Perché trascorrere i quattro giorni di ferragosto al mare come tutti i cristiani in mezzo al caos quando puoi affrontare la Translagorai? Un trekking spettacolare di quattro giorni in tenda in totale contatto con la natura attraverso la catena dei Lagorai.
Cos’è la Translagorai?
Un inaspettato ponte dal lavoro durante Ferragosto ci catapulta nella Translagorai: una traversata di media percorrenza che si sviluppa dalla Panarotta fino a Passo Rolle lungo la catena montuosa del Lagorai attraverso sentieri, mulattiere e trincee quasi sempre sopra i 2000 m.
Un trekking selvaggio, pochissimi appoggi, porfido e ambienti solitari: ci piace!
Cerchiamo un po’ in internet, ma le informazioni non sono molte, soprattutto per chi decide di percorrere la Transalogai in tenda. Alcune relazioni sono infatti parecchio datate quindi non sappiamo quanto siano attendibili, soprattutto per quanto riguarda il fattore più importante: l’acqua.
Mentre Davide controlla l’attrezzatura io inizio a preparare lo zaino con tutto il necessario che mi sembra subito evidentemente grande e pesante, soprattutto rapportato alla mia figura.
Ormai il dado è tratto: che l’avventura abbia inizio!
Translagorai mappa: la cartografia, prima di tutto
Se la giusta cartografia è fondamentale per ogni escursione in montagna, per una avventura come la Translagorai lo è ancora di più. Non solo ti indicherà il percorso, ma ti sarà anche utile per individuare le varianti, le vie di fuga, i bivacchi in caso di emergenza: insomma, un tesoro!
Trovi la Translagorai nella sua quasi interezza sulla Tabacco n.14 (Val di Fiemme, Lagorai, Latemar): cioè da Passo Manghen al Coston degli Slavaci. Ti servirà poi un piccolo stralcio della n.22 (Pale di San Martino) per il tratto finale che arriva a Colbricon e poi a Passo Rolle e, se parti dalla Valle dei Mocheni, uno stralcio della n.58 (Valsugana, Tesino, Lagorai).
Puoi altrimenti optare per l’edizione Kompass (WK626, Lagorai-Cima d’Asta). Anche questa però taglia fuori Vetriolo e Passo Rolle.
Le tappe della Translagorai
Ufficialmente la Translagorai va da Vetriolo a Passo Rolle. Il nostro percorso invece parte da Passo Manghen perché abbiamo a disposizione solo cinque giorni e, per come abbiamo calcolato le tappe (male), non ci basterebbero per compiere il percorso intero.
Se la percorri in tenda le tappe possono essere suddivise a seconda dell’allenamento di ciascuno e… del meteo! Sono numerosi anche i bivacchi e i rifugi che si incontrano durante la traversata pertanto puoi avere buona libertà di manovra.
Ti avviso già che tappe che abbiamo fatto noi sono un po’ “insolite” perché amiamo stare isolati in completa autonomia.
A FINE ARTICOLO TROVI TUTTE LE INFO UTILI PER PIANIFICARE PERCORRERE LA TRANSLAGORAI. Ma ora iniziamo con il racconto!
Translagorai, 1° giorno: da Passo Manghen ai Laghetti di Lagorai
Alle 5.30 del 15 Agosto inizia la nostra traversata dei Lagorai. La sveglia suona, gli zaini sono già pronti, basta chiuderli, ma, inspiegabilmente, riusciamo ugualmente a partire da casa solo dopo un’ora e mezza!
La gente che si dirige al mare ci lascia libera la strada e alle ore 9.00 siamo già a Passo Manghen pronti per partire per l’avventura con la nostra amata tenda Ferrino Svalbard.
Il peso dello zaino è incredibile, e dopo i primi 20 minuti mi sembra addirittura insopportabile: tutt’altra cosa rispetto a quello che uso per le gite in giornata, ma anche rispetto a quelle di più giorni con notte in rifugi.
Davide non sembra in difficoltà, ma decidiamo comunque di fare pausa ogni 40 minuti per togliere il peso dalle spalle e respirare a pieni polmoni.
La percentuale di riuscita della nostra “impresa” viene attualmente quotata molto bassa nel rating ufficiale!
In compenso la roccia è stupenda: cascate di rocce porfiriche sfumate di grigio, verde e viola che in breve mi fanno scordare tutto il resto.
Prendiamo il sentiero 322A, che poi si ricongiunge al sentiero 322 fino alla Forcella di Montalon (la prima di una serie infinite di forcelle che incroceremo) e poi al Lago delle Stellune che sarebbe la meta del nostro primo giorno.
Non ci poniamo neanche il problema di fermarci: c’è davvero troppa gente per i nostri gusti, mentre gambe e spalle (con nostro stupore) reggono meglio del previsto, tanto che ci scordiamo delle pause.
Alla Forcella di Valsorda incontriamo Federico. Un signore con famiglia a seguito che stanno raccogliendo l’achillea, una pianta selvatica che si usa per infusi e grappe e che sarà, durante la Translagorai la nostra tisana preferita.
Da qui seguiamo il sentiero 317 e poi il sentiero 321 che ci porta alla Forcella di Lagorai che, stretta fra Cima Lagorai e il Monte Laste delle Sute, si affaccia sui Laghetti di Lagorai. Due gemme stupende incastonate nel porfido.
Piantiamo la tenda in un terrazzamento naturale che ci sembra perfetto per il nostro primo campo base: il terreno è piuttosto pianeggiante, l’apertura da direttamente sul lago e siamo esposti ad Est pronti per ammirare l’alba che ci aspetterà il giorno dopo….quale posto migliore per passare la notte in tenda in alta quota?
Al “piano di sopra” del nostro improvvisato bivacco notturno un’ora dopo arrivano anche Bruno e Roberto, due simpatici ragazzi di Trento che stanno facendo il nostro stesso percorso, ma pianificano di terminarlo un giorno prima di noi (in quattro anziché cinque giorni).
Sono così emozionata che non sono sicura riuscirò a dormire: prima notte in tenda, prima traversata.
Chiudo gli occhi e vedo solo i bagliori dei colori verde e viola del giorno, ma la stanchezza della giornata e le emozioni fanno il loro effetto: in due minuti sto già ronfando!
Dati tecnici della prima tappa
PARTENZA: Passo Manghen
ARRIVO: Lago di Lagorai
TEMPO: circa 6 ore e mezza
ACQUA: presso il Passo Manghen e presso i Laghetti di Lagorai scendendo per circa 750 m il sentiero che costeggia la destra orografica c’è una fonte di acqua gelida buonissima.
Translagorai, 2° giorno: dal Lago di Lagorai al pendio sopra Malga Cauriol
Mi sveglio con un’alba incredibile che si infrange nel riflesso del lago. La vista è commovente e non mi trattengo dallo sgattaiolare fuori dalla tenda per andare a godermi quel primo sole direttamente sulla rocce in riva al lago.
La notte è stata fredda (procuratevi un sacco a pelo bello caldo), ma essendo ad oltre 2000 m di altezza c’era da immaginarselo, e questo primo sole che scalda è un vero toccasana per iniziare la giornata con il piede giusto.
Tenda richiusa, acqua ricaricata alla fonte, zaino in spalla e siamo di nuovo in cammino lungo il sentiero Delugan n. 321.
Attraversiamo Forcella delle Sute impegnativa e piuttosto verticale con un tratto di cavo, per chi non ha pratica in montagna è sicuramente uno dei punti più impegnativi da percorrere con cautela.
E’ un susseguirsi di forcelle, pietraie e rovine della guerra. Qui però, a differenza di luoghi più blasonati, la guerra è tangibile ed emozionante. Camminando viene spontaneo domandarsi cosa contenessero le lattine arrugginite che troviamo lungo il percorso, come vivessero le giornate quassù, quali fossero le paure e quali i desideri di chi si trovava forzatamente a vivere questi luoghi.
Passiamo davanti al Bivacco Nada Teatin (2310 m) che è più un ricovero di emergenza incastonato direttamente dentro alla roccia. Se decidete di fermarvi qui sappiate che ci vuole grande spirito di adattamento: non è presente nessun genere di conforto se non il fatto di essere al riparo in quanto non ci sono letti, materassi o stufe e l’umidità e tantissima.
Firmiamo il libro del bivacco e siamo pronti a ripartire quando all’esterno ci soffermiamo su di una commovente dedica degli amici veri che ci fa riflettere.
Procediamo lungo il sentiero 321, bellissimo e stretto sulla montagna in un percorso che è tutto un saliscendi di forcelle e traversi fino a Passo Sadole (2058 m) da dove inizia la lunghissima discesa attraverso il sentiero 320.
La nostra meta della seconda tappa di Translagorai è Malga Cauriol (1587 m) dove si mangia benissimo e si può campeggiare comodamente all’esterno del rifugio.
La malga è molto carina e prendiamo due Radler, uno yogurt con i mirtilli e una mega frittella con la Nutella. Dopo tutto questo camminare dobbiamo reintegrare almeno i sali minerali!
Siamo piuttosto distrutti dalla giornata fisicamente, ma anche psicologicamente e non ci aspettavamo di trovare tutta questa gente: famiglie con bambini, gruppi di scout con chitarre e infradito, macchine, urla.
Tutto ciò è davvero molto lontano dalla concezione della traversata selvaggia e naturale che ci eravamo fatti e l’idea di dormire qui per la notte non mi attira neanche un po’.
Basta uno sguardo e Davide ha già capito che qui non è posto per me. In pochi istanti mi raggiunte con lo zaino in spalla e il suo miglior sorriso. So che non ne ha per niente voglia e siamo entrambi stanchi, ma alle 16.30 siamo di nuovi in salita, sotto il sole dentro al bosco.
Saliamo quasi 500 m di dislivello lungo il sentiero 349. Non c’è un posto che sia uno dove mettere la tenda: il percorso infatti si fa stretto e il bosco è così pendente che non lascia alcuno spazio al di fuori di sé.
Ma proprio quando stavamo per arrenderci e tornare sui nostri passi – sbam! Come un miraggio appare uno splendido pianoro tappezzato di mirtilli che domina la vallata di Predazzo… ed è subito casa.
Dati tecnici della seconda tappa
PARTENZA: Lago di Lagorai
ARRIVO: ci fermiamo lungo il sentiero 349, tra Malga Cauriol e Forcella Coldosè, appena superato il limite del bosco a circa 2075 m.
ORE: circa 9 e mezza
ACQUA: sì all’inizio presso il Lago di Lagorai, presso Malga Cauriol e dove ci siamo fermati per la notte (ma è piuttosto difficile da trovare).
Translagorai, 3° giorno: dal Lago delle Trote a Forcella del Valon
Al peso dello zaino ci si abitua, ma a tutta questa bellezza no.
Colazione a base di tisana di achillea e mirtilli freschi e ci rimettiamo in marcia raggiungendo in breve il Lago delle Trote (segnatelo perché è un’altro posto magico dove piazzare la tenda).
Subito sopra la Forcella Coldosè 2182 si trova il Bivacco Coldosè che più che un bivacco è un hotel quattro stelle di nuova costruzione non gestito: letti a castello con materassi, cucina funzionante con tutto il necessario, caricabatterie per i telefoni e fontana con acqua. Un lusso davvero quasi esagerato. Nota bene: il Bivacco Coldosè è una ottima meta per un giro in giornata, con partenza dal Rifugio Refavaie.
Continuiamo il sentiero arrivando al Lago Brutto (che ovviamente brutto non è neanche un po’) dove laviamo i calzini sperando, vista la bellissima giornata di sole, che asciughino appesi fuori dallo zaino.
Scavalliamo così la forcella senza nome che si trova subito sopra con una salita piuttosto dura anche se breve.
Arriviamo quindi al Bivacco Paolo e Nicola 2180 anch’esso davvero carino e con tutto il necessario: cucina con stufa, letti con materassi e acqua di sorgente a soli 5 minuti. Unica nota dolente del bivacco è che ci sono davvero già tantissime persone e ci raccontano che la notte precedente alcuni hanno dormito addirittura nella legnaia.
“Rubiamo” qualche biscotto abbandonato da una credenza quasi troppo fornita, facciamo rifornimento di acqua e ci indirizziamo verso Forcella Cece passando sotto a Cima Cece, la cima più alta di tutto il Lagorai.
Nera, aggressiva, stupenda e iconica montagna della Translagorai.
A completare il senso di maestosità ci si mette anche il tempo che cambia improvvisamente e inizia a piovere.
Le forcelle da attraversare sono ripide, alcune anche franose. E’ certamente la tappa più “alpina” di tutte.
Qui non c’è modo di piazzare la tenda quindi acceleriamo il passo fino a Forcella del Valon (2460m) dove inizia a grandinare! In pieno Agosto non ce lo aspettavamo di certo e tra risate compulsive, pecore che corrono giù dal pendio e i grugniti del pastore troviamo uno spazietto minuscolo dove metterci.
La nostra tenda è pronta in tempi record, ci aspetta una nottata sotto grandine e pioggia (e i calzini non si sono asciugati!).
Dati tecnici terza tappa
PARTENZA: tra Malga Cauriol e Forcella Coldosè, appena sopra il limite del bosco a circa 2075 m.
ARRIVO: Forcella del Valon
DURATA: 8 ore
ACQUA: sì alla nostra partenza (ma difficile da individuare), presso il Bivacco Coldosè e nelle vicinanze del Bivacco Paolo e Nicola
Translagorai, 4° giorno: dalla Forcella del Valon a Passo Rolle
Ci svegliamo con il rumore delle pecore che risalgono il pendio, tanta incredibile bellissima semplicità continua a lasciarci increduli.
Riprendiamo il sentiero 349 che non smette di emozionarsi con i suoi panorami: pietraie infinite si perdono a vista d’occhio e abbiamo ormai perso il conto di quanti laghi abbiamo incrociato lungo il percorso.
Intravvediamo in lontananza il Bivacco Aldo Moro (2565 m) arroccato in una posizione che ha dell’incredibile. Non fatevi però ingannare dalle apparenze, ci vorrà ancora un bel po’ per raggiungerlo.
Oggi abbiamo ufficialmente attraversato un’intera mappa geografica (Tabacco n.14) e ne iniziamo un’altra, la n. 22. La sensazione è che si potrebbe continuare così per mesi: carta, dopo carta, alba dopo alba.
Il Bivacco, da noi ribattezzato “miraggio rosso”, è il classico in lamiera con letti a castelli, materassi e coperte. Ma è la posizione qui ad essere sconvolgente, merita sicuramente di passarci una notte.
Segue l’eternità di distese di rocce ingiallite da licheni, da salire, scendere, zigzag are, girarci attorno…infinite!
A Forcella Colbricon (2420 m) il panorama è immenso, commovente, ma è anche il punto di inizio della nostra discesa della quale non abbiamo alcuna voglia perché significa che siamo al termine dell’avventura.
In ricompensa ci appare un branco di camosci e rimaniamo affascinati dai loro movimenti sicuri e veloci su pendii verticali.
Arriviamo al Lago Colbricon dopo una discesa lunghissima spacca ginocchia e arriva la fatidica domanda: “e ora che si fa??”
Come organizzare il rientro nella Translagorai: capitolo trasporti
Sì perché nella fretta di partire non abbiamo minimamente pensato a come saremo potuti tornare da Passo Rolle a Passo Manghen! O meglio… ci abbiamo pensato, ma non vedendo soluzioni abbiamo deciso di lasciare questo aspetto al fato!
Purtroppo infatti non esistono autobus che percorrono questa tratta, da anni abbiamo scelto di avere una sola auto in due e anche il discorso-taxi risulta piuttosto complicato. L’opzione che ci eravamo dati come extrema ratio era l’autostop al grido di “ci sarà pur qualcuno che ci darà un passaggio!” Se decidi di optare per questa soluzione purtroppo sappi che non sarà per nulla semplice.
A stomaco pieno si ragiona meglio e, dopo due mega dolci, faccio un tentativo e chiamo Roberto e Bruno, ricordi: i due ragazzi incontrati il primo giorno? Loro si erano organizzati con due macchine e avevano pianificato di fare il nostro stesso percorso con un giorno in meno rispetto a noi, ma in effetti alla fine anche noi ci abbiamo messo un giorno in meno del previsto!
Sono infatti dietro di noi di circa quaranta minuti! La cosa davvero divertente è che ci raccontano che, non avendoci più visto dopo la prima notte, hanno chiesto nostre notizie a tutti quelli che hanno incontrato lungo la Translagorai.
Le risposte sono state le più disparate: chi ci ha visti abbandonare il percorso, chi ci ha visti litigare, chi giura di avermi vista sì, ma nella direzione opposta…ecco spiegato come si crea un gossip!
Ridiamo come matti e ci raccontiamo a vicenda le sensazioni di questi giorni mentre percorriamo il sentiero pianeggiante che ci porterà fino a Passo Rolle (1955 mslm): è bellissimo scoprire come la stessa esperienza sia completamente diversa a seconda della sensibilità di chi la vive.
Termina così la nostra Translagorai: quattro giorni incredibili tra rocce ed emozioni che fatico a descrivere.
Dati tecnici 4° tappa
PARTENZA: Forcella del Valon
ARRIVO: Passo Rolle
DURATA: 8 ore
ACQUA: pressoché assente, se non presso il lago Colbricon
P.S.: cena super meritata al Ristorante-Rifugio Crucolo (rientrando verso Padova, bisogna deviare in val Campelle) che consigliamo assolutamente di provare. Dopo giorni di cibo da tenda (guarda qui se vuoi qualche dritta su cosa cucinare in tenda) una pantagruelica cena ci sta tutta!
LA TRANSLAGORAI IN BREVE – IMPRESSIONI PERCORSO E CONSIGLI
QUANDO PERCORRERLA?
Da metà giugno a settembre. Noi l’abbiamo percorsa a Ferragosto e, nonostante questo, abbiamo incontrato ben poche persone lungo il percorso. Attenzione che a giugno possono esserci ancora nevai residui, mentre più avanti si va nella stagione più può essere difficile trovare acqua.
QUANTO CI VUOLE? TRANSLAGORAI IN 2,3,4,5,7 GIORNI
Per il percorso che abbiamo fatto noi quattro o cinque giorni sono sufficienti, a seconda di quante ore di cammino al giorno si vogliono/possono sostenere (le nostre indicazioni sono comprensive delle varie pause).
Il tempo dipende anche da che appoggi si utilizzano per le notti perché ovviamente se decidi di pernottare in bivacchi e rifugi le tappe sono più vincolate.
È possibile percorrere la Translagorai in uno i due giorni SOLO se siete dei runner davvero super allenati e viaggiate leggerissimi. Nonostante le tappe non sembrino così lunghe i dislivelli e il tipo di percorso non consentono di andare veloci.
DIFFICOLTÀ DELLA TRASLAGORAI
Si tratta di sentiero escursionistico con un solo tratto di sentiero attrezzato, ma molti punti sono decisamente esposti per camminatori con un po’ di esperienza e piede fermo. Ti consiglio di non sottovalutarli se non sei abituato ad un certo tipo di montagna o ti intimorisce il vuoto. Aver percorso delle vie ferrate in precedenza può aiutarti ad attraversare molti passaggi in serenità. Moschettoni e imbrago non sono necessari e per pochi tratti di cavo non vale la pena portali in zaino, ma questo non significa che si tratti di un percorso semplice.
La Translagorai si sviluppa quasi interamente su porfido, splendido porfido, ma infido in caso di pioggia: il rischio scivoloni in questo caso è altissimo.
Il dislivello percorso nelle varie tappe non è eccessivamente impegnativo perché in continuo saliscendi (anche di 500 m a spezzone), ma si accumula in fretta nella giornata.
La Translagorai vanta infatti circa 5000 metri di dislivello cumulativo!
Si può anche scegliere di fare alcune delle numerose ascensioni dei monti che si trovano lungo il sentiero, tra cui consiglio sicuramente la bellissima Cima Cece.
I sentieri sono abbastanza ben segnalati, ma l’orientamento non è sempre facilissimo. Ci sono pochissimi punti di appoggio per cui, in caso di emergenza è molto probabile che dovrai arrangiarti in autonomia. Le via di fuga verso valle (non sempre semplicissime da trovare) sono spesso eterne: considera di dover camminare altre 8 ore per più di mille metri di dislivello.
Il telefono non prende quasi mai, tranne nelle forcelle.
Ed infine ti consiglio di non sottovalutare il peso dello zaino: tra il necessario per il trekking, per la notte, il cibo e l’acqua, percorrerla in autosufficienza farà schizzare il peso del tuo zaino che non aiuterà di certo a percorrere la Translagorai in maniera agevole.
Insomma, dopo tutte queste considerazioni posso tranquillamente dirti che si tratta di un percorso difficile.
PRESENZA DI ACQUA
In generale è possibile trovare acqua in ogni tappa, soprattutto nei pressi dei laghi. Per renderla sicura è comunque necessario bollirla o potabilizzarla. Quando la trovati carica le tue scorte, potrebbe essere l’ultima sorgente della giornata.
Noi riempivamo sempre lo zaino con 2litri a testa, cosa che ti consiglio.
TRANSLAGORAI CON I CANI
Non abbiamo animali, ma è una domanda che ci fanno spesso. Personalmente mi sentirei di non consigliare di portare cani perché ci sono punti in cui dovresti prenderlo in braccio per aiutare a passare le scalette metalliche e in generale il porfido per 8 ore può non essere un alleato per le sue zampe. Detto questo, anche nei commenti abbiamo racconti di persone che l’hanno percorsa con il cane.
Nessuno lo conosce meglio di te.
Translagorai in rifugi o bivacchi
Partiamo dal presupposto che lungo le tappe della Translagorai non troverai molti rifugi come ad esempio nella Traversata Carnica o nell’Alta Via di Fundres. In compenso i bivacchi sono numerosi, piuttosto ben distribuiti e alcuni davvero stupendi. Se invece decidi per la tenda di posti dove piazzarla ne troverai parecchi. Ogni scelta ha pro e contro.
RIFUGI DELLA TRANSLAGORAI
Rifugio Sette Selle, Rifugio Manghen, Rifugio Cauriol, Rifugio Colbricon. Punto. Questo è il motivo per il quale è impossibile percorrere la Translagorai affidandosi solo ai rifugi.
Il compromesso può essere combinare notti in rifugio a notti in bivacco, ma…
BIVACCHI DELLA TRANSLAGORAI
Si incontrano parecchi bivacchi nella Translagorai e questo è il motivo che spinge moltissimi ad effettuare questo trekking pernottando in questo modo, ma è anche il rovescio della medaglia: potresti non trovare posto per dormire. I bivacchi infatti sono quasi sempre pienissimi. Impensabile camminare tutto il giorno e arrivare alle 8 di sera per dormire sicuri di trovare un posto.
Secondo noi rimane un’ottima alternativa, ma a patto di avere un grande spirito di adattamento il che significa:
- condividere un bivacco oltre i limiti dell’umanamente possibile (ci hanno raccontato di essere stati anche in più di 20),
- dormire all’addiaccio, improvvisandosi sotto a qualche riparo tipo grotta (in questo caso ti consiglio di avere un bivy).
ELENCO RIFUGI E BIVACCHI
Partendo da Passo Manghen in direzione Passo Rolle incontrerai nell’ordine:
- Rifugio Manghen (Passo Manghen)
- Baito delle Stellune (Lago delle Stellune)
- Bivacco Nada Teatin (Passo Litegosa)
- Malga Sadole e Rifugio Cauriol (Val Sadole)
- Bivacco Coldosè (Forcella Coldosè)
- Bivacco Paolo e Nicola (Forcella di Valmaggiore)
- Bivacco Aldo Moro (Coston di Slavaci)
- Rifugio Colbricon (Lago Colbricon)
Alcuni di questi bivacchi sono davvero stupendi, ti basti pensare che il Bivacco Coldosè ha pure la presa per ricaricare i telefoni! L’unico pezzo di sentiero in cui è più difficile trovare riparo è da Passo Manghen a Val Sadole dove è necessario buon spirito di adattamento. Alcuni ragazzi che abbiamo conosciuto durante la traversata erano scesi fino alle malghe per passare la notte là, ma calcola bene il dislivello per la risalita del giorno dopo.
Altri non sono esattamente praticabili, come il Nada Teatin, considerabile al più come un riparo nella roccia.
Translagorai in tenda
Se invece preferisci affrontare la Translagorai con la tenda sappi che troverai sempre un posticino stupendo dove piazzarla, magari vicino ad un laghetto o ad uno spiazzo pianeggiante. Per noi è stata un’esperienza davvero emozionante, con scenari grandiosi per cui mi sento di consigliartela vivamente.
L’unico problema, come sempre, rimane il peso dello zaino: 4 giorni di autonomia + tenda e vestiario per ogni occasione si fanno sentire presto sulle spalle.
ALTRI ARTICOLI UTILI PER LA TUA PREPARAZIONE:
Ti segnaliamo anche questa mappa (clicca sull’immagine per raggiungerla): è gratuita, e traccia i punti di appoggio, le fonti e diversi punti geografici sulla Translagorai (l’autore è Alessandro Ghezzer di Girovagando in Montagna).
IMPRESSIONE FINALE
La Translagorai è un percorso emozionante in ambiente grandioso. Complessivamente una traversata bellissima, sempre a contatto con la roccia e la natura pressoché incontaminata se si escludono le sparute casere e malghe che si vedono lungo i sentieri.
Consigliatissima a chi ama gli spazi aperti e liberi lontano dalle classiche rotte.
Crediamo di averti raccontato tutto il necessario per pianificare la traversata, ma se hai altri domande non esitare a scriverci nei commenti, può essere utile anche agli altri!
NOTA POST EDITING
Segnalo di aver letto un articolo sul nuovo progetto di valorizzazione della Translagorai. Il progetto, costosissimo, di 3 milioni e 600 mila euro prevede ristrutturazioni in cemento, telecomunicazioni, implementazioni del sentiero, marketing pubblicitario e, soprattutto, implementazione delle strutture tra cui un ristorante con ben 40 posti sotto ai Laghetti Lagorai.
Ho amato la Translagorai per la sua natura selvaggia e incontaminata e per la pochissima presenza di persone. Ottimo investimento o ennesima rovina della montagna? Ad ognuno il suo personalissimo verdetto.
Ciao, bellissimo resoconto grazie! Posso chiederti che temperatura aveva il tuo sacco a pelo? Come lo vedi un +3 -2 per fare la Translagorai in estate?
Ciao Luca, avevamo due sacchi a pelo diversi, Silvia uno da +15 e io uno da +10. Ti direi che entrambi sono stati sufficienti: io con il mio avevo quasi caldo, soprattutto nelle prime ore della notte, mentre Silvia con il suo aveva un po’ di freddo verso le prime ore della mattina, tanto che al secondo giorno ce li siamo scambiati. Direi quindi che il tuo sacco a pelo è anche troppo caldo, a meno che non si vada verso una di quelle estati molto fredde! Grazie per essere passato e buona traversata! Davide
Ciao,ho scoperto da poco il vostro sito che trovo molto interessante.
La prossima settimana vado sui Lagorai ,escursione che rimando da 25 anni ,un pò perche il trentino lo trovo sempre troppo “affollato” per i miei gusti ed anche perchè essendo un itinerario lineare non ho mai risolto come ritornare al punto di partenza…
Leggendo le note post editing rimango perplesso e convinto che forse sarà la mia ultima possibiltà di visitare questa catena.
A presto.
Ciao Tiziano, intanto grazie!
I Lagorai non sono così tragicamente frequentati, o perlomeno: lo sono nei punti facili e “turistici”: il lago delle Stellune da Manghen, malga Sadole, il bivacco Paolo e Nicola. Il resto, se fai la Translagorai, te lo godi con abbastanza solitudine. Noi, per dire, l’abbiamo fattafatto in pieno ferragosto, ma con la tenda siamo stati più che tranquilli.
Per quanto riguarda i desideri di modificare la montagna, e farci girare più soldi (in questo modo), ti dico la verità: sono cose che ci intristiscono molto.
Attendiamo un tuo commento sulla tua, di Translagorai, allora!
Salve ragazzi…
Veramente bello il vostro racconto…:)
Volevo chiedervi alcuni chiarimenti:
1. Avete calcolato il dislivello delle tappe come le avete organizzate ? Immagino di si e vederle sarebbe utile per chi come me vuol prendere spunto dalla vostra lagorai
2. Mi colpisce un pò il tipo di sacchi a pelo che avete utilizzato.. Possibile con temperature confort, se non ho male interpretato, di +10 +15 ?
3. Io vorrei farla la prima di settembre (in autonomia) , ma stante il mio stato fisico (schiena) lungo il vostro itinerario ci sono altre vie di fuga ?
Grazie !!
Ciao Franco! Intanto grazie!
Allora, vado con ordine:
1. per il dislivello, diciamo che noi siamo un po’ “vecchio stile”… niente GPS con tracciati e dislivelli, per dire. In più, non ci facciamo in genere spaventare dai dislivelli. Ci siamo basati sulla carta, giusto per sapere in linea di massima a cosa andassimo incontro. Due cose da dire: la prima, la carta NON è dettagliata, quindi spesso a una isoipsa regolare corrisponde una microforcella da salire e scendere… e due, la Translagorai è celebre perché in 4/5 giorni ti fa fare 5000 e passa metri di dislivello positivo. Quindi, comunque, preparati a un quasi costante saliscendi.
2. Eh, quelli avevamo. (io ho anche uno 0° di confort, ma è in oca quindi molto pesante e non mi pareva il caso di portarlo). Però tieni conto che abbiamo una tenda quattro stagioni che, al netto di grandi venti freddi o super piogge, si isola abbastanza bene (in estate, almeno!)
3. allora al netto di una stagione sfortunata, i primi di settembre è un ottimo momento per farla… non sei mai in bosco, per cui un agosto caldo e assolato, ad esempio, sarebbe stancante. Per quanto riguarda le vie di fuga: tutte quelle verso nord sono praticabili (quelle a sud ti buttano tra Lagorai e Cima d’Asta, un po’ “il nulla”). Quelle a nord sono eterne (guardando la carta), ma ci sono: Dalle Stellune a Molina di Fiemme, da Malga Sadole a Ziano di Fiemme (dalla Malga trovi 100% qualcuno che ti dà un passaggio in valle, perché è frequentatissima), dal Bivacco Paolo e Nicola a (quasi) Predazzo, e se non sbaglio dal Coston degli Slavaci al lago di Paneveggio (vai sull’altra riva e c’è la statale = autostop). Il problema è che le vie di fuga sono lunghe discese, e che poi ti trovi con la macchina al Manghen (o al Rolle, a seconda della tua partenza).
Se non è un consiglio invadente, ti direi prima di tutto di studiare uno zaino leggero (delle provviste puoi tagliare una cena a Sadole, per dire), e rinforzare se puoi la schiena in questi due mesi, giusto per ridurre le possibilità di fastidi.
Mi pare tutto, ma scrivici nel caso! (e poi, facci sapere quando la fai come va… la Translagorai ci aveva davvero rapiti, è stupenda).
ciao. Grazie per il racconto della vostra traversata. Lo scorso agosto in compagnia di un amico e del fidato Chuck (bastardino super-climber di 3 anni) ho vissuto la bellissima esperienza della translagorai da Vetriolo al Rolle. Avevamo la tenda quindi abbiamo dormito un po’ in tenda un po’ nei bivacchi (che tendenzialmente erano però saturi di scout). Quoto appieno quanto avete scritto, aggiungo solo un paio di considerazioni personali:
1) la gestione del rifugio (?) passo Manghen mi ha a dir poco infastidito: ospitalità zero, cordialità pure. Se hai qualche immondizia da lasciare ti chiedono 5€ (possibile che sul passo non sia possibile mettere un cestino/cassonetto)? Sei nel mezzo di una traversata, è il primo e unico posto in cui incroci una strada (e magari, come noi, hai raccolto anche immondizie altrui trovate nel percorso e/o al bivacco Mangheneti) . Io capisco che non posso pretendere di lasciare immondizia a un rifugio in quota dove tutto va trasportato a spalla o in teleferica, ma al rifugio (si fa per dire) Manghen arrivano i camion su comoda strada asfaltata… in più non lasciano attaccare un telefonino alla presa di corrente per ricaricarlo, se vai in bagno sul lavandino c’è scritto “acqua non potabile”… Mi sono fatto l’idea che a loro interessi solo il business facile dei numerosissimi ciclisti e motociclisti che lo frequentano, mentre il transito di chi sta facendo la translagorai gli dia solo fastidio;
2) tanto la gestione del Manghen mi ha deluso, tanto invece quella di Malga Sadole mi ha piacevolmente sorpreso. Ospitalità, disponibilità, cortesia all’ennesima potenza. Complice anche il fatto che siamo arrivati tardi e che la serata metteva al brutto, non abbiamo trovato affollamento nè confusione. Addirittura mettono a disposizione – gratuitamente – posti letto in tende tipo-militare dotate di materassi…
Grazie Massimo!
“Tendenzialmente erano saturi di scout”… già, abbiamo notato anche noi che la Translagorai è apprezzata dagli scout. Per quanto dici,
1) anche noi al Manghen siamo stati liquidati: siamo entrati solamente per chiedere informazioni su eventuali mezzi pubblici che passassero per di là, ma davvero: liquidati. Comunque sì, l’ipotesi motociclisti+ciclisti (e famigliole che arrivano solamente lì) è più che plausibile
2) non abbiamo esperienza di Malga Sadole, ma abbiamo letto più volte che sono stra-disponibili. Meno utile l’esperienza a Rifugio Cauriol (ti parlo di due anni fa): abbiamo mangiato un paio di dolci e due birre (e fin qui, tutto ottimo), ma alla richiesta di informazioni su un paio di sentieri che da lì partivano, non hanno saputo dirci niente. E’ un po’ un peccato, quando i rifugisti (rari, perché poi ne incontri molti che conoscono le montagne palmo a palmo) non sanno dove si trovano, e credo sia anche un questione di responsabilità.
Ciao a tutti
Grazie per tutte quese preziose informazioni. Volevo sapere se partendo da Vetriolo e finendo a passo Rolle la connessione esise. cioè se poi c’è un collegamento con auobus?
Grazie mille|
Ciao Alessia, bene che intraprendi la Translagorai, è un percorso che non delude!
Il ritorno dall’arrivo alla partenza purtroppo è il punto debole dell’organizzazione. Nell’ordine, le opzioni migliori sono:
1) avere due macchine, lasciarne una al Rolle e alla fine tornare a recuperare la prima a Vetriolo (o a Manghen, a seconda)
2) autostop, con però tutte le incognite del caso
3) mezzi pubblici. Rolle e Vetriolo si trovano ovviamente ai due capi della provincia trentina, e ci sono diecimila valli in mezzo… però ho visto su https://www.trentinotrasporti.it/ che se inserisci Passo Rolle e Vetriolo ti propone una combinazione di autobus che in mezza giornata ti ci fa arrivare. Temo però che la situazione potrebbe essere complicata se torni di domenica. Comunque, guarda il link e poi chiama il loro ufficio informazioni, gli spieghi il problema e sicuramente ti diranno della fattibilità!!
Bellissima relazione di viaggio, complimenti. Inserita nella lista . Grazie da Paolo ed Elisa
Grazie di cuore ragazzi! Onorati di aver contribuito alla vostra buchet list! :)
Ciao, complimenti per l’articolo!! Vorrei fare la translagorai l’estate prossima, abito a Ziano di Fiemme quindi escursioni in quota sul Lagorai non sono nuove per me… volevo sapere qualcosa in più riguardo ai tratti attrezzati ed esposti. Non sono un fan delle ferrate :( qualche consiglio? Grazie e buona giornata!!!
Ciao Lorenzo, intanto grazie, siamo contenti ti sia piaciuto l’articolo!
Allora, l’unico vero punto attrezzato lo trovi (in genere) alla seconda tappa, a Forcella delle Sute. Non è niente di veramente difficile, però è molto verticale, per cui con il peso dello zaino addosso bisogna usare un po’ di accortezza. Per darti l’idea, è l’unico punto di tutta la traversata nel quale vanno chiusi i bastoncini, che altrimenti ingombrano.
Il percorso non è mai troppo esposto, gli unici punti “vertiginosi” sono alcune forcelle un po’ friabili e molto pendenti… se però fai la Translagorai nel senso in cui l’abbiamo fatta noi (da Manghen verso Rolle) le forcelle sono messe “nel verso giusto”, per cui ti trovi a salire i versanti che, a scenderli, sarebbero problematici.
Per noi, esperienza consigliatissima… aspettiamo il tuo resoconto!
Complimenti, è bellissimo ed entusiasmante il vostro racconto. E’ da un po’ che leggo e mi informo sulla Trans Lagorai, tanto che ho messo in programma questo trekking per quest’anno, fine agosto o inizio settembre. Lo vorrei fare con il mio cane, secondo voi è fattibile? Suggerimenti e/o consigli?
Ciao Alessandro il racconto è “entusiasmante” perché il percorso lo è, davvero! Credo che dovrai prendere in braccio il tuo cane in qualche punto un po’ ostico, in particolare dopo il Lago Lagorai dove ci sono un paio di spezzoni di cavo da oltrepassare. Dipende però soprattutto da quanto il tuo cane sia abituato a camminare in ambiente montano.
Se leggi qualche commento più sotto un altro lettore ci aveva chiesto info e ha riportato di averla percorsa con il suo fidato Chuck, un bastardino super-climber di 3 anni, quindi direi che si può fare!
Ti auguriamo che arrivi presto il momento dell’allaccio degli scarponi e facci sapere com’è andata!
PS: se hai altri dubbi prima della partenza, scrivici!
Ciao Silvia, grazie per la risposta e grazie per la disponibilità
Mi sto procurando un’imbracatura per il cane, mi sa che mi sarà utile, il mi cane è abituato alla montagna, inoltre lo porto a correre con me, sono certo che ce la farà… se ce la farò io… :-)
Sarò lieto di farvi sapere come sarà la mia esperienza.
Ciao!
Ciao Alessandro, sono sicura che ce la farete, è questo lo spirito giusto!
Oltretutto il fatto che sia abituato a correre non fa che aumentare le probabilità di riuscita della vostra bella impresa.
E ovviamente sarà un gusto leggervi a rientro! :)
Ps: visto che in molti spesso ci fate spesso domande sui trekking con i cani abbiamo intervistato un’istruttrice che ci ha dato un sacco di consigli su come portarli in montagna, magari possono esserti utili, uscirà proprio venerdì.
Questa che avete fatto è mezza translagorai, perché inizia da Panarotta e non dal p. Marghen…
Un po’ come dire di aver fatto l’altavia n.2 partendo da Falcade 🤔
Bah!
Ciao Simon, è una delle prime cose che trovi scritte!
Quello che abbiamo fatto è stato condividere i consigli di quanto sperimentato sulla nostra pelle visto che al tempo non esisteva nulla del genere online.
Buona sera, e grazie.
Anche se quanto avete fatto fa riferimento ad alcuni anni fa l’ho trovato molto interessante. Sono appena rientrato dalla Alta Via del Granito … a due passi dalla TL. Potrebbe essere un’idea valida per la prossima estate, se trovo un paio di grulli con cui condividere questa avventura: La tenda e i bivacchi non mi ispirano per farla in solitario. Ho percorso in questo modo il GR20, il TMB e la AV2 e 4 … ma solo di rifugio in rifugio.
Per adesso sto raccogliendo info, non si sa mai!
Grazie ancora
Grazie a te! Beh, è il momento giusto per iniziare a raccogliere informazioni e lasciarle sedimentare per l’anno prossimo. PS Alta via del granito, ti è piaciuta?