato da quella che sembra un traccia (ci sono anche alcuni bolli scoloriti): è il vecchio sentiero di salita, più scomodo e ripido. Si ricongiunge comunque al sentiero 605 – al bivio in effetti c’è una indicazione, ma non l’avevamo vista.

Un consiglio per chiudere la giornata

Recupera l’auto, Scendendo a valle, ti consiglio – se non li conosci già – di tenere gli occhi aperti, sulla destra, per un paio di costruzioni in pietra di fronte alle quali, oltre ad un grande pannello informativo, è piazzata una canna di cannone. Qui si accede alla linea fortificata dei Plans: leggi l’articolo (e visitala) perché ne vale la pena.

ingresso monumentale dei Plans

 

Salita ai Due Pizzi dalla Val Dogna: l’escursione in breve

⛰️ Dove siamo Sulle Alpi Giulie, in Val Dogna (UD)
📍 Partenza da Casera Plan dei Spadovai ( mslm)
🏅 Arrivo Bivacco Bernardinis (1907 mslm), Cima Vildiver (2008 mslm), Cima Alta (2046 mslm)
📐 Dislivello 980 metri
📏 Lunghezza 9 km
⏱️ Tempo 5 ore e mezza
😅 Difficoltà Difficile, più che altro per l’esposizione del sentiero attrezzato. Fino al bivacco può essere considerato facile: poi è consigliato solo escursionisti esperti.
💧 Acqua No.
🗺️ Cartografia Tabacco 1:25.000 n. 18 – Alpi Carniche Orientali, Canal del Ferro, Nassfeld (se non ce l’hai puoi comprarla qui) oppure Tabacco 1:25.000 n. 19 – Alpi Giuli e Occidentali, Tarvisiano (se non ce l’hai puoi comprarla qui).
🛰️ Traccia GPS Sì.